Quasi ogni anno il mercato accoglie in sé un’eccezione, un caso, un film che inaspettatamente riesce ad alterare le statistiche non solo di incasso, masoprattutto di resistenza di durata. Quando accade si tratta di film piccoli, minori, a volte indipendenti, che si fanno strada nella famosa e ormai feroce genitura in sala, attraverso quell’antico meccanismo popolare che consiste nel «passa parola». Una volta, quando il cinema era davverounintrattenimento popolare, il passa parola era uno strumento di marketing naturale che si basava su di un atto di fede verso la «parola» di un amico o conoscente.
Oggi il passa parola ha le ali spuntate perché per funzionare richiede un tempo di aggiustamento che il mercato non accetta più, vuole forse un tempo di vita che il cinema non tollera più. I casi e le eccezioni, infatti, si attestano per quei film piccoli, accoltida sale meno isteriche ed esercenti più rilassati. Qualche anno fa, per citare non «un» caso ma «il» caso, fu la volta de Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti (rimasto in programmazione al cinema Mexico di Milano per un anno).
Quest’anno la Palma della miglior tenitura in sala potrebbe toccare invece a un film di un regista rumeno, quel Radu Mihaileanu autore con Train de vie e Vai e vivrai di piccole favole in grado di conquistare un grande pubblico.
TUTTO L’INVERNO
Il suo ultimo film, Il concerto, è stato nelle sale italiane per tutto l’inverno e oggi ancora, tant’è che tutt’ora non possiamo non registrare l’anomalia, invero rara, di un film ancora in sala che ha già pronta e distribuita la versione per l’homevideo, ragione per cui qui ne parliamo. Le cosiddette «finestre» per la distribuzione in homevideo si sono – come chiunque segue il cinema si sarà accorto – di molto accorciate. In sostanza è possibile trovarsi un bel dvd di un film distribuito in sala a pochi mesi dalla sua uscita (cosa impensabile solo qualche anno fa). Ci sono casi tutt’altro che virtuosi di film che escono a velocità della luce dalla sala (tipo dopo una settimana) per poi giacere sugli scaffali delle librerie in versione dvd (e prendere chissà qualche consenso in più).
Il concerto invece doppia se stesso. La favola di una orchestra di ebrei russi emarginati ai tempi di Breznev e ora alla ricerca di un riscatto fingendosi il Bolshoi in tournée a Parigi è di romantica ambizione e strappa davvero qualche lacrima in quel finale tutto musicale, quando si compie il sogno, allora interrotto, di suonare per intero il Concerto n.35 per violino e orchestra di Ciaikovskij. La versione homevideo, piuttosto scarna negli extra, ha unvalore aggiunto assoluto: restituisce la lingua originale, parlata in russo e francese, nonsenza una messe di giochi fonetici e linguistici (necessariamente castrati in quella doppiata in italiana, con tanto di finto russo).
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