Snails in the Rain

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Snails in the Rain

Tel Aviv, estate del 1989. Boaz (interpretato dal modello Yoav Reuveni), affascinante studente di lingue, riceve delle lettere d’amore anonime da parte di un uomo che mettono in dubbio la sua sessualità e rompono l’equilibrio con la sua amorevole ragazza. Boaz pensa dapprima che si tratti di un errore, che la lettera sia in realtà indirizzata ad un’altra persona. E’ una lunga busta bianca infilata nella sua cassetta postale che inizia con: “Caro Boaz, non chiederti chi sono e come ti ho conosciuto. Ti penso moltissimo. Mi sento molto imbarazzato a stare qui, alla mia scrivania, a scriverti questa lettera, ma non ho il coraggio per fare altro. Ti scriverò ancora”. Turbato, accartoccia la lettera, ma si sente anche piacevolmente sorpreso e sorride. Controlla comunque che nessuno lo stia guardando. Sulla strada verso l’università, dove segue i corsi linguistici, quasi se ne dimentica. Quando arriva a casa, la sua ragazza Noa gli ha preparato la sua torta preferita. Stanno aspettando una risposta dalla Università Ebraica di Gerusalemme sulla borsa di studio di Boaz (siamo nel 1989 quando funzionavano ancora le cassette postali), per questo ogni giorno Boaz si reca all’ufficio postale. Dove adesso continua invece a trovare una lettera d’amore gay. Sembrano scritte da un omosessuale velato, parlano del suo mondo interiore e del suo bisogno d’amore. Chi è l’uomo che ha invaso la vita privata di Baez? Come fa a conoscere tanto di lui? Baez inizia ad essere turbato. Potrebbe essere chiunque, tutti lo ammirano e guardano con interesse. Ma adesso il problema principale è Baez stesso. Ritorna a mettere in dubbio la propria eterosessualità. Affiorano tanti ricordi del passato, quando si sentiva attratto dagli uomini e passava con loro momenti indimenticabili: Nir, il suo compagno d’armi e combattimento, o l’uomo tedesco che si addormentava su di lui in un ostello della gioventù europea. Questi pensieri mettono in crisi il suo rapporto con Noa e sconvolgono la sua vita quotidiana. Nella sua quarta lettera, l’ammiratore segreto gli dà un ultimatum: ” Giovedì prossimo alle 22.00 mi troverò nascosto in un posto dal quale potrò vedere le tue finestre. Se vuoi che contnui a scriverti accendi e spegni tre volte la luce della cucina… Se non lo farai io non ti darò più fastidio e questa sarà la mia ultima lettera che ricevi”. Sono quasi le 22 e Boaz non sa ancora cosa fare… E non sa nemmeno che poche ore prima Noa si è incontrata con l’uomo del mistero, è venuta a conoscere tutta la storia ma non ha detto nulla a Boaz…

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3 commenti

  1. Grazie al cielo in questi ultimi anni si assiste ad una produzione consistente di film a tema (anche se, purtroppo, non tutti trovano una adeguata distribuzione, anzi..) tanto che noi appassionati facciamo addirittura fatica a starci dietro..eppure raramente mi è capitato di assistere ad un racconto tanto appassionante sui turbamenti relativi alla propria identità e alla coscienza di sè come in questo – bellissimo – film israeliano. Mi è piaciuto tantissimo e mi ci sono ritrovato parecchio (nonostante a me nessuno abbia mai scritto quelle brucianti lettere d’amore sigh 🙂 e credo che in molti possono identificarsi nei dubbi del protagonista – tra l’altro, bonissimo. Ho amato la regia e le interpretazioni e anche se non ho apprezzato tantissimo il finale, non solo in sè ma anche perchè un po’ troppo raffazzonato. Inoltre, da appassionato di thriller morbosetti, avrei posticipato il momento in cui si capisce chi fosse l’autore delle lettere. In ogni caso, un gran bel film con un protagonista oltre che bello da togliere il fiato, anche molto bravo. Ho visto pochi film israeliani, tra quelli a tema e non, anche perchè un numero davvero esiguo trova una distribuzione decente qui da noi, ma la qualità di quasi tutti quelli che ho visto è sempre molto alta.

  2. maurizio

    bel film bravi gli attori , non si puo non sperare fino alla fine che quelle luci vengano accese, lascio a voi scoprirlo.Alla fine comunque la scelta sarà quella giusta?? il dubbio rimane

  3. Un altro affascinante film israeliano di tematica gay. Mi colpisce sempre che questo piccolo paese (che con il Vaticano è l’unica teocrazia sulla terra e che come quest’ultimo dottrinalmente condanna l’omesessualità) sia così fertile di film acuti e open minded sull’argomento gay. Probabilmente è l’atmosfera di “the bubble” , Tel Aviv , che riesce ad abbattere i paletti della morale ufficiale.
    Qui lo splendido protagonista Yoav Reuveni (che tra l’altro è stato modello di Armani) interpreta più che dignitosamente il dramma della cognizione della propria identità sessuale. Dramma scatenato da lettere anonime inviategli da un ammiratore innamorato di lui , lettere che lentamente fanno affiorare tutti i desideri confusi e sempre repressi che hanno accompagnato tutto l’arco della sua vita. L’infelicità della repressione e della non accettazione di sè è molto bene espressa nella scena finale , che pur nella sua diversità mi ha fatto tornare alla mente “Maurice” dove Hugh Grant , ex amante di Maurice , scontento e infelice si ritira di notte con la moglie mentre Maurice corre al suo appuntamento d’amore.
    Vedete questo film , è decisamente interessante. Voto 8

