LA MOVIDA OMOSESSUALE
Fino a settembre trecento metri pedonalizzati vicini al Colosseo Protestano i residenti
Gli auguri dei ministri Ferrero, Melandri e Pollastini e la raccolta di firme di An
Baci all´aperto, tatuaggi e balli L´iniziativa è stata voluta dal Comune
In migliaia per l´inaugurazione fra musica rock, bar e pizzerie
ROMA – La notte è calda, gli abbracci ancora di più. Baci profondi e corpi incollati. Lui con lui, lei con lei, sul muretto dell´amore gay si bevono mojito e caipirinha, e sarà pure un fazzoletto di strada, trecento metri o poco di più, ma lo scenario è tra i più belli del mondo, crocevia della Storia dove la Roma pagana e quella cristiana si incontrano, di qua il Colosseo e i gladiatori, di là le basiliche dei primi martiri e pontefici, San Clemente, i Santissimi Quattro, la Chiesa delle origini e delle persecuzioni. Un vero melting pot di sacro e profano, quanto basta perché la prima gay street italiana, inaugurata ieri sera dopo mesi di polemiche con gli auguri dei ministri Ferrero, Pollastrini e Melandri, e l´ostilità della Destra capitolina, finisse subito tra i luoghi di culto del mondo omosessuale, nuova zona franca del divertimento trasgressivo e irriverente.
Eccola alle due del mattino la movida gay, il Colosseo è illuminato a giorno, si balla nell´afa ma non importa, canottiere e muscoli a vista, jeans che disegnano i genitali, divise normalissime accanto a nude look di tatuaggi e seni scoperti. Via di San Giovanni in Laterano si trasforma in salotto-discoteca a cielo aperto, fino all´otto settembre sarà off limits alle auto per decisione del comune di Roma, con grande soddisfazione dei commercianti della strada e con qualche protesta degli abitanti della zona. Dal Coming Out, locale dove tutto ha avuto inizio sette anni fa, al My Bar, i cui barman dalle sei di pomeriggio in poi sono rigorosamente gay, in migliaia affollano questi trecento metri di selciato che hanno spaccato Roma, ultima tra le capitali mondiali a poter “recintare” il proprio pezzo di città gay. Oltre però è guerra aperta tra chi ritiene, come il ministro della Solidarietà Paolo Ferrero che la gay street, «sia un passo in avanti contro le discriminazioni e le diversità», e Alleanza Nazionale che invece ha promosso una raccolta di firme a sostegno dei carabinieri che pochi giorni fa hanno denunciato e fermato Michele e Roberto, sorpresi a baciarsi (e molto di più) di fronte alla maestosa bellezza dell´Anfiteatro Flavio.
Sesso sì, atti osceni no, e per chi proprio vuole andare oltre ci sono, ad un passo, i boschi di Colle Oppio, pericolosi ma solitari. Sara e Marina, lesbiche poco più che ventenni spiegano che «la gay street è una conquista, finalmente un luogo tutto per noi, dove abbracciarsi e tenersi per mano, magari darsi un bacio, un bacio vero, senza essere guardate a vista, e poi qui se agganci, se rimorchi insomma, sai che l´altra è come te… «. Francesco e Giuseppe, napoletani dell´hinterland, amici ma non amanti, si interrogano invece se questi trecento metri di “free zone” non siano l´anticamera di un ghetto, ma poi prevale il gusto di ritrovarsi tra simili, «perché non sapete a Napoli quant´è difficile dichiarare la propria omosessualità». Facce, storie, relazioni, convivenze, l´età media è sotto i trenta, ma non mancano i giovani adulti, professionisti affermati, gay dichiarati. Alla spalle di molti un compleanno fondamentale, il giorno in cui si è fatto outing, quella data in cui, specifica Roberto Ferrucci avvocato, 35 anni di cui gli ultimi tre di felice convivenza con Luca, commercialista, «ognuno di noi è finalmente uscito dal silenzio, ha smesso di vivere da clandestino». Perché sembra semplice ma non lo è. «Sono gay da sempre – ricorda Roberto, uno dei pochi a voler comparire con nome e cognome – fin da adolescente avevo capito che le mie pulsioni mi portvano verso i maschi anziché le femmine… Per anni ho avuto relazioni e amori senza che nessuno nella mia cerchia familiare e lavorativa sospettasse nulla. Poi grazie a Luca ho spezzato la catena: oggi lo sanno anche i miei genitori, se ci fosse il matrimonio sarei il primo a presentarmi in Comune».
Musica rock e techno soft. Ieri notte, all´inaugurazione della gay street, le associazioni di lesbiche e omosessuali hanno ricordato con un minuto di silenzio la trans uccisa a Roma, tra loro Chiara Acciarini, sottosegretario del ministero della Famiglia, l´ex presidente dell´Arcigay Grillini, e poi in ordine sparso politici locali e nazionali dei Verdi, della Rosa nel Pugno, Prc, Sinistra Giovanile… Era il 2001 quando Annalisa insieme alla sua fidanzata di allora e ad un´altra amica aprì il “Coming Out” in via di San Giovanni in Laterano, il primo pub “Lgbt”, acronimo per definire un luogo lesbo-gay-bisex-transgender. «Oggi – racconta – la mia storia d´amore è finita ma il locale va benissimo. Piano piano siamo diventate il punto di riferimento di tutta la comunità, da anni chiedevamo che il Comune ci concedesse questo spazio libero, oggi la cosa più bella è che anche gli altri locali della strada si sono trasformati in bar e pizzerie gay, e guadagnano molto di più di quando qui passavano soltanto i turisti del mordi e fuggi… L´omofobia c´è, è forte, per questo c´è bisogno di zone ed eventi dove lesbiche, trans, omosessuali possano ritrovarsi senza paura e senza timori. No, non ho paura del ghetto, credo che nel mondo “Lgbt” ci sia una naturale tendenza a creare dei luoghi speciali. Le gay street esistono in tutte le capitali del mondo, anzi sono dei veri e propri quartieri, che diventano polo di attrazione e di tendenza per tutti».
Forse. Il passaggio dalla free zone al ghetto può anche essere molto breve, ma per adesso è estate, tempo di storie e di avventure. Daniele è giovanissimo, 18 anni: «Non ho paura di un recinto, ho paura della società che mi emargina. Guarda quelle due, si baciano in bocca. Pensa se fossero in un altro posto…. Qui posso trovare amore, sesso o soltanto un drink. Per me è già una conquista».