Dalla rassegna stampa Cinema

Checco Zalone Il gran ballo del comico post-politico

Oramai è il tormentone globale dell’Italia del nuovo millennio: Checco Zalone, il comico delle veline «che se la danno faranno le deputate» (musica di De André…), sta sbaragliando anche il box office dei cinema italiani.

In tv Dal Silvio-D’Addario in salsa De André alla satira anti-leghista
…e al cinema Il suo film, «Cado dalle nubi», sbanca i botteghini

«Ti faccio fare la velina/ti faccio fare la deputata/ti faccio fare la fiction Rai/ma solamente se me la dai». Canticchiatela sull’aria del Pescatore di De André, e forse proverete una profonda vergogna per voi stessi –ma se poi penserete che allude a Berlusconi e alla D’Addario, la troverete felicemente liberatoria. Stiamo parlando di quello che era, fino a venerdì scorso, il picco della carriera artistica e politica di Checco Zalone, il nuovo fenomeno comico del cinema italiano. Chi segue la tv (soprattutto Zelig) sa che l’attore/ cantante pugliese è da qualche tempo il principe della parodia zozza.
Un vero maestro di un’arte antichissima, che risale almeno al Quartetto Cetra (che peró la realizzava in modo infinitamente piú lieve): si prende una canzone famosa e la si reinterpreta cambiando le parole, ricavando doppi sensi (anche osceni) dove nell’intenzione c’era poesia, adattandola all’attualitá. Se cercate Checco Zalone su YouTube, troverete decine di esempi, come la folgorante trasformazione della Leva calcistica della classe ’68 di De Gregori in una canzone dedicata ad Antonio Cassano («chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai/di allenatori che non ti hanno capito mai/volevano farti allenare come un mulo/ hai fatto bene a mandarli affanculo »).
Ma qualche tempo fa Zalone e il suo autore – nonché regista e sceneggiatore del suo film, Gennaro Nunziante – l’hanno fatta, o credevano di averla fatta, fuori dal vaso: su Canale 5 hanno mescolato La canzone di Marinella e Il pescatore, di De André, facendone un’epopea trash sulla vicenda Berlusconi/D’Addario. È andato tutto in onda, senza censure – e del resto si sa che Italia 1, e a volte anche Canale 5, si permettono cose che il Tg1 di Minzolini censurerebbe al volo. Naturalmente i soliti bene informati hanno pensato che fosse tutto concordato, per dimostrare che il regime è un’invenzione della sinistra.
Ma Checco nega: «Certo, appena l’ho finita di cantare c’era gente in studio che a gesti mi malediceva, ma nessuno mi ha rimproverato esplicitamente. C’è chi ha ipotizzato che fosse stato organizzato tutto per mostrare che non c’è censura, ma non è così: il pezzo l’ho scritto con Gennaro Nunziante un paio di mesi prima dello spettacolo, ci siamo detti che quando l’avremmo fatta in pubblico la vicenda sarebbe stata giá dimenticata.
E invece…». Conoscendo un po’ il personaggio – che è ruspante, ma per niente naif – tendiamo a credergli. Poi, è uscito il film. Distribuito da Medusa, e sperticatamente lodato in conferenza stampa da Carlo Rossella, che ormai si diletta nel dispensare abbracci mortiferi agli artisti della scuderia (a Venezia i suoi viscidi elogi al film di Tornatore gettarono nell’imbarazzo la Biennale tutta, a cominciare dallo stesso Tornatore). Si sa, pecunia non olet, e Cado dalle nubi – il film diretto da Nunziante, del quale Checco è protagonista assoluto – di pecunia ne sta rastrellando assai: 2.682.744 euro d’incasso al primo week-end, e primo posto al box-office scalzando nientemeno che i vampiri di New Moon (per altro sfottuti in una scena). La morale che se ne trae è che, se i film portano incassi e prestigio (tipo candidature all’Oscar, vedi Baaría), Medusa li fa.
Anche se sono «comunisti» o, come nel caso di Zalone, politicamente scorrettissimi.
