“Oggi solo le serie tv sanno raccontare la nuova America”
Shonda Rhimes ha anticipato i cambiamenti con le fiction “Grey’s anatomy” e “Scandal”
ERNESTO ASSANTE
ROMA
DEFINIRLA la “regina delle serie tv” è scontato, ma è di certo “il personaggio televisivo dell’anno”, come ha sancito il premio vinto al MipCom di Cannes, il festival internazionale della televisione. Shonda Rhimes, 46 anni, una infinità di premi e di successi alle spalle, ottenuti come autrice, sceneggiatrice, regista e produttrice di cinema e televisione, è in questi anni la più prolifica e geniale tra le personalità della serialità televisiva americana. Il successo ottenuto con Grey’s anatomy, ogni lunedì su Fox Life per la tredicesima stagione («Ormai posso dire di essere abbastanza pratica di medicina, potrei praticare un cesareo o un appendicectomia»), sta lì a confermarlo. Il segreto? Mettere insieme realtà e finzione. Spesso anticipando il futuro. Come con Scandal quando immaginò che il governo americano spiasse ogni cosa, prima che il mondo conoscesse Edward Snowden. «Avemmo un’idea semplice», è la sua spiegazione, «ogni telefono ascolta quello che dici, ogni computer può guardarti, mettemmo insieme queste cose. Tre mesi dopo scoprimmo che era vero». Come è diventato vero uno strano candidato repubblicano alla Presidenza degli Stati Uniti come il personaggio di Holly Doyle, sempre in Scandal: «Dopo Trump hanno pensato che fossimo degli stregoni. Ma no, non lo siamo».
Con le sue fiction ha seguito i cambiamenti dell’America e non solo. «Guardate il caso delle coppie gay, gli standard televisivi hanno seguito il cambiamento di mentalità degli americani, allo stesso modo in cui i matrimoni gay sono oggi legali in ogni stato della nazione, puoi mostrare una coppia gay che si bacia senza creare scandalo. Ricordo che nella stagione 2 o 3 di Grey’s Anatomy Callie era fidanzata e toccava con una mano la coscia di un’altra donna. Era un problema, ho dovuto combattere per poter inserire il gesto nella scena, ho quasi dovuto chiamare l’associazione in difesa dei diritti dei gay. Oggi sembra assurdo, puritano, ma all’epoca è stato un momento importante».
Una passione, quella per la tv, nata tardi. «Facevo la sceneggiatrice per il cinema, ma avevo appena adottato un bambino e in casa avevo tempo per la tv. Così ho guardato l’intera stagione di 24 esattamente in 24 ore. Ho iniziato a capire che volevo fare tv, è li che si possono raccontare storie nelle quali i personaggi crescono, cambiano, si sviluppano nel tempo. Inizialmente pensavo di essere la prossima Toni Morrison ma il suo posto era occupato da lei. Ho dovuto convincere i miei genitori che studiare cinema era più impegnativo di studiare legge ad Harward, ma alla fine mi sono diretta a Hollywood, non avrei potuto fare altro». E come vive il successo? «Mia figlia di 14 anni mi tiene con i piedi per terra. Pensa ancora che i miei show facciano schifo».
Come vivo il successo? Mia figlia di 14 anni mi tiene con i piedi per terra. A lei i miei show non piacciono
“GREY’S ANATOMY”
In onda lunedì con Ellen Pompeo e M. Henderson