Dalla rassegna stampa Libri

Lettere all'amante, quasi una madre

…Il problema era la scarsa valutazione, da parte di Colette, dell’amore saffico, un ripiego per donne «che si rifugiano l’una tra le braccia dell’altra per piangere e dormire, fuggire dall’uomo spesso cattivo…

Sul palcoscenico a un tratto la tunica di Colette, lacerata da uno strappo sapiente del compagno di scena, liberava un seno. Molti anni dopo Maurice Chevalier ricordava: «Aveva il seno più appetitoso del mondo». Dietro le quinte l’attendeva l’amante del momento, Missy, Mathilde de Morny, celebre per la sua abitudine a vestirsi e comportarsi da uomo. Pallida e cupa, i capelli corti pettinati virilmente, Missy non disdegnava talvolta dei baffi posticci fatti con i peli del suo cane preferito. Solo quando Missy si era azzardata a recitare una scena d’amore con Colette il pubblico aveva reagito, prima insultando le due donne, poi aggredendo il marito della scrittrice, Willy. Dopo avere sospinto la moglie tra le braccia delle sue amanti, Willy l’aveva apertamente appoggiata nella sua lunga avventura con la lesbica più nota del secolo. Non era stato il solo. Anche l’apprensiva madre di Colette apprezzava quel solido legame.
«Missy, ho soltanto lei al mondo», proclamava la capricciosa autrice che si faceva coccolare e riempire di regali, tra cui una villa, dal «compagno fedele, onesto e tenero che mi ha salvato». Cosa che non avrebbe fatto a sua volta quando Missy, impoverita, le avrebbe chiesto invano aiuto per poi, disperata, uccidersi. Queste commoventi lettere raccontano la difficile relazione tra una giovane donna umiliata e abbandonata dal marito e la sua matura compagna. Malgrado «la disinvoltura maschile, le ottime maniere, la sobrietà dei gesti, il virile equilibrio del corpo», sul pallido viso di Missy restava un’incancellabile timidezza. Ultima figlia del galante duca de Morny, fratellastro di Napoleone III, aveva troncato ogni rapporto con l’aristocrazia e preferiva la gente qualunque.
Il problema era la scarsa valutazione, da parte di Colette, dell’amore saffico, un ripiego per donne «che si rifugiano l’una tra le braccia dell’altra per piangere e dormire, fuggire dall’uomo spesso cattivo. E gustare, più di qualsiasi piacere, quello amaro di essere simili, deboli, dimenticate». Per Colette, la marchesa, sempre pronta a perdonare le tante infedeltà dell’amata, era una specie di madre. «Solo la parola amore è in grado di esprimere la completa, complessa ed esclusiva tenerezza che ho per voi». Quando morì, Colette non andò al suo funerale, come non era andata a quello della mamma.

Lettere a Missy

Colette
traduzione Anna Morpurgo

Archinto, Milano pagg. 216|€ 17,00

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