L'angolo di Vincenzo Patanè

Le recensioni dei film del critico e scrittore Vincenzo Patanè

"O ornitólogo" di João Pedro Rodrigues

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"O ornitólogo" di João Pedro Rodrigues

Giudizio


O ornitólogo (dvd in originale con sottotitoli in inglese e francese, reperibile online), vincitore come miglior regia al Festival di Locarno 2016, è un film dal sapore fiabesco e agiografico, che si ispira alla storia di Sant’Antonio di Padova, nato nel 1195 a Lisbona, ma ambientata ai giorni nostri.

Fernando (il francese Paul Hamy), che era il nome di battesimo del santo, è un ornitologo gay che viaggia tutto solo – in canoa, con binocolo, macchina fotografica e registratore – nel selvaggio nord del Portogallo alla ricerca di una specie di uccelli in via d’estinzione. Ma, travolto dalle rapide di un fiume, viene trascinato dalla forza delle acque. Tempo dopo, viene salvato da due ragazze cinesi lesbiche che si sono perse nel pellegrinaggio verso Santiago de Compostela. Da allora iniziano i problemi. Le due lo legano a un albero, con l’intenzione di castrarlo. Riuscito a fuggire, si perde nella foresta inquietante nel tentativo di ritrovare la strada, facendo strani incontri: uomini travestiti con strane maschere alle prese con riti curiosi e sanguinari, animali imbalsamati, amazzoni ferine a seno nudo e, soprattutto, Jesús (Xelo Cagiao), un pastorello sordomuto col quale fa sesso e che poi uccide con un coltello, pur senza volerlo. A sorpresa, alla fine, il regista, col nome di Antonio, prende il posto del protagonista; incontrato il gemello di Jesús, Tomé, entra con lui, mano nella mano, a Padova, la città dove morì il santo.

Col suo quinto film, il portoghese João Pedro Rodrigues dimostra di avere ritrovato la stessa carica espressiva, visionaria e bizzarra ma di grande fascino, vista ne Il fantasma.

Intessuto di citazioni cinefile e pittoriche (da “San Sebastiano” a Caravaggio), il film – che ricorda il cinema del thailandese Weerasethakul – cattura visivamente lo spettatore con un flusso di immagini spesso oniriche, che sembrano abbandonare ogni coordinata spaziotemporale. Però alcuni, per la verità, possono rimanere spiazzati per la difficile comprensibilità, proprio come Il fantasma, soprattutto nella seconda parte in cui dominano l’assurdo e il trascendente.

Al centro di tutto è la metamorfosi del protagonista, che si spoglia di sé (distrugge la carta d’identità) per diventare un altro, grazie anche alla spinta liberatoria della natura. Ma importanti sono anche i discorsi del sacro, qui indissolubilmente mischiato al mostruoso, e del doppio, presente in Fernando/Antonio e Jesús/Tomé.

Naturalmente il film di Rodrigues, apertamente omosessuale, è intriso di forte sapore omoerotico, talvolta camp – con momenti idilliaci che si alternano ad altri sadomaso – il cui fulcro è il corpo del bellissimo, tormentato protagonista, spesso nudo (o con una potente erezione dentro lo slip).

Vincenzo Patanè

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