Dalla rassegna stampa Giustizia

Coppie di papà, partono i ricorsi

Coppie di papà, partono i ricorsi

di Daniela Corneo

Dopo la sentenza di Trento, è svolta per i padri gay: già tre le coppie a Bologna che pensano al ricorso per il riconoscimento dei figli. Tra loro il senatore del Pd Lo Giudice: «E adesso subito la legge».

Svolta per i papà gay Arrivano i ricorsi

La sentenza della Corte d’Appello di Trento, che ha giudicato illegittimo il rifiuto dell’ufficiale di stato civile di indicare sull’atto di nascita di due gemelli anche il nome del padre non biologico, spiana ora la strada a tutte quelle coppie di uomini che sono ricorsi alla maternità surrogata all’estero e che vogliono veder riconosciuta la propria genitorialità, a prescindere dal legame biologico con il bambino.

A ottobre la Cassazione aveva già dato ragione a due donne, una italiana e una spagnola, entrambe riconosciute madri del proprio figlio. Ora la decisione accende le speranze dei padri arcobaleno. Solo a Bologna, per ora, già due coppie si sono rivolte agli avvocati per iniziare la propria battaglia sulla base della sentenza e la terza coppia che entro l’estate farà ricorso è costituita proprio dallo stesso avvocato delle famiglie arcobaleno, Michele Giarratano, che con Sergio Lo Giudice, senatore del Pd che ha iniziato la sua carriera nel Consiglio comunale di Palazzo d’Accursio e ha anche ricoperto la carica di presidente nazionale di Arcigay, dopo il matrimonio a Oslo ha avuto due figli, Luca e Alice, con la maternità surrogata negli Stati Uniti. Oltre alle due coppie bolognesi si sono rivolti a Giarratano anche dei padri milanesi, ma non è escluso che nelle prossime settimane il numero dei ricorrenti aumenti.

«Ho sentito una serie di clienti che hanno avuto un figlio in Canada o negli Stati Uniti — spiega l’avvocato — questa sentenza apre scenari diversi rispetto alla stepchild adoption, che è una forzatura. È innovativa rispetto alla giurisprudenza, anche se non è ancora una sentenza di Cassazione, ma i giudici secondo me faranno molta fatica a non riconoscere l’interesse superiore dei minori».

Giarratano e Lo Giudice, che già pensavano di intraprendere il percorso della stepchild adoption fra qualche mese, a questo punto faranno ricorso: «Questa sentenza riapre tutto, ci muoveremo prima dell’estate». «Non so se saremo i primi a fare ricorso — dice il senatore Lo Giudice, marito di Giarratano — ma quello che è certo è che io come priorità, da politico, ho quella di continuare la mia battaglia in Parlamento. L’ipotesi dell’adozione era una soluzione che non ci ha mai accontentati, perché andare da un giudice e chiedere di adottare il proprio figlio è una costrizione dolorosa: le coppie chiedono di avere la responsabilità genitoriale fin dalla nascita del bimbo».

Per Lo Giudice la sentenza individua «la strada maestra». «Son cose che fanno bene — continua il parlamentare dem — perché noi e i nostri figli, come succede a tutte le coppie di padri omosessuali, veniamo da un contesto come quello estero dove si è considerati famiglia a tutti gli effetti e arriviamo qui nella retroguardia d’Europa, ci si sente stranieri in casa propria». L’assessore alle Pari opportunità del Comune di Bologna, Susanna Zaccaria, promette: «Sosterrò tutte le coppie omosessuali bolognesi che hanno intenzione di fare ricorso se servirà. La sentenza di Trento è il riconoscimento di un diritto che in Italia scatena molte polemiche, ma che in altri Paesi è il frutto di ragionamenti approfonditi. Se riuscissimo a concentrarci sul diritto dei bambini piuttosto che sugli adulti ci renderemmo conto che stiamo tenendo i bambini delle famiglie arcobaleno in condizioni diverse rispetto agli altri. Bisogna legiferare al più presto» .

Daniela Corneo

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