I vescovi francesi hanno detto no alla procreazione assistita per tutti
In vista della revisione della legge bioetica, l’episcopato si è schierato contro l’estensione della fecondazione artificiale anche alle coppie lesbiche e alle single.
I vescovi francesi hanno detto no. In un documento del 21 settembre, la Conferenza episcopale si è apertamente schierata contro l’approvazione del progetto di legge che prevede l’estensione della possibilità di ricorrere alla procreazione assistita alle coppie lesbiche e alle donne single.
I TIMORI DEI VESCOVI
Al di là dell’incremento del numero degli aventi diritto e degli «evidenti problemi etici» individuati nelle attuali pratiche d’aiuto alla fecondazione artificiale, il timore degli alti prelati si è concentrato soprattutto sull’esclusione della responsabilità paterna: nel testo, infatti, manca «il riferimento biologico e sociale a un padre». Fattore che, secondo quanto sostenuto nel documento della conferenza episcopale, potrebbe creare non pochi problemi al bambino: «La soppressione giuridica della genealogia paterna recherebbe un danno al nascituro, che sarebbe privato del suo riferimento a una doppia filiazione». Per la Chiesa francese sarebbe assolutamente inammissibile l’idea della procreazione come di un «meccanismo di fabbricazione», con l’uomo «declassato a semplice fornitore di materiale genetico».
IL NODO DELLA PROCREAZIONE POST MORTEM
Il documento, nel quale più volte i vescovi hanno tenuto a ribadire come «considerare un figlio il frutto dell’amore tra un uomo e una donna non sia opzionale», ha posto il focus anche sulla questione dell’autorizzazione alla procreazione post mortem. Ennesima misura della legge che ha fatto storcere il naso ai membri della comunità vescovile, che si sono chiesti se possa essere salutare per il bambino nascere in un contesto diffcile come quello di un lutto.
LA DECISIONE DI MACRON
Il premier francese Emmanuel Macron, benché si sia espresso favorevolmente nei riguardi della legge, ha dichiarato di voler aspettare che «si verifichi un dibattito pacifico in seno alla società civile», soprattutto per evitare il ripetersi di scontri e proteste come quelle verificatesi al tempo della legalizzazione dei matrimoni omosessuali.