Abbiamo recuperato Cado dalle nubi ieri pomeriggio, all’Adriano di Roma. In sala non c’era quasi nessuno, ma erano le 15, non fa testo. Il film va bene e continuerà ad andar bene. Del resto, non potevamo piú stare senza: il tam-tam degli amici si era fatto insistente. No, non solo gli amici che ci dicevano: guarda che è carino, fa ridere, vallo a vedere. Anche e soprattutto gli amici che chiamavano per chiederci se Zalone e Nunziante sono nostri amici – o nemici, chissà.
BAMBOCCIONE COZZALONE
Ci spieghiamo: nel film c’è un personaggio che si chiama Alberto Crespi. È un professore universitario molto trombone che ha scritto un assurdo libro intitolato Stati di famiglia, e per il quale ha una cotta la ragazza di cui Checco è innamorato. È un’ovvia coincidenza –ma se non lo fosse, siamo onorati: contendere la fidanzata al comico del momento non è da tutti! Alla fine la ragazza sceglie Checco, e come darle torto? Sí, Cado dalle nubi è anche una storia d’amore: Checco è un «bamboccione» che a 30 anni perde tempo nel suo paesino natío (Polignano a Mare, quello dove nacque Domenico Modugno) sognando di diventare un cantante. Ma quando la sua ragazza Angela, alla quale ha fin lí dedicato tutte le sue canzoni, lo molla Checco raggiunge il cugino a Milano, per inseguire il suo sogno. Lí, comincia a collezionare gaffes: il cugino vive con il suo compagno (Dino Abbrescia e Fabio Troianosono buffissimi nei ruoli da checca pazza) e Checco dichiara subito il suo odio per i «ricchioni», poi ottiene un ingaggio a una festa leghista e, credendo di essere a un raduno di calabresi, sfodera un repertorio sudista che dá scandalo. Fa la corte a Marika (sí, quella che è innamorata di Alberto Crespi: l’attrice è Giulia Michelini) e scopre che suo padre è proprio il capo dei leghisti (il solito, strepitoso Ivano Marescotti).
ALTRO CHE CINEPANETTONE
La satira anti-leghista è uno dei fili rossi del film, e tocca momenti sublimi: in piena ansia da prestazione, Checco fa pipí nell’ampolla dove era raccolta la sacra acqua del Po; poi, quando va a casa di Marika, si indigna quando il papá non apprezza le orecchiette. In generale il film è piú tenero che volgare, e la scorrettezza politica dello Zalone televisivo risulta un po’ annacquata. Comunque si ride: molto piú che in un cinepanettone. Prima del film c’era il trailer di Natale a Beverly Hills: beh, è cento volte piú trucido di Cado dalle nubi. Forse varrá la pena di chiudere spiegando che Checco Zalone è il nome d’arte di Luca Medici. Per capire lo pseudonimo, dovete leggerlo tutto di fila e poi spezzarlo in «che cozzalone»: in barese, è come dire «che tamarro» (alla milanese) o «che coatto» (alla romana). Se Checco è appunto un «cozzalone», Luca è una persona preparata, con un talento musicale non indifferente e una testa pensante che potrebbe regalarci molte altre risate in futuro. Certo, il secondo film sará una scommessa, e andrá verificata la tenuta del personaggio/Checco (ma forse Luca si inventerà nuovi alter-ego, nuove storie). Per il momento, andate su youtube e sentitevi la canzone sulla D’Addario: è la satira politica piú forte del momento, altro che Grillo!

Il manuale filosofico (e un cd)
del signor Luca Medici

Il fenomeno Checco Zalone esplode anche in libreria con l’arrivo del cofanetto (libro+cd) «Cado dalle nubi» (Mondadori, euro16.90). Il libro è un vero e proprio manuale che arricchisce la storia del film omonimo campione d’incassi, suggerendo alcune divertenti regole fondamentali e una serie di accorgimenti per diventare cantanti famosi. «Il cantante di successo deve essere povero perché fa curriculum. Se malauguratamente si fa parte di una famiglia ricca si è messi malissimo.La povertà fa simpatia,certo, ma non è una condizione piacevole. Nonostante ciò, è un trampolino di lancio fondamentale per il successo» spiega Luca Medici, in arte Checco Zalone. A far da colonna sonora le canzoni del film raccolte nel cd.

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