Dalla rassegna stampa

Se un «grandangolo» cambia la vita

Se un «grandangolo» cambia la vita
Nel libro di Somekh la fuga di un ragazzo ribelle attraverso una Nikon

Simone Innocenti

«Desideravo raccontare la storia di un ragazzo che sceglie di mettere in discussione la realtà in cui cresce, nel suo caso quella «haredi» Usa. Ezra è un ribelle, vuole poter prendere decisioni sul suo futuro, e adottare valori in cui crede», dice Simone Somekh, autore di «Grandangolo» (Giuntina editore, 190 pagine, 15 euro), romanzo di esordio che sarà presentato domani dal critico Gabriele Ametrano alla Feltrinelli di via de’ Cerretani alle 18. Si tratta di un libro che è una specie di romanzo di formazione, con una scrittura genuina che ricorda il John Williams di Stoner. Un libro che racconta l’ortodossia ebraica possa incidere, nel bene e nel male, nella vita del protagonista, Ezra, che diventerà adulto. Dice l’autore: «Nel lasciare la sua comunità e la sua famiglia Ezra resta solo, compie diversi errori, in molti momenti della storia emerge come anti-eroe. Ma accanto a sé ha durante tutto il percorso la sua adorata macchina fotografica. La sua scoperta e la sua emancipazione avvengono attraverso l’obiettivo della sua Nikon». Autore giovanissimo — Somekh ha 24 anni — ha scritto «Grandangolo» quando ne aveva 21. «Ho scritto il libro per me stesso innanzitutto, senza immaginare che un giorno sarei davvero riuscito a farlo pubblicare. E invece quel giorno è arrivato, e molto prima del previsto», spiega. Nel libro si racconta anche l’amore omosessuale, descritto con delicatezza rara. È una storia molto bella, quella che l’autore — che lavora a New York come giornalista — riesce a squadernare attraverso vari piani, quasi fossero i «piani» della macchina fotografica che il protagonista si porta sempre dietro. C’è una freschezza davvero rara, rispetto alla produzione letteraria odierna, che esce fuori dalle pagine del romanzo, quasi sempre scritto in prima persona. Scelta stilistica che pare azzardata, ma che convince.

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