XXY

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XXY

Con i suoi genitori, il biologo marino Kraken e Suli, il quindicenne Alex abbandona l’Argentina per l’Uruguay. Dovremo attendere un po’ prima di capire il motivo di questo trasferimento, già intuibile comunque dal titolo del film: Alex è un ermafrodita, con pene e seni femminili. I genitori di Alex sono ancora combattuti sul fatto di non avere scelto, con un’operazione chirurgica, il sesso di Alex quando era ancora piccolo. Ora Alex, raggiunta la pubertà, deve decidere del suo futuro. Le cose però iniziano a complicarsi ulteriormente con l’arrivo di una famiglia di amici (invitati dalla madre per avere consigli sul da farsi), il chirurgo plastico Ramiro, Erika e il figlio Alvaro, che sta lentamente accettandosi come gay, al quale presto Alex chiederà di avere un rapporto sessuale. Nel frattempo Alex rompe il naso a un ragazzo del posto, Vando, per insulti alla sua sessualità. Gli amici di Vando lo vendicheranno cercando di stuprare Alex, salvato in extremis dal padre. Più tardi Alvaro, in una scena di straordinaria efficacia, decide di accettare la proposta di Alex per un rapporto. Alex chiede ad Alvaro di girarsi ed inizia a penetrarlo: senza parole i due giovani stanno scoprendo con sorpresa e con un intenso piacere la loro sessualità, ma improvvisamente irrompe il padre Kraken…
Il tema principale del film è l’accettazione di quello che siamo. Forte il contrasto tra i superficiali problemi che assillano gli adulti e la seria e matura consapevolezza dei giovani che si mettono completamente in gioco rischiando tutto di se stessi. Il primo importante film sull’identità di genere dopo “Boy’s don’t cry”. Il film, visto a Cannes nella Settimana degli Autori, è stato acquistato dalla encomiabile Teodora Film che lo distriuirà nelle sale dal 22 giugno. Imperdibile.

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10 commenti

  1. Non mi è piaciuto per niente, non mi ha minimamente emozionato. Credo che gli adulti (e soprattutto il padre di Alex) dovessero essere definiti meglio, invece restano sullo sfondo, apparentemente del tutto insensibili o inconsapevoli del problema di Alex. Purtroppo la protagonista che interpreta Alex mi è stata antipatica fin da subito, un personaggio respingente. Non credo nemmeno che il film possa annoverarsi tra quelli che possono far riflettere su un tema così complesso, dato che a mio parere non sono ben approfondite né le implicazioni psicologiche né quelle sociologiche. Resta la sensazione di aver visto qualcosa di fastidioso, l’accenno ad un vago disagio adolescenziale che poteva e doveva essere sviluppato meglio.

  2. DrFeelings

    Chi ha giudicato questo film “una vergogna” o in altro malo modo, non ha saputo cogliere la bellezza e l’originalità di questa pellicola argentina. La storia di Alex e del suo “problema”dell’essere ermafrodita riflette sul tema della diversità e della crisi dìidentità sessuale. Alvaro riesce a riscoprire la propria sessualità attraverso il rapporto sessuale con Alex. Ciò non solo da delle ulteriori conferme all’interrogativo di ALvaro, ma porta Alex a capire che non per forza bisogna scegliere. Ci sono cose che vanno lasciate al loro corso. Siamo essere speciali, le nostre diversità ci rendono unici ed inconfondibili. Il regista è stato capace di esprimere il disagio dell’essere diversi, attraverso delle immagine cupe, silenziose e piene di sentimento. Il finale è emozionante. Lascia adito ad un interrogativo che non puo’ essere sciolto neppure dall’uomo. La bellezza di essere unici, poichè a questo mondo esistono tanti colori diversi. Voto 8

  3. DrFeelings

    Chi ha giudicato questo film “una vergogna” o in altro malo modo, non ha saputo cogliere la bellezza e l’originalità di questa pellicola argentina. La storia di Alex e del suo “problema”dell’essere ermafrodita riflette sul tema della diversità e della crisi dìidentità sessuale. Alvaro riesce a riscoprire la propria sessualità attraverso il rapporto sessuale con Alex. Ciò non solo da delle ulteriori conferme all’interrogativo di ALvaro, ma porta Alex a capire che non per forza bisogna scegliere. Ci sono cose che vanno lasciate al loro corso. Siamo essere speciali, le nostre diversità ci rendono unici ed inconfondibili. Il regista è stato capace di esprimere il disagio dell’essere diversi, attraverso delle immagine cupe, silenziose e piene di sentimento. Il finale è emozionante. Lascia adito ad un interrogativo che non puo’ essere sciolto neppure dall’uomo. La bellezza di essere unici, poichè a questo mondo esistono tanti colori diversi.

  4. Il film ben racconta la vita di un adolescente e il suo travaglio in quanto ermafrodita.. Bello il rapporto con il padre.. Il finale resta aperto e comunque è un film sulla libertà, anche di non scegliere nulla di definito. Lo consiglio

  5. De La Croix

    Concordo con il commento di Marco, davvero un bel film che tutti dovrebbero guardare. Ho trovato giusto anche il finale poichè il film in se non da una risposta giusta o sbagliata alla domanda: operare o non operare? Lascia ai protagonisti la scelta futura, poichè non vi è una scelta giusta o sbagliata. Lo consiglio a tutti.

