L'angolo di Vincenzo Patanè

Le recensioni dei film del critico e scrittore Vincenzo Patanè

"La favorita" di Yorgos Lanthimos

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"La favorita" di Yorgos Lanthimos

Giudizio


Forte del Gran Premio della Giuria vinto a Venezia e di 10 nomination all’Oscar, tre delle quali alle ottime protagoniste, La Favorita, diretto dal regista greco Yorgos Lanthimos, racconta le vicissitudini, reali e solo un po’ romanzate, della regina Anna Stuart d’Inghilterra, in carica dal 1702 al 1714.

Anna (Olivia Colman, già vincitrice a Venezia della Coppa Volpi e del Golden Globe), costantemente alle prese con una dolorosissima gotta, è capricciosa e vorace ma soprattutto non sembra avere piena coscienza del suo ruolo, preferendo giocare con i suoi 17 conigli bianchi, che gli ricordano gli altrettanti figli persi prematuramente. La sua amante è Lady Sarah, la duchessa di Marlborough (Rachel Weisz) alla quale vuole sinceramente bene, ma di cui è totalmente succuba; così Sarah fa tutto ciò che vuole all’interno della corte, governando perfino la politica estera, finché non entra in scena una cugina decaduta, Abigail (Emma Stone), che Sarah all’inizio aiuta. Abigail, all’apparenza docile e un po’ goffa, ma in realtà intraprendente, entra nella corte in punta di piedi, accettando i lavori più umili in cucina; nello stesso tempo, inizia però una scalata che la porterà a diventare dama di compagnia e confidente della regina. Così detronizza Sarah (nonostante questa le si opponga con ogni mezzo), prendendone il posto nel letto della regina e quindi prendendo le redini della nazione.

Fastoso nella ricostruzione e nei costumi, con una fotografia eccellente che strizza l’occhio a Greenaway e a Kubrick, La favorita è una commedia grottesca, impregnata di un fascino perverso, tra dialoghi avvelenati e battute ciniche. Lanthimos, regista sofisticato conosciuto grazie a film eccellenti ma un po’ astrusi (Il sacrificio del cervo sacro), stavolta mette a fuoco lo stretto legame spesso esistente fra sesso e potere. Nello spazio chiuso della reggia, dove tutto sembra assumere un valore simbolico e in cui ogni tanto arrivano le notizie della dispendiosa guerra con la Francia, gli uomini restano sullo sfondo, più interessati a frivoli divertimenti che a prendere le briglie del comando. Al centro ci sono invece la forte Sarah e l’astuta Abigail; il loro è un braccio di ferro spietato, senza esclusione di colpi – che ricorda il gay cult movie Eva contro Eva di Joseph Mankiewicz – un gioco di potere, tutto femminile, fatto di perfidia, malizia, manipolazioni, concessioni, soprusi e umiliazioni fino all’annientamento dell’avversario.

Nel film la seduzione, e quindi il sesso, è soprattutto un’arma per raggiungere il potere. Ma bisogna dire che raramente si è visto sullo schermo un triangolo fra donne così aperto, tanto che nel Regno Unito il film è stato vietato ai minori di 15 anni, per il suo “linguaggio forte con scene di sesso spinto”. Magari è una frase un po’ esagerata ma certo le scene in cui Anna fa sesso con le sue favorite, Sarah prima e Abigail dopo, sono girate senza veli e con notevole forza visiva. Un valore aggiunto a un magnifico film.

Vincenzo Patanè

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