Baby Love

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Baby Love

Manu è un pediatra gay quarantenne, innamoratissimo del suo compagno Philippe, avvocato, col quale convive armoniosamente da alcuni anni. Ora però, i due non si trovano d’accordo sul fatto di adottare un bimbo, cosa che Manu desidera ardentemente. La loro vita è comunque felice, dice Philippe, che non riesce a sopportare l’idea di un pargolo frignante per casa. Manu però è deciso ad andare avanti, anche a rischio di mettere in pericolo la loro unione… Il film, opera prima del regista, ha avuto un notevole successo di pubblico in Francia (un po’ meno di critica) dove è stato distribuito in più di 250 copie. La problematica della coppia gay e della genitorialità gay è affrontata con naturalezza, come si può rilevare anche dal titolo originale, Comme les autres, Come gli altri. Anche se il regista cerca di farci capire che invece, a differenza di una coppia etero, con una coppia gay che vuole diventare genitori sono tutti molto più esigenti. Qualche stereotipo riaffiora ogni tanto come quando Manu, aspettando la visita dell’assistente sociale, vuole liberarsi di tutto quello che rende la casa troppo gay. In ogni caso il film si rivela più audace nella rappresentazione del sesso etero che in quello gay, dove dobbiamo accontentarci di un innocente bacio tra i due protagonisti maschili. Ma non possiamo pretendere sempre tutto… anche perché il film viene promosso dalla distribuzione italiana come “la più bella e insolita favola di Natale” ed è stato presentato al IX Sottodiciotto Filmfestival di Torino. Averne!

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22 commenti

  1. zonavenerdi

    Per me questo è stato un film con alti e bassi. Mi è piaciuto che si sia trattato dell’omogenitorialità; ma non mi è piaciuto che la si sia contrapposta a una relazione di una coppia. Sono favorevole che due gay possano diventare dei genitori; ma credo che come per gli etero bisogna guardare da caso a caso. Ecco, è questo il punto: la coppia del film non mi sembra per nulla pronta.

  2. istintosegreto

    Sono incappato in questo film girando i canali. Ne avevo sentito parlare al tempo dell’uscita, accompagnata da chiacchiere visto il tema spinoso (più in Italia che in Francia). Poi è caduto nel dimenticatoio, ed è meglio che lì rimanga. Non mi è piaciuto. Tutta questa insistenza sul diritto alla paternità è eccessiva. Chiedere alla migliore amica: “Facciamo un figlio insieme?” è sintomo di un malessere psicologico. Per come la vedo io, i diritti dell’intera comunità gay vengono mooolto dopo i diritti di un solo bambino. E qui, più che di adottare un bambino senza genitori, si parla di mettere al mondo una creatura per colmare un proprio vuoto interiore dovuto all’avanzare dell’età. Sbagliatissimo. Il film è quindi dannoso più che inutile alla causa. Molto meglio PATRICK AGE 1.5.

  3. rinaldo720

    E’ un film carino, ma un po’ scontato, ma recitato bene.
    Diciamo che va bene per una serata di evasione, magari se fuori c’è pioggia e si ha tanta voglia di famiglia.
    Alcuni aspetti sono un po’ stereotipati, comunque.
    Però come voto gli darei un 7.

  4. thediamondwink

    commedia carina, forse un pò troppo ricca di contenuti sociali, che rendono decisamente inverosimile lo stesso film. La trama è abbastanza ovvia, come del resto il finale, mi ricorda una commedia americana con Rupert Everett … sempre dello stesso genere.

  5. oltreparis

    sinceramente mi aspettavo qualcosa in piu, ma tutto sommato devo dire che ne vale la pena vederlo, è comunque un bel film, con un bel messaggio forte.certo non un capolavoro, ma comunque un gran bel film.

  6. Non mi è piaciuto molto, e in realtà non so perché…
    – la relazione della coppia protagonista non è ben mostrata, anzi per nulla
    – il motivo per cui Manu vuole avere un figlio così tanto anche a costo di mettere a rischio la sua fantastica relazione (ma quale, si scazzano già dalla prima volta che entrano in scena)
    – il motivo per cui Philippe non ne vuol sapere e poi invece repentinamente cambia idea
    in generale è ben poco curato… certo è un’opera prima, certo tratta senza stereotipi il tema gay, certo cerca di convincere che i gay possano essere buoni genitori… per questo merita un sei, ma credo che gli metterò cinque per abbassare un po’ la media perché 7 e mezzo è un voto davvero troppo alto e non se lo merita

  7. Buon film, attuale, molto francese nei dialoghi, nello stile di vita dei protagonisti.. Fa’ capire che quando c’è l’amore profondo, la voglia di stare insieme e un vero legame, si possono superare tutte le, piccole e grandi, difficoltà..

