Si concentrano sempre di più intorno a Norr Zahi Salman, la moglie di Omar Mateen, le indagini dell’Fbi sulla strage di Orlando. E la 30enne potrebbe essere incriminata come complice del marito, che ha ucciso 49 persone e ne ha ferito 53 prima di essere ucciso dalla polizia, dal grand jury che è stato convocato dai procuratori federali, secondo quanto rende noto Foxnews. Interrogata dall’Fbi, la stessa donna ha ammesso di aver accompagnato Mateen almeno una volta al Pulse, la discoteca gay dove nella notte tra sabato e domenica l’uomo ha ucciso 49 persone. E, secondo quanto è stato riportato dalla stampa americana, Salman avrebbe detto che aveva cercato di convincere il marito a desistere dalle sue intenzioni. Peter King, presidente della commissione servizi e terrorismo della Camera, ha detto alla Msnbc, dopo un briefing classificato, ha detto che «è vero che lei sapeva che qualcosa stava per succedere, e che ha cercato di convincere il marito a desistere, quindi è possibile che venga incriminata, ed è anche possibile che abbia avuto un coinvolgimento maggiore quindi bisogna continuare ad indagare».
Secondo quanto ha detto uno degli inquirenti al Washington Post, Salman avrebbe cercato di fermare il marito proprio la sera di sabato scorso, mentre usciva di casa per recarsi al Pulse, il locale della strage che la coppia aveva visitato, per quelli che per Mateen erano sopralluoghi per preparare l’attacco, tra il 5 e il 9 giugno. Altre fonti hanno specificato a Foxnews che la donna, che da domenica è sottoposta a continui interrogatori, sta collaborando con gli inquirenti, e si sarebbe anche sottoposta alla macchina della verità, ha riportato la Cbs. Intanto, è emerso che gli inquirenti hanno trovato due telefoni che appartenevano a Mateen, un Samsung ed un modello più vecchio di cellulare. A differenza di quanto successe con l’ePhone del killer di San Bernardino, l’Fbi non avrebbe avuto problemi ad avere accesso ai dati conservati nei due telefoni.
da http://it.blastingnews.com/cronaca/2016/06/il-killer-di-orlando-odiava-gli-omosessuali-emergono-i-particolari-choc-00968087.html
IL KILLER DI ORLANDO ODIAVA GLI OMOSESSUALI, EMERGONO I PARTICOLARI CHOC
Alessandro Raffa
Orlando, Obama: ‘Nessuna prova di complotto più ampio’. Il padre ‘Mio figlio fu traumatizzato nel vedere due uomini baciarsi’.Condividi questa news e guadagna. Diventa un Social Blaster! Il killer di Orlando ed il padre, che ha cercato di assumerne le difese Il killer di Orlando ed il padre, che ha cercato di assumerne le difese PUBBLICITÀ
Il killer di Orlando, Omar Mateen, che nella notte di sabato ha ucciso 49 persone in un locale Gay presso il Pulse, esclamò: “Non ho problemi con la gente di colore, penso che abbiano già sofferto abbastanza”. Lo conferma Patience Carter, la giovane afroamericana di 20 anni, sopravvissuta alla strage: “Il killer mi disse che non aveva nessun odio verso i neri, voleva che l’America la finisse di bombardare il suo paese”.
Chi è il killer
Omar Seddique Mateen, il suo nome completo, nonostante fosse cittadino Statunitense, ha origini Afghane, entrambi i genitori sono dell’Afghanistan. Secondo il padre, Mateen odiava gli omosessuali e a Miami rimase turbato per aver visto due uomini baciarsi. Lavorava come guardia privata e viveva a Fort Pierce, in Florida. Era sposato e aveva un figlio di tre anni. Secondo fonti investigative, il giovane di 29 anni, comprò le armi legalmente due giorni prima della strage, una pistola e un fucile. Obama, dopo la strage, ribadì per l’ennesima volta l’urgenza di creare delle leggi che impediscano il facile accesso alle armi negli Stati Uniti.
La testimonianza della sopravvissuta
Patience Carter, la giovane afroamericana che ha vissuto gli attimi di terrore nella notte dell’11 giugno, continua la sua testimonianza dicendo “Ha chiamato il 911, una volta finita la chiamata si è rivolto a noi che eravamo nascosti dentro il bagno chiedendo se ci fossero altri neri. Rispose un altro uomo di colore confermando la presenza di altre sei o sette persone di colore”. La risposta del killer fu: “Non ho nulla contro i neri, questa cosa riguarda il mio Paese”.
La rivendicazione ISIS
Mateen era già indagato nel 2013 e nel 2014. La polizia aprì un fascicolo e poi successivamente lo chiuse per mancanza di prove per proseguire con le investigazioni, anche se, secondo la CNN, era tra le cento persone sospettate di essere tra i simpatizzanti dell’ISIS. Prima di compiere la strage avrebbe chiamato il numero di emergenza 911 ribadendo la sua fedeltà all’ISIS. Fu il Califfato a confermarlo successivamente con un messaggio: “Omar Mateen era un nostro combattente!“.
Su Facebook sono nati dei gruppi fans di sostegno a Mateen ma prontamente chiusi . Uno tra questi “Omar Mateen Fans”, creato da un profilo dell’Uganda ma attualmente non più raggiungibile. Durante la strage avrebbe chiamato una tv locale, ribadendo il suo legame all’ISIS. E’ lo speaker Gentili a sottolineare le frasi pronunciate dal killer: “Hai sentito della sparatoria? Sono io, l’ho fatto per l’ISIS”.
Pare che la moglie sapesse tutto
La moglie del killer, Nora Salman, secondo la CNN e FOX, che cita fonti dell’FBI, pare che sapesse tutto. Cercò di dissuadere il marito, ma inutilmente. Fu proprio lei ad accompagnare Mateen a comprare le armi e, sempre insieme, sorvegliarono il locale tra il cinque e il nove giugno. Risulta attualmente indagata e rischia l’incriminazione per non aver dato l’allarme e denunciato alla polizia le intenzioni dell’uomo. Secondo le fonti, pare che si siano sentiti anche al telefono pochi istanti prima dell’irruzione.
E’ emerso dal passato di Omar Mateen che fu indottrinato dall’Imam anti gay Abu Taubah, ma pare che lo stesso religioso, Marcus Dwayne Robertson (il vero nome) smentisca categoricamente: “Non lo conoscevo, l’Islam non appoggia ciò che ha fatto perché non c’è alcuna giustificazione per un tale gesto. Non l’ha fatto nel nome dell’Islam!“.