Le lobby Lgbt all’attacco di Hollywood
Ora c’è Hollywood nel mirino dell’insaziabile Glaad, la Gay & Lesbian Alliance Against Defamation: il suo «Studio Responsibility Index» registrerebbe nel 2017 una flessione nelle produzioni «inclusive» ovvero con personaggi e temi omosessuali, 14 contro le 23 dell’anno precedente, il livello più basso mai raggiunto dal 2012 ad oggi. Il rapporto, giunto alla sua sesta edizione, evidenzia anche come nessuna pellicola abbia proposto protagonisti transessuali.
Di parere diametralmente opposto le organizzazioni pro-family, che hanno evidenziato come le produzioni hollywoodiane con soggetti omosessuali superino pur sempre – ed in modo netto – la percentuale di gay e lesbiche presenti realmente nella popolazione.
Ma la Glaad non si dà per vinta e rilancia: entro il 2021 vuole che i sette maggiori studi di produzione dedichino il 20% delle proprie realizzazioni a storie con personaggi Lgbtq, per arrivare entro il 2024 addirittura alla metà dei film realizzati. Tra queste, cita espressamente la 20th Century Fox, la Lionsgate, la Paramount, la Sony, l’Universal, la Walt Disney e la Warner.
Ma la lobby omosessista non si limita a questo: pretende che ai suoi “protetti” vengano riservate parti di rilievo in pellicole comiche dai grandi budget, contemporaneamente al loro diffondersi nella fiction come con Wonder Woman, Thor Ragnarok, Guardians of the Galaxy. Da non dimenticarsi come la Glaad abbia già sferrato una violenta compagna contro la Marvel, per aver ignorato gli omosessuali nel film Thor ed in particolare, nella terza pellicola della saga, dove sono state ignorate le tendenze di due protagonisti, nel fumetto descritti rispettivamente come bisex ed omosex. Va detto, del resto, che certe trovate non incontrano assolutamente il gradimento del pubblico: ad esempio, una serie a fumetti “militante”, premiata dalla Glaad, è stata ritirata dal mercato, essendo rimasta del tutto invenduta. Lo stesso la linea editoriale tentata a dicembre, favorevole alla promozione Lgbtq, al femminismo ed all’immigrazione clandestina, è stata del tutto snobbata e abbandonata dai consumatori americani, stufi di tutta questa propaganda.