  8. Finalmente l’ho visto ,su you tube!E’ divertente e non è vero come ha scritto qualcuno che i protagonisti sono odiosi e il film è superficiale.Sono quarantenni in crisi disorientati dalla scelta del protagonista che vuole a tutti i costi un figlio.Ovvio che per tutto il film assistiamo ad una certa tensione fra lui e gli altri protagonisti dela vicenda.
    E’ vero che il film concede poco all’introspezione dei personaggi e non ci parla in modo prolisso di sofferenza e non ci sono patemi d’animo,come ad esempio nei film di ozpetek.I francesi sono già poco inclini a rappresentare lo struggimento “cattolico” e men che meno lo faranno in una commedia che ha l’intenzine d’essere leggera come questa.

  9. Bel film, mi è piaciuto molto, una commedia, ma anche una storia intensa è sentita; non sempre mi sono trovato daccordo con le motivazioni dei protagonisti, più spesso mossi da egoismi personali che da altri sentimenti, ma in fondo una bella storia che va di certo vista.

  10. Ernansecondo

    E’ una commediola che butta dentro tanti argomenti, taluni poco pertinenti (la sterilità del protagonista, ad esempio), in modo caotico e schematico. I protagonisti appaiono insensibili e radicalizzati su posizioni che livellano via tutti i dubbi e tutte le difficoltà propri di un omosessuale che voglia un bambino. Ne esce una pellicola “utile alla causa”, e quindi cmq positiva, ma del tutto insignificante per chi viva con profondità il problema.
    Lo sguardo è esterno e, per forza di cose, limitato. Troppi intrighi e troppo “equilibrio” creano un film ironico in modo superficialotto, impegnato ma non troppo.

  11. nocturnal

    l’ho visto ieri sera.. mi aspettavo una commedia brillante dalle tematiche attuali affrontate in modo intelligente e spiritoso ma con un minimo di profondità… siamo rimasti molto delusi, personaggi odiosi ed egoisti dalle motivazioni e ossessioni quanto meno oscure, e un intreccio fantascientifico che in confronto ALIEN sembra una storia molto più credibile…

  12. Avete sentito al TG1 di qualche giorno fa nella rubrica di mollicone mollica come se ne e’ parlato? O meglio di come NON se ne e’ parlato: con una circumlocuzione verbale degna del circo di moira orfei, mollica e’ riuscito a parlare di questo film senza spiegare di che cosa parlasse…

  13. fabrizioparigi

    io l’ho visto .
    il film è veramente ben fatto , soprattutto perchè dà un bel colpo allo stomaco a tutti gli stereotipi “gay” , se vi aspettate calde scene di sesso (omo o etero), baci da urlo etc etc , andate a vedere altro.
    questo film è la storia di un’adozione e sottilmente “suggerisce” che una coppia gay può benissimo divenire una coppia di padri a tutti gli effetti, al di là delle leggi , delle istituzioni e delle religioni .
    da vedere !!!

    giusto per la cronac in Francia ,Pascal Elbe e Lambert Wilson sono alcuni dei “machi” francesi per eccellenza….

  14. Le intenzioni del regista sembrano buone, ma nel trailler si vedono scene di sesso etero.due pesi due misure?Comunque non può che fare piacere ai gay che pure i registi etero si stiano appassionando alle nostre storie .

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trailer: Baby Love

https://youtube.com/watch?v=hLiADiEiAH8%26hl%3Dit%26fs%3D1

Varie

“…Uscito con buon successo nell’autunno parigino, è in realtà un racconto di Natale che porta gradite sorprese agli spettatori più esigenti in cerca di commedie intelligenti. Lambert Wilson è l’adorabile pediatra gay che non si rassegna a mettere da parte il suo sogno di paternità, contro le attese del suo compagno di vita. Finirà così a chiedere alla bella immigrata clandestina Pasca Elbe di prestarsi alla bisogna ma sottovaluta il trasporto amoroso della ragazza…” (La Gazzetta del Sud)

“…Sette milioni di euro di incasso in Francia, buone critiche e un mucchio di buone intenzioni tradotte in questo «Baby Love» («Comme les autres») un film non facile che riesce a miscelare dramma e comico senza mai perdere l’equilibrio. A firmarlo è un esordiente sul grande schermo, documentarista sino a ieri, Vincent Garenq che però ha scelto gli attori giusti, da Lambert Wilson a Pilar Lopez De Ayala, da Anne Brochet a Pascal Elbé, e li ha gestiti nel modo giusto…” (Silvia Di Paola, La Sicilia)

“… insomma “Baby Love” con gran sapienza mette in risalto una questione moderna, di grande attualità, in maniera originale, estremamente realistica, priva di inutile compiacimento….” (Giulia Pietrantoni, La Voce)

“…Racconto senza pregiudizi né stereotipi sui problemi che incontra un omosessuale papà finché non trova la donna che accetta il patto ma si innamora di lui perdutamente ed inutilmente. Finale lieto e buonista, dove non si discute il concetto di «normalità» ma si prende in esame una famiglia allargata…” (Maurizio Porro, Corriere della Sera)

