VENEZIA Azzuro è il mare di fronte al Lido, azzurro come il colore dei grembiuli dei bambini a scuola, e proprio della fatica di bambini a diventare adulti parlano i due film in concorso alla Mostra, e se The Zero Theorem di Terry Gilliam era il più atteso, non ha deluso il canadese Tom à la ferme di Xavier Dolan capace più del collaudato collega di affrontare un tema come il provare a vivere comunque, che spaventa ognuno, chiuso nella propria solitudine di esistere. Interessante l’incipit delle loro dichiarazioni, Gilliam: «Quando ho girato Brazil nel 1984, volevo dipingere l’immagine del mondo in cui pensavo stessimo vivendo allora». Dolan: «Con i miei film precedenti volevo mostrare come la nozione di coppia possa cambiare passando dall’adolescenza alla vita adulta, e come si deteriori nel tempo». Entrambi i registi, con il film che hanno portato in competizione, fanno i conti con il loro passato, con un passato che pesa a loro nel dire oggi. E se Xavier Dolan mantiene il suo essere icona del mondo gay canadese con un film teso e lucido, capace di emozionare qual è il cupo e insieme liberatorio Tom à la ferme, lo stesso non si può dire di un autore-personaggio qual è Terry Gilliam, incapace di liberarsi dall’ombra dei Monty Python, della loro educazione alta, del loro essere intellettuali. La differenza tra i due film è proprio nella libertà anche sessuale di Dolan e nel chiudersi in altri mondi di un Gilliam che, spenti gli ardori giocosi di un tempo, si ritrova di fronte a un buio determinato da cambiamenti che non condivide. Spiega e si interroga: «The Zero Theorem è uno sguardo sul mondo in cui penso di vivere ora ? Che cosa dà significato alla nostra vita, che cosa ci procura gioia? Si può essere soli nel nostro mondo sempre più connesso e ristretto? Questo mondo è sotto controllo o è semplicemente caotico?». Ma il tempo dei Monty Python è passato e in questo film lo si dimostra completamente se nel magnifico Il senso della vita (Gran premio a Cannes 1983) poteva ragionare e divertirsi sul tema della morte e del vivere con Graham Chapman, John Cleese, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin, oggi si ritrova da solo con le stesse domande e con incubi meno ironici. C’è un’immagine che sintetizza il film: una festa in cui ciascun invitato ascolta la propria musica e si riprende col proprio iPad, una solitudine devastante eppure vissuta come il solo modo per stare insieme. Peccato che Gillian non riesca a rendere ancor più politico il suo dire, quasi ne avesse paura si ferma a descrivere, i Monty Python sarebbero andati oltre, ma proprio trent’anni fa avevano deciso di non farlo più, e Terry Gilliam con questo film si è pienamente adeguato. Non si adegua però Xavier Dolan che ci racconta di Tom, giovane creativo di Montreal, che giunge alla solitaria fattoria del suo giovane amante per celebrare il suo funerale, qui incontra la madre e il fratello di lui e comincia un cammino di follia, in cui riesce persino a sognare di trovare nel fratello un nuovo amante, quando scopre che l’uomo è un folle violento, e allora la fattoria diventa una gabbia da cui è difficile fuggire. Un thriller di buona fattura, che mostra il peso del desiderio e la follia che accompagna ogni movimento di quello strano essere che è l’essere umano. IL MINISTRO BRAY ieri al Lido ad un incontro sul futuro del cinema, ha detto che «dobbiamo sollecitare la volontà di tutti a fare sistema per valorizzare la qualità del cinema italiano». Bray ha ricordato che il governo «da subito ha preso impegni importanti sul cinema e la cultura e, come promesso, stabilizzato il Tax credit a 90 milioni di euro». Per riportare il cinema italiano a livelli sempre maggiori il ministro dei Beni culturali ha intenzione di «dare grande spazio al Centro Sperimentale di Cinematografia, valorizzare le produzioni e i giovani autori». Quanto al nuovo palazzo del cinema per Venezia, Bray ha risposto che «Venezia ha bisogno sopratutto di un luogo per il mercato del cinema». «Il cinema, con il suo linguaggio capace così tanto di coinvolgere e toccare nel profondo, è fondamentale per l’integrazione e i cambiamenti culturali sui migranti», ha detto il ministro all’Integrazione Cecile Kyenge anche lei ieri alla Mostra del Cinema. Intanto oggi torna il glamour: sarà il giorno di Scarlet Johansson, seducente aliena in Under the Skin.
Effettua il login o registrati
Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.