Giornata di chiusura del 14mo Florence Queer Festival 2016

Sesta e ultima giornata del 14° Florence Queer Festival 2016

Il pomeriggio dell’ultima giornata del 14° Florence Queer Festival si è aperto con la proiezione di tre bei cortometraggi girati da ragazzi giovanissimi, cosa che fa ben sperare per il futuro del nostro cinema LGBT.

I primi due sono di Caterina Caso, una ragazza di 18 di Firenze, che ha girato questi video come lavoro scolastico per la classe di audiovisivo multimediale del Liceo Artistico Porta Romana di Firenze. Erano presenti in sala la giovane regista, Mirko Panamuti uno degli attori e Francesca Sestini la loro insegnante.

Questa è la mia storia di Caterina Caso (Italia, 2016), 5’, v.o. italiano

Un piccolo documentario in cui un ragazzo fa il proprio coming out pubblico, raccontando come è arrivato a capire di essere omosessuale e la sua storia precedente, quando aveva avuto una relazione di tre anni con una compagna di classe.

L’amore è un’altra cosa di Caterina Caso (Italia, 2016), 5’, v.o. italiano

Nello spazio di tempo di una canzone il rapporto di coppia tra due ragazzi entra in crisi e poi forse i due fanno la pace.

Il terzo corto è un cortometraggio di animazione con disegni e pupazzi animati prodotto dai ragazzi del laboratorio di Officina Teen “Puppet on a frame” rivolto a ragazzi dai 13 ai 18 anni e finanziato dal Comune di Prato. Sono salite sul palco le giovanissime autrici e i due responsabili del laboratorio Consuelo Calitri e Andrea Nevi.

Aurora di Chiara Corvari, Dafne Di Vaia, Bianca Nesti, Arianna Occhipinti  (Italia, 2016), 7’, v.o. italiano

Ad Aurora non piacciono le bambole la carta da parati rosa e nemmeno la danza. A lei piace ascoltare la musica rock, scorrazzare sullo skateboard e giocare a calcio. Come amico ha una lucertola, Lucky. Un giorno trova un bigliettino di sua nonna, il suo mito, una motociclista ribelle, che ha deciso di lasciare il nonno per andare all’avventura. Aurora non si sente compresa dai genitori e un giorno decide di fuggire seguendo le orme della nonna. Quando finalmente ritrova la nonna, inizieranno a girare il mondo, sino a quando Lucky la lucertola le trova e porta un messaggio di mamma e papà. Cosi decidono di tornare a casa. E vissero felici e contenti.

Alle 18 avviamo avuto uno degli eventi più attesi del festival, la proiezione di

Ivan Cattaneo – A cuore nudo di Tiziano Sossi (Italia, 2016),  85’,  v.o. italiano

Voto: stella3-5

Presenti il regista e Ivan Cattaneo.

Il film è un documentario intervista che raccoglie alcune conversazioni avvenute tra il 2015 e il 2016 con il musicista, cantautore, pittore e performer Ivan Cattaneo, in occasione dei suoi 40 anni di carriera. In gran parte girato al Cimitero Monumentale di Milano per scelta di Ivan,  che considera il cimitero Monumentale il posto più bello di Milano, una Disneyland della morte. Per lui un’intervista in un cimitero è una cosa molto interessante e terapeutica.  Le ultime cose oggi da sdoganare sono Eros e Thanatos: di morte non si parla mai e di sesso se ne parla troppo, ma si fa poco.

In questo film Ivan ci parla dei suoi album dal 1975 in poi e, ampliando poi il discorso, ci racconta un po’della sua vita, la sua carriera, gli aneddoti, i personaggi famosi che hanno incrociato il suo percorso e quelli che ne sono stati influenzati: Patty Pravo, Nanni Ricordi, Roberto Benigni, Giuni Russo, Franco Battiato, Yoko Ono, la Oxa e molti, moltissimi altri. L’immagine di Ivan è stata filtrata con degli effetti colorati tipo cartoon; idea bizzarra, ma dai risultati intriganti, che sembra sia venuta casualmente al regista, ispirato da una frase fuori scena di Ivan, che si lamentava di essersi svegliato con delle brutte occhiaie.

‘Ivan Cattaneo – A cuore nudo’ è il secondo dei due documentari che Tiziano Sossi ha dedicato a Ivan, dopo ‘IVANCATTANEOLIVE’ visto quest’anno al Festival Mix di Milano, che riprendeva Cattaneo durante un suo concerto a Muggiò, inframmezzando i brani musicali con scene da dietro le quinte.

Anche chi non è più giovanissimo e segue Ivan Cattaneo fin dagli inizi, in questo documentario potrà scoprire alcune cose su Ivan che probabilmente non conosceva.  Una di queste è che Ivan, oltre che essere un grande cantante, pittore, performance artist, inventore della T.U.V.O.G. Art e quant’altro, è anche un abile oratore, dotato di un’ampia cultura, acutezza di ragionamento, di tanto umorismo, ironia e fantasia, oltre che di grande simpatia.