“Piacevole, spiritosa e financo tenera commedia francese, che affronta con ironia un tema spinoso . Dunque in Baby Love, scritto e diretto da Vincent Garenq il pediatra parigino gay Emmanuel (Lambert Wilson) annuncia al compagno avvocato Philippe (Pascal Elbé) di aver fatto richiesta d’adozione. L’altro, che di figli non ne vuol sapere, prende e se ne va. Non resta che agganciare la studentessa argentina Fina (Pilàr Lòpez de Ayala)e farle la proposta indecente: matrimonio di convenienza in cambio di un bebè. Complicazioni in vista. Scoppiettanti i dialoghi, simpatici gli interpreti, credibile la storia. Che volere di più?” (Il Giornale)

“Bell’uomo sulla cinquantina, Lambert Wilson avverte il bisogno di diventare padre. C’è un inconveniente, però: forma una coppia omosessuale ben assortita con Pascal Elbè, che non avverte la sua stessa necessità. A sistemare (complicare?) le cose arriva una ragazza, che accetta di confezionare il pupo ma s’innamora del padre. Graziosa commedia gaiamente anticonformista: forse il più “natalizio” dei film di questo non proprio allegro Natale al cinema. Con l’avanzare della storia, la commedia degli equivoci e dei sentimenti prevale sul tema della paternità dei gay. Dai tempi del “Vizietto”, comunque, si son fatti passi da gigante.” (La Repubblica)

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Note di regia:

… Dall’inizio del film, volevo evitare gli stereotipi sugli omosessuali che si vedono oggi al cinema. È stata volontaria la scelta di girare la scena del loro incontro in un bar qualunque invece che in un bar gay. È stato volontario dar loro una vita ordinaria, con amici eterosessuali (Anne Brochet), una famiglia, un lavoro normale, e sicuramente anche una dose di noia. Insomma, volevo che fossero come gli altri… E credo che una scena d’amore tra i due uomini sarebbe stata un ulteriore cliché: l’omosessualità sempiternamente mostrata attraverso la sua sessualità. Invece, quando Lambert Wilson e Pascal Elbé si ritrovano in una scena d’amore che non è esplicitamente sessuale, il film ottiene qualcosa di insolito… gli attori sono così sinceri, toccanti e pudici che la scena viene completamente accettata dal pubblico, non lo scuote, perché è dolce, tenera. L’amore che trasmettono… non c’è un grammo di provocazione. E ci si affeziona talmente tanto a questi attori che non ci si sente a disagio di fronte alla loro omosessualità, è assolutamente naturale, normale. Non si vede altro che l’amore di due ex che si ritrovano, e si è commossi e felici di vedere che si ritrovano… Vincent Garenq

La genesi:

…. Dieci anni fa seppi che Manu, il mio migliore amico gay del liceo – e di cui ho dato il nome al personaggio interpretato da Lambert Wilson – era partito per conoscersi meglio per un weekend, con il suo compagno e una coppia di lesbiche, per poi forse concepire e crescere un bambino insieme! Mi ricordo di essere rimasto molto sorpreso e divertito dalla situazione, così ho pensato che forse avevo per le mani il soggetto per un film. Ho quindi chiamato subito Manu per farmi raccontare tutti i particolari, e mi ha parlato dell’APGL (l’associazione genitori gay e lesbiche). All’epoca, si iniziava appena a parlare di omosessuali che volevano essere genitori, era molto prima della grande onda mediatica degli ultimi anni. Tramite questa associazione, ho incontrato delle famiglie, ascoltato delle storie, spesso molto intense e toccanti, e mi è venuta voglia di girare un documentario. Mi ricordo che c’era solo un tipo di famiglia che mi aveva bloccato, era il caso di due uomini gay che negli Stati Uniti si erano rivolti a una donna per avere l’utero in prestito, e ho rifiutato completamente l’idea. Poi, come spesso succede nella vita di un regista, ho inviato questo progetto di documentario ovunque e nessuno ha mostrato interesse. Mi ricordo anche un produttore, che oggi è il pezzo grosso di una rete televisiva, che ha posto fine al nostro incontro affermando che “in nessun caso gli omosessuali dovrebbero crescere dei bambini!” Allora ho pensato di scrivere una fiction, e la ricerca è stata lenta e laboriosa, nulla funzionava. E un giorno, sono tornato per caso su quelle testimonianze di uomini gay che hanno avuto bambini grazie alle madri surrogate, e mi si è accesa la lampadina. Era proprio questo che bisognava raccontare, quella che avevo respinto all’inizio, perché era questa storia che inglobava al meglio tutte le questioni degli omosessuali che vogliono fare i genitori. Ho scritto un soggetto di 20 pagine e Christophe Rossignon ha subito mostrato interesse… Vincent Garenq

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