  6. è un film toccante, crudo, le immagini parlano più dei protagonisti, i dialoghi sono semplici e immediati, il tema della diversità è trattato in tutta la sua complessità con maestria.Peccato per il finale che non lascia presupporre alcun tipo di soluzione ma la semplice rassegnazione di un dato di fatto ineludibile. Pessima figura la fa il chirurgo , padre assolutamente esecrabile a confronto con il meraviglioso genitore di Alex che la accetta in ogni sua forma. bel film.Da vedere

  7. Un film particolarmente indicato per tutti i “perbenisti” che continuano a tacciare per ‘diversi’ tutto ciò che non corrisponde ai loro canoni ottusi e retrogradi, gli italiani sono veramente indietro in tema di rispetto e libertà sessuale…

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trailer: XXY

https://youtube.com/watch?v=T_5Acz7gieE

Varie

“La bellezza di un certo cinema fatto fuori dai teatri di posa è quella di trasportarti pressoché fisicamente in un mondo altro, fartene respirare l’atmosfera, farti provare il caldo, il freddo e il vibrare delle situazioni reali…
Esordiente di talento, la Puenzo ha i doni congiunti della stringatezza e della leggerezza, un modo pulito e incisivo di attraversare le situazioni imbarazzanti. E proprio raccontando in maniera quasi diaristica un caso tutt’altro che impossibile, ma certo raro, la regista sa conferirgli un’imprevista universalità alla ricerca di una qualità poetica. Per cui il dramma dell’ermafrodito che non potrà forse mai inserirsi nel contesto della società diventa una metafora del male di vivere di cui soffrono i diversi di qualsiasi specie.” (Tullio Kezich – Corsera)

” Il tema è di quelli forti, ma al di là delle polemiche che potrebbe suscitare, la bellezza del film poggia su un toccante, intenso ritratto adolescenziale, che con vera mano di cineasta la Puenzo sa arricchire delle suggestioni di un selvaggio paesaggio marino.” (La Stampa)

“XXY è stata la rivelazioni di Cannes 2007, dove ha vinto il Gran premio della Settimana della critica, il Prix de Jeunesse e il Rail d’Or. Anche perché tocca, con maestria e delicatezza, un argomento complesso come la scoperta della sessualità e il rapporto con il mondo di un «diverso»… ” (Roberto Silvestri – Il Manifesto)

“Il film della Puenzo si propone anzitutto come un apologo di grande sensibilità sulla libertà individuale. Ma indirettamente finisce per diventare anche un oggetto di dibattito e di studio in una società che sta vivendo, come segnala la regista, «un periodo di transizione giuridica e culturale» riguardo a questo come ad altri temi connessi alla sessualità e ai sentimenti.” (Paolo D’Agostini – La Repubblica)

“Film bellissimo, che si nutre di linfe sotterranee allo stesso soggetto, che va a pescare in zone sconosciute della sessualità sofferta, proponendo un caso clinico ma con lucida intelligenza per risolverlo quotidianamente, affrontando un tema difficile senza dimenticarne l’essenza né l’esistenza.” (M. Porro – Corsera)


Nella vita della 15enne Alex si nasconde un grande segreto. Appena nata, la sua famiglia ha lasciato Buenos Aires per andare a vivere nelle isolate terre della costa uruguayana. Un giorno una coppia di amici di Buenos Aires, con il loro figlio maggiore Alvaro, di 16 anni, decide di andare a trovare la famiglia di Alex. Il padre di Alvaro è un chirurgo plastico e ha accettato l’invito soprattutto per l’interesse che nutre, come medico, nei confronti di Alex. La forte attrazione che i due adolescenti provano l’uno per l’altra li porta a confrontarsi con paure e segreti nascosti… Intanto nella città iniziano a spargersi voci su Alex, che pian piano viene considerata da tutti come un mostro. L’interesse ossessivo che la gente nutre per lei può diventare pericoloso…

Anche se molta gente non vuole riconoscerlo, numerosi bambini nascono con ambiguità genitali. La nostra società sta attraversando un periodo di transizione giuridica e culturale riguardo al tema dell’ermafroditismo. Nel cinema, prima d’ora, non era mai stato girato un film che descrivesse il difficilissimo momento in cui una ermafrodita di 15 anni si trova a dover fare i conti con la propria sessualità, ad avere la sua prima esperienza sessuale, ad innamorarsi per la prima volta, e che rappresentasse la commozione e la confusione che tutto ciò genera in lei e nella sua famiglia.

NOTE DI REGIA:
La maggior parte delle persone è inconsapevole del fatto che molti neonati nascono in una condizione conosciuta come ambiguità genitale.
“Non c’è nulla di peggiore che aver paura del proprio corpo” mi ha detto una volta un ragazzo che si è sottoposto alla “normalizzazione”.
Lui è cresciuto con la cicatrice dell’intervento chirurgico sul proprio corpo.
Nel procedimento della castrazione, la paura per l’ambiguità genitale diventa la metafora per tutte le amputazioni prodotte dalla paura di essere diversi.

(Cinemalia.it)

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