La lezione di Michela Marzano sul “gender” e l’uguaglianza nelle differenze
Michela Marzano all’incontro di Sala Baganza
Uguaglianza nelle differenze. E’ questa la preziosa lezione che Michela Marzano ci insegna nel suo ultimo libro “Papà, mamma e gender”, edito dalla Utet, presentato sabato pomeriggio alla Rocca Sanvitale di Sala Baganza.
Un incontro in cui la filosofa e parlamentare, con tutta la forza e la passione che contraddistinguono la sua battaglia per il rispetto delle identità e i diritti civili, portata avanti senza mai accantonare la sua fede cattolica, si è confrontata con il pubblico su un tema scottante, che da mesi divide l’opinione pubblica ed è diventato terreno di scontro nelle scuole, nelle amministrazioni, in parlamento: la cosiddetta “teoria del gender”.
Tutto parte dalla riforma sulla “Buona scuola” che prevede “l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori”. Una volontà che si scontra con chi pensa che affrontare questi temi nelle classi possa confondere e instillare idee “pericolose” nelle menti dei bambini.
Eppure è proprio “dalla parte dei più piccoli” che si schiera Michela Marzano, sempre e comunque, quando parla di “educazione all’affettività e alla tolleranza nei confronti delle tante differenze”. Non si tratta, infatti, di “spingere i maschietti a diventare femmine o le femminucce a diventare maschi. Esattamente come non si insegna a un eterosessuale a diventare omosessuale o a un omosessuale a diventare eterosessuale. Lo scopo è favorire il rispetto di chiunque, indipendentemente dalla propria identità e dal proprio orientamento sessuale”.
Perché non accada più che una ragazzina si senta sbagliata se da grande vorrebbe diventare una pilota e non una principessa. Non accada più che un bambino sia insultato dai compagni con la parola “frocio” perché ama giocare con le bambole o indossa dei pantaloni rosa. Perché si spieghi che essere “diversi” non è una colpa da estinguere o un difetto da estirpare, ma una condizione umana, da accettare e rispettare.
“Per quale motivo la scuola non dovrebbe insegnare che il sesso e il genere non determinano necessariamente l’orientemento sessuale e viceversa, esattamente come si spiega il principio di non contraddizione o la legge di gravità?”, si chiede la Marzano.
Perché a parole si è tutti d’accordo sul fatto che le discriminazioni vadano combattute ma poi, quando si passa ai fatti, passando dalle belle parole alla pratica partendo dalle basi, e cioè dall’educazione, questo concetto diventa così spaventoso e genera così tante preoccupazioni tra gli insegnanti, le mamme e i papà?
“E’ il solito problema delle abitudini”, spiega la filosofa nel suo libro. “Quando ci si abitua a comportarsi in un certo modo, è difficile cambiare perché ci si convince che il comportamento fa parte della propria natura e non si può fare altro che adeguarcisi”. Gli stereotipi sono comodi: ci permettono di codificare la realtà senza sforzarci troppo. Senza essere costretti a rompere gli schemi, esercizio faticoso ma necessario per mettersi nei panni degli altri, affrontare le differenze e la paura nei confronti di ciò che è “altro” da noi.
Ma “solo insegnando l’accettazione dell’alterità si possono proteggere veramente
tutte e tutti. Quando si è piccoli, non ci si può ancora proteggere da soli. Non si hanno gli strumenti. Non se ne ha la capacità. Soprattutto se nessuno ci fa capire che non c’è niente di male a non essere come gli altri. Ma questo, appunto, è il compito degli adulti”.
Questa è la lezione di Michela Marzano, una lezione che dovremmo fare nostra, il seme di un cambiamento che ognuno e ognuna di noi dovrebbe iniziare a coltivare.
da La Gazzetta di Parma
La Marzano: «Educare contro le discriminazioni»
Incontro con la scrittrice in rocca. «I bambini figli di coppie omogenitoriali ci sono: vogliamo proteggerli?»
«Educare contro le discriminazioni significa educare all’esistenza della differenza». Il messaggio del nuovo libro di Michela Marzano, «Mamma, papà e gender», presentato ieri in Rocca Sanvitale a Sala Baganza, è chiaro. Con il suo nuovo testo, edito da Utet, la filosofa e saggista fa chiarezza su un tema complesso, sulla famigerata «teoria del gender» e su alcuni concetti chiave dai quali partire «per non tornare indietro»: come l’orientamento sessuale e l’identità di genere, su cui aleggia molta confusione.
Dopo i saluti del sindaco Cristina Merusi, dialogando con le giornaliste Chiara Cacciani e Benedetta Pintus, la Marzano ha tenuto una vera e propria lectio magistralis, ripartendo dalle basi. «Ho scritto questo libro perché si rischia di arrivare, su questo argomento, al tutti contro tutti. Bisogna ripartire dall’abc, parlare, confrontarsi e decriptare messaggi che suscitano paure. Di studi di genere si è discusso molto a livello accademico, ma poco a livello di dibattito pubblico, in particolare in Italia. Nessuno nega la differenza biologica tra bambino e bambina, tra maschi e femmine, quello che si nega è la differenza di valore e di dignità: non si devono imprigionare le persone in un ruolo facendo derivare caratteristiche ontologiche da differenze biologiche».
Sull’orientamento sessuale la Marzano, cattolica praticante, è molto chiara: «Non si diventa omosessuali sentendo parlare di omosessualità: o lo si o non lo si è. Io non ho scelto di essere eterosessuale, così come mio fratello non ha scelto di essere omosessuale: la differenza è che mio fratello si è vissuto come sbagliato, da correggere. C’è il bullismo, ci sono suicidi tra i ragazzi. Sono situazioni reali. Le persone non si cambiano perché danno fastidio a qualcuno, non si mandano a riparare perché non c’è niente da riparare».
Le polemiche sul gender per la Marzano si rinfocolano, così come successo in Francia, con l’avvicinarsi del dibattito sulla legge sulle unioni civili, sulla quale non è ottimista: «Credo che nel caso dovesse passare, passerebbe senza la step child adoption, quindi svuotata di significato, perché quella è una norma volta alla protezione del bambino. I bambini figli di coppie omogenitoriali ci sono, vogliamo proteggerli visto che queste famiglie esistono?». La questione del genere secondo la Marzano «ci riguarda tutti, il problema di oggi è il rifiuto dell’alterità. Il 4 dicembre si parla di un’iniziativa per ritirare da scuola i bimbi per protestare contro il gender: se dovesse avere successo non si parlerà più di fermare le discriminazioni e gli atti di bullismo, o le leggi sulle unioni civili. Sono in gioco questioni di civiltà e di tenuta sociale. Io ho scritto questo libro per chi ha voglia di capire, perché c’è in gioco la regressione della società nel suo insieme». C.P.