L'angolo di Vincenzo Patanè

Le recensioni dei film del critico e scrittore Vincenzo Patanè

"When we rise" di Gus Van Sant e altri

Visualizza la scheda del film

"When we rise" di Gus Van Sant e altri

Giudizio


A distanza di 8 anni da Milk, vincitore di due Oscar, Gus Van Sant e lo sceneggiatore Dustin Lance Black ritornano sull’argomento – dilatandolo fino a farlo diventare una storia compiuta del movimento gay – in When we rise (t.l. Quando ci ribelliamo), una miniserie di 8 puntate, dirette da 4 differenti registi, in onda su Sky.

Nel 1972 gli echi della rivolta di Stonewall arrivano a San Francisco, che sta per diventare il luogo preferito da tanti gay e lesbiche, che si insediano soprattutto a Castro. Proprio nella città californiana convergono i tre protagonisti: Cleve Jones (cacciato di casa dal padre psichiatra che vorrebbe curarlo per la sua “malattia”), Roma Guy (che si è allontanata dalla sua famiglia religiosissima e che si batterà per i diritti delle lesbiche) e il marinaio afroamericano Ken Jones (che ha visto morire in Vietnam il marinaio che amava).

La vicenda, che arriva praticamente fino ai giorni nostri, racconta i momenti cruciali della storia della lotta per i diritti LGBT attraverso i tre protagonisti, interpretati da adulti rispettivamente da Guy Pearce, Mary-Louise Parker e Michael K. Williams: la nascita del movimento di liberazione omosessuale in una società ottusa e discriminatoria, la ribellione sempre più aspra espressa attraverso dure manifestazioni e battaglie legali, l’entrata in politica di tanti attivisti (anche per contrastare personaggi omofobi come Anita Bryant), la famigerata “Proposition 6” (che prevedeva il licenziamento degli insegnanti omosessuali), l’assassinio di Milk e del sindaco Moscone, lo strazio dell’Aids che decima la popolazione gay, il Memorial Quilt per ricordare le tante persone scomparse, il sì della Corte Suprema ai matrimoni fra persone delle stesso sesso. Il tutto con sullo sfondo presidenti – da Reagan a Clinton, da Bush a Obama – con modus operandi molto differenti.

Rispetto al film, la serie – frutto di 4 anni di lavoro e ispirata a My Life in the Movement, il diario di Cleve Jones, il quale fu vicinissimo a Harvey Milk – non offre particolari soluzioni registiche. Questo non significa però che non ci siano momenti coinvolgenti, anzi, il racconto è intenso ed emozionante. Su tutto prevale evidentemente l’esigenza di voler narrare la nostra storia come nessuno aveva fatto ancora. Certo tanti film e documentari, anche di buon livello, hanno affrontato alcuni dei momenti toccati qui, ma non si era mai vista una cosa così: una narrazione corale che, senza indulgere a toni melodrammatici, sa raccontare efficacemente sia il pubblico sia il privato (anche con una forte fisicità, soprattutto nell’episodio diretto da Gus Van Sant). Ottimo il cast di attori, tra cui Rachel Griffiths e Whoopi Goldberg, a cominciare da quelli che interpretano i tre protagonisti da giovani.

Vincenzo Patanè

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi

Un commento

  1. Una serie da servizio pubblico. Per quale motivo è Sky e non la rai a trasmetterla. Io ricordo la rai della fine anni 70 e inizio 80. La ricordo molto più progressista e “coraggiosa ” rispetto ad oggi.

Commenta


Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.