Dalla rassegna stampa Salute

Otto anni senza terapia e dà scacco all’ Hiv

Parigi.
Terzo caso al mondo. Remissione del virus in una bimba sudafricana contagiata alla nascita. La chiave è il trattamento, che deve essere il più precoce possibile Vella: “Intervenire subito è difficilissimo. Ma stiamo elaborando strategie d’attacco”
Otto anni senza terapia e dà scacco all’ Hiv

ELVIRA NASELLI

IL TRATTAMENTO antiretrovirale a due mesi di vita e poi la sospensione dopo 40 settimane. Il risultato è stato presentato ieri mattina al nono congresso dell’Ias, l’International Aids society, in corso a Parigi. La bimba sudafricana da otto anni non prende più farmaci per l’Hiv e il virus – pure presente – non è in grado di replicarsi. E quindi la bimba pur se non clinicamente guarita – sta bene. È il terzo caso al mondo, dopo la Mississippi baby, sottoposta a terapia ad appena 30 ore di vita, poi 27 mesi senza farmaci, prima che il virus si ripresentasse. E il caso dell’adolescente francese, oggi quasi ventenne, che non prende farmaci da quando ne aveva sei senza che il virus sia diventato rilevabile.
La notizia ha rilanciato il dibattito sulla “cure”, che da anni gli scienziati di tutto il mondo inseguono. Ma di cura non si può parlare, perché Hiv è un virus subdolo, che non può essere eradicato, al contrario di quello dell’epatite C. Potrà forse essere silenziato. Con una terapia anti-Hiv precoce, associata ad altri interventi allo studio. Il caso della bimba sudafricana riapre gli scenari e regala nuove speranze? «È un caso rarissimo – spiega a Repubblica Stefano Vella, direttore del centro di Salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità, a Parigi per Ias talmente raro che è capitato solo tre volte. La chiave è il trattamento immediato, che non consente al virus di annidarsi nei serbatoi da cui poi è difficile tirarlo fuori, i cosiddetti reservoir. Hiv non si eradica, perché il suo patrimonio genetico si integra con quello delle cellule che infetta. Purtroppo, nella realtà, il trattamento non è mai immediato. E ci sono ancora circa 15 milioni di persone sieropositive che non sanno di esserlo, e tanti che non hanno accesso alle cure o ci arrivano tardi».
Intervenire quanto più precocemente possibile è essenziale, spiega Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases americano, che ha finanziato lo studio che ha seguito la bimba sudafricana, nella quale il virus è stato rilevato in alcune cellule del sistema immunitario, ma incapace di replicarsi. «La bimba non ha una mutazione che potrebbe darle una resistenza naturale all’infezione da Hiv – ha precisato Fauci – dunque la remissione sembrerebbe essere legata al trattamento precoce». Così precoce da apparire una strategia riservata ai bambini, visto che con gli adulti arrivare alla terapia in tempi rapidissimi è praticamente impossibile. «Per cercare di raggiungere la remissione in persone con infezione che dura da tanto tempo ci vuole di più – continua Vella perché alla sospensione dei farmaci il virus ritorna inevitabilmente. Un grande progetto europeo, di cui fa parte anche l’Iss, sta studiando strategie che prevedono più interventi insieme, mirati a far sì che il cistema immunitario controlli il virus così bene che Hiv non si replichi e danneggi l’organismo. Il primo intervento è stimolare il sistema immunitario ad attaccare il virus con maggiore efficacia, somministrando antigeni virali del rivestimento di Hiv, associando per periodi più o meno brevi altri farmaci, come gli immunologici usati in oncologia per “riaccendere” il sistema immunitario, spingendolo a funzionare meglio e più efficacemente contro il virus. Queste strategie combinate – superata la fase sperimentale – potrebbero portare alla remissione dell’infezione: il paziente potrà convivere con il virus, senza trasmetterlo e senza prendere farmaci».
Diverso il discorso della cura. Siamo ancora lontani, ma certo eradicare il virus dai 40 milioni di infetti aiuterebbe anche ad affrontare i costi economici di terapie che pur costando meno grazie ai farmaci generici – devono essere seguite per tutta la vita, con costi non indifferenti per i sistemi sanitari. E per la qualità della vita di pazienti che spesso tendono ad abbandonare la terapia, soprattutto i più giovani. «Oggi la cura definitiva è lontana – conclude Vella – ma con una strategia mirata alla remissione forse in un giorno non lontanissimo potremo tenere il virus sotto controllo. E fare a meno dei farmaci».

I prezzi dei farmaci sono scesi grazie ai generici. Ma 15 milioni di persone non li prendono ancora
L’IAS
L’Ias è l’international Aids Society. Gli esperti di tutto il mondo sono riuniti a Parigi fino a mercoledì prossimo

Tag

aids

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