Un aspetto della storia di Ivan un po’ dimenticato è che egli è stato negli anni ’70 uno dei primi coraggiosi protagonisti del movimento per i diritti degli omosessuali, a fianco di Mario Mieli, suo amico, e pochi altri, che allora erano considerati dai più come delle frocie pazze. Ivan Cattaneo è sempre stato un personaggio di primissimo piano del mondo gay dagli anni ’70 ad oggi. La sua lunghissima carriera gli ha permesso di essere presente da protagonista in una serie impressionante di eventi, a partire dai mitici festival del Parco Lambro, dove fu contestato perché gay. Ivan è stato un testimone di primo piano in diversi decenni della nostra storia recente, dalle lotte per libertà sessuale, il glam rock, il punk inglese, che Ivan tra i primi portò in Italia venendo tacciato dagli alternativi di allora come nazista, sino ad arrivare ad oggi ancora pieno di progetti da realizzare. Allora come oggi le opinioni di Ivan, sia che parli di musica e arte, come di diritti o di liberazione sessuale, rappresentano un punto di vista originale e mai omologato.

Tiziano Sossi nei suoi documentari, ricordiamo qui tra i tanti, l’intervista allo scrittore Edmund White (2006) e le più recenti al compositore Sylvano Bussotti (2010), al regista Paul Vecchiali (2010) ed al fotografo Tony Patrioli (2015), riesce sempre a raccontare dei personaggi dotati di grandissimo talento, mostrandoceli nel loro lato più umano, rivelandone la simpatia ma anche qualche debolezza. I documentari stessi non appaiono sempre stilisticamente perfetti, ma hanno a volte alcune delle caratteristiche dei video amatoriali, dove intervistatore e intervistato sembrano due amici. I lavori di Sossi hanno uno stile talmente personale da essere immediatamente riconoscibili e da rappresentare una interessante testimonianza sia della personalità dell’intervistato, che di quella dell’intervistatore.

PREMIAZIONI

La cerimonia di premiazione è iniziata alle 21 con l’esibizione sul palco di due elementi della nota compagnia teatrale milanese delle Nina’s Drags Queens, Alessio Calciolari e Gianluca Di Lauro. Le Nina’s Drag Queens si esibiranno dal 17 novembre al teatro Metastasio di Prato. Ha condotto la serata Maria Caterina Frani.

Quindi l’Assessore al Comune di Firenze Sara Funaro ha comunicato il nome del cortometraggio vincitore del Concorso Videoqueer, consistente in un premio di 1000,00 euro. I voti del pubblico hanno premiato   Alzheimer’s: A Love Story  di Gabe Schimmel e Monica Petruzzelli, Canada, 2015)

La giuria per il miglior Lungometraggio composta da Betty Barsantini, Martina Agnoletti, Daniele Sartori, Caterina Liverani ha quindi assegnato il premio ex-equo

al documentario

Garten der Sterne di Pasquale Plastino e Stèphane Riethauser (Germania/Svizzera, 2016)

e al film drammatico

Center of my World di Jakob M. Erwa (Austria,2016)

E’ stata anche assegnata una menzione speciale alla docu-fiction italiana

Varichina. La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis di Antonio Palumbo e Mariangela Barbanente.

I Direttori artistici del Festival sono poi passati ai ringraziamenti, tra i tanti citiamo: tutto lo staff del teatro La Compagnia, Silvia Minnelli (assente giustificata perché ha avuto un bebè), Barbara Caponi presidente di IREOS, Susan Sabatini, Sandra Nastri, Valentina Ferrari, Silvia Bacci, la Fondazione Sistema Toscana e anche noi di cinemagay.it.

E’ quindi salita sul palco la nota artista fiorentina Drusilla Foer, che si è esibita in una canzone a cappella di David Bowie.

 

Ha chiuso l’edizione 2016 del Festival il lungometraggio

 

Hunky Dory di Michael Curtis Johnson (USA, 2016), 85’, v.o. inglese, sott. Italiano

Voto: stella3-5

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‘Hunky Dory‘ ha per protagonista Sidney (Tomas Pais, anche produttore del film) un musicista dilettante glam rock riciclatosi drag queen, che passa la sua esistenza fumando, bevendo ed esibendosi di notte in anonimi bar di Los Angeles, dove mima canzoni tipo ‘Besame mucho’ o ‘Cielito lindo’. Va in giro con le unghie scheggiate multicolori, una giacca leopardata logora, capelli di colore giallo brillante, tacchi alti rossi. Sidney è narcisista, bisessuale, fa sesso con donne e uomini per soldi, ma va anche con le prostitute. Tutti i suoi amici sono spacciatori, prostitute e drag queen. Una mattina si sveglia e si ritrova in casa suo figlio undicenne, Georgie, scaricato dalla sua ex moglie, schizofrenica o forse con l’ Alzheimer, che poi sparisce nel nulla. Quando Sidney si rende conto che la sua ex non sarebbe più tornata a riprendersi George, va nel panico, sapendo di non poter essere un buon esempio per suo figlio. Inoltre Sidney è sempre a corto di soldi e ora ne avrà ancora più bisogno. Il film segue padre e figlio nel corso di pochi giorni, alla fine dei quali Sidney prende atto delle sue responsabilità di padre, aiutato dalla sua amica prostituta, ora diventata per lui qualcosa di più importante. Il film si chiama come l’omonimo album del 1961 di David Bowie perché il protagonista vuole imitare anche nell’aspetto Bowie così come appare sulla copertina del disco. Primo film di Michael Curtis Johnson, è un film indipendente a basso budget che si regge soprattutto sulle performance dei suoi due attori protagonisti. La storia è molto bella e funziona al meglio quando si concentra sul tenero legame padre-figlio.

(Testo e immagini di Roberto Mariella, video di Antonio Schiavone)

 

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