Dalla rassegna stampa Libri

Il servo di Byron Franco Buffoni Fazi, 2012, 16 euro

… si impose una storia d’amore e di lealtà, quella con il suo servo Fletcher, l’unico che non l’avrebbe abbandonato mai e che gli sarebbe stato accanto, fedele e devoto, dagli anni dell’adolescenza fino alla morte…

Interessante tassello di un ampio progetto di «riscrittura» della civiltà letteraria occidentale, Il servo di Byron di Franco Buffoni ci restituisce, attraverso il godibilissimo impianto della no-novel fiction già sperimentato dallo scrittore lombardo, un’immagine del tutto inedita ed eterodossa del poeta romantico per eccellenza, cioè Lord Byron, le cui passioni, oggi apprendiamo, non riguardarono solo donne fatali, bensì soprattutto ragazzi, gli Eusthatius, i Nicolò e i Lukas che infiammarono il suo cuore di passione e ne consumarono lo spirito fino alle estreme conseguenze. Poi, su tutti gli amanti e su tutte le infatuazioni che costellarono la vita di Byron, suggerendo al poeta versi indimenticabili, si impose una storia d’amore e di lealtà, quella con il suo servo Fletcher, l’unico che non l’avrebbe abbandonato mai e che gli sarebbe stato accanto, fedele e devoto, dagli anni dell’adolescenza fino alla morte. Ed è proprio attraverso la voce di Fletcher che possiamo ripercorrere la vita del grande poeta inglese, scoprendo, per esempio, come i suoi spostamenti continui non fossero sempre dettati dalla moda del Grand Tour, quanto dalla necessità di fuggire alla violenta persecuzione perpetrata dalla legge inglese ai danni delle persone omosessuali. Infatti, proprio negli anni in cui erano andate diminuendo in Inghilterra le condanne per eresia e stregoneria, quelle per sodomia continuavano tragicamente a imperversare. Così apprendiamo che alla fine del Settecento, in piena età dei lumi, i condannati per sodomia venivano ancora arsi sul rogo, annegati, murati vivi, smembrati o trucidati alla gogna e poi impiccati. Dunque era d’uopo, per chi a buon diritto non voleva rinunciare al proprio desiderio ed alla propria felicità, tenersi quanto più lontano possibile dalla madrepatria britannica, raggiungendo, casomai, le terre orientali per fare esperienza diretta del cosiddetto Turkish mood, cioè dell’amore libero con i ragazzi. Certo compaiono anche delle figure femminili tra le avventure erotiche di Lord Byron, ma nella stragrande maggioranza dei casi si trattò di avventure a cui il poeta decise di concedersi per comprensibile calcolo di convenienza, avventure finalizzate spesso a depistare i sospetti sul proprio conto. Con stile asciutto e rigorosa fedeltà al dato storico-documentario, Franco Buffoni ci consegna, con Fletcher, una figura struggente di amante poetico e splenetico, vero capolavoro di ricostruzione narrativa del personaggio: fool of passion, cioè «scemo dell’amore», come si definisce nelle ultime pagine, allorché con fierezza ricorda che nella biografia di Byron scritta da Trelawny, uomo che conobbe bene l’autore del Manfred, sia scritto chiaramente che lui e il suo padrone erano dagli amici percepiti «as a couple», cioè come una coppia. Non possiamo, dunque, non riportare le parole che Flatcher pronuncia sperando in un futuro migliore per le persone omosessuali: non so quando, ma sono convinto che verrà un giorno in cui a Piccadilly due ragazzi potranno camminare tenendosi per mano. Sarà allora la vittoria Byron (…) degli impiccati di Vere Street e, se permettete, un po’ anche la mia.

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