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“…«The Garden of Dead Trees» (Il giardino degli alberi morti) è invece un luogo d’incontri omosessuali di Tel Aviv, una città laica, aperta e progressista, molto lontana dalla realtà religiosa del paese. S’intitola così anche un racconto di Yossi Avni Levy da cui Yariv Mozer ha tratto il suo primo film, «Snails in the Rain» (Lumache sotto la pioggia, foto ) – una sorta d’invito agli omosessuali a uscire dal guscio – presentato al Festival des Films du Monde di Montréal. Il regista israeliano – che nel 2008 è stato uno dei protagonisti al Gay Village di Roma del Gender Docufilm Fest dedicato a una nuova definizione dell’identità di genere – aveva firmato il documentario «The Invisible Men» (Gli uomini invisibili), premiato al Sundance Film Festival, sulla difficoltà di essere palestinesi e omosessuali in Cisgiordania e a Gaza. Il cinema d’Israele si è affermato per storie legate alla politica e alla guerra, ma sa mostrare senza tabù anche quella controcultura aperta ai diritti e alle libertà delle minoranze, sessuali comprese. Con film come «Yossi & Jagger» e «The Bubble», Eytan Fox ha raccontato la realtà degli omosessuali nel Tzahal, le forze armate di Israele, che dal 1993 arruolano anche Gay e lesbiche, vincendo qualsiasi pregiudizio omofobo. Una realtà che fa da sfondo ora in «Snails in the Rain». Ambientato nell’estate del 1989, il film ha per protagonista Boaz, un affascinante ma malinconico venticinquenne che studia lingue – interpretato non a caso da un modello di Armani, Yoav Reuveni. Il giovane, che riceve molte attenzioni da parte delle ragazze, conduce una vita fin troppo tranquilla, anche banale, in compagnia della fidanzata. Fino a quando comincia a ricevere lettere d’amore da un anonimo ammiratore maschio: chi è? Perché ha scelto lui? Turbato, Boaz vive un conflitto interiore, ha paura di quelle lettere ma non può fare a meno di aspettarle, comincia a scrutare negli occhi degli uomini che frequenta per cercare di scoprire il misterioso innamorato, e si accorge che potrebbero essere tutti (o quasi) – gli sguardi fugaci, le conversazioni casuali, i comportamenti di molti sono ambigui. La sua identità sessuale comincia a vacillare, mentre affiorano i ricordi di un passato in cui si sentiva (ricambiato) attratto dagli uomini, quando era nell’esercito…” (Paolo Cervone, Corriere della Sera)

CRITICA:

It’s 1989, Boaz (Yoav Eruveni), an extremely alluring and captivating linguistic student is receiving anonymous letters. He goes everyday to the post office to check on the status of a pending scholarship. Instead, he receives obsessive letters detailing very inner feelings from someone very close to him who’s invaded his inner peace with emotionally suggestive and romantic overtones. These letters have a deteriorating effect on his psyche as well as his relationship with live in girlfriend Noah (Moran Rosenblatt). As the letters progressively consume the daily thoughts and dealing of Boaz, his inner anguish is unleashed upon his girlfriend, hence having a threatening and corroding effect on him. Paranoia takes over when everyone he meets becomes a possible suspect of the daily correspondence. Doubt ensues as a very conflicted, emotionally fragile and volatile Boaz goes on a quest to find himself while trying to maintain some semblance of sanity as he comes to grips with the reality that his life will no longer be the same courtesy of this secret admirer. Filmmaker Yariv Mozer has assembled an eloquent, intriguing and sexually charged whodunnit drama that slowly unravels the different layers of the main characters inner self. The arrivals of these letter are only the catalyst to which the main character reacts in order to find and deal with his inner demons. Once he’s found the cause for the way he’s feeling, his passage to acceptance ultimately prove to be sobering and freeing.
This is an excellent and involving film from Israel which reflects the many conflicting layers of despair as the hidden realities of relationships within the confines of higher education propels true feelings to surface forcing the conflicting main character to find himself in the process, as he tries his hardest to blend in with family and society’s expectations. (Imdb)

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It’s 1989, Boaz (Yoav Eruveni), an extremely alluring and captivating linguistic student is receiving anonymous letters. He goes everyday to the post office to check on the status of a pending scholarship. Instead, he receives obsessive letters detailing very inner feelings from someone very close to him who’s invaded his inner peace with emotionally suggestive and romantic overtones. These letters have a deteriorating effect on his psyche as well as his relationship with live in girlfriend Noah (Moran Rosenblatt). As the letters progressively consume the daily thoughts and dealing of Boaz, his inner anguish is unleashed upon his girlfriend, hence having a threatening and corroding effect on him. Paranoia takes over when everyone he meets becomes a possible suspect of the daily correspondence. Doubt ensues as a very conflicted, emotionally fragile and volatile Boaz goes on a quest to find himself while trying to maintain some semblance of sanity as he comes to grips with the reality that his life will no longer be the same courtesy of this secret admirer. Filmmaker Yariv Mozer has assembled an eloquent, intriguing and sexually charged whodunnit drama that slowly unravels the different layers of the main characters inner self. The arrivals of these letter are only the catalyst to which the main character reacts in order to find and deal with his inner demons. Once he’s found the cause for the way he’s feeling, his passage to acceptance ultimately prove to be sobering and freeing.
This is an excellent and involving film from Israel which reflects the many conflicting layers of despair as the hidden realities of relationships within the confines of higher education propels true feelings to surface forcing the conflicting main character to find himself in the process, as he tries his hardest to blend in with family and society’s expectations. (Jorge Ameer, hollywoodindependents.com)

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