"BABY LOVE"

Da venerdì nelle nostre sale, un film che surclassa qualsiasi cinepanettone nostrano, che diverte e intrattiene con gusto ed intelligenza affrontando uno dei temi più controversi ed attuali.

Diciamo subito che “Baby love” (ma il titolo francese, “Comme les autres”, è più dirompente) è molto bello, ricco di sfumature, con personaggi credibili e una storia che, anche se un po’ complicata, riesce a coinvolgere qualsiasi tipo di spettatore, omo o etero che sia. Prima di vedere il film eravamo un po’ diffidenti: il regista etero, il solito gay che, per accontentare il pubblico etero, finisce a fare l’amore con una donna, lo stereotipo del gay che si finge etero, ecc. Invece, graditissima sorpresa, il film è ricco di sentimenti veri, di situazioni forse al limite ma perfettamente motivate, di colpi di scena che catturano l’attenzione e nello stesso tempo evitano derive troppo fantasiose, riportandoci nella quotidianità. Grande merito va, oltre che alla regia, anche agli interpreti, soprattutto a Lambert Wilson, che in Francia è un’icona macho, e qui interpreta Manu, un gay innamorato del suo compagno col quale convive da tempo e che ora, superati i quaranta, non vuole più rimandare il desiderio di avere un figlio; ma anche alla bravissima Pilar Lopez De Ayala, giovanissima attrice che ha già vinto un premio Goya (gli Oscar spagnoli) e che qui, nelle vesti di Fina, la fortuita madre surrogata, riempie la scena ogni volta che appare rubandoci gli occhi ed il cuore.

Tutta la nostra ammirazione alla coraggiosa casa di distribuzione Archibald, diretta da Vania Traxler (appena premiata ad Asti come miglior ditributore di qualità dell’anno per gli incassi ottenuti da film come “Quattro minuti” e “Caramel”, entrambi tra i nostri film a tematica preferiti), che oltre ad avere acquistato il film lo fa uscire (purtroppo con poche copie) in concomitanza con l’assalto dei cinepanettoni, puntando sull’ottimo successo che il film ha avuto in patria, la Francia, dove ha incassato 7 milioni di euro. Il fatto è che in Francia i due attori che interpretano la coppia gay, sono tra i più amati dal pubblico, e, fatto ancora più rilevante, in Francia la tematica della coppia omosessuale e delle adozioni gay è ormai un dato acquisito che non scandalizza più nessuno. Molto diverso, purtroppo, da noi, dove l’argomento delle adozioni è lo spettro che viene normalmente usato per dare contro al riconoscimento delle coppie gay.

Questo però è anche il motivo per cui questo film, oltre ai notevoli meriti artistici, acquista per noi anche quelli di un film “militante”, cioè di un film sinceramente impegnato sul fronte dei diritti e dell’ugluaglianza di tutti i cittadini. Anche se il regista ha detto di aver voluto fare “un film equilibrato che mostrasse le ragioni delle diverse parti” (nel film infatti ci sono anche le obiezioni di quelli, come la sorella del protagonista, che non approvano certe scelte), a noi appare invece come un convincente e lunghissimo spot sulla paternità gay, sulla normalità e naturalezza, per chiunque, di questo desiderio che, come nel caso presentato, può addirittura essere superiore a qualsiasi altro sentimento.

Anche la paura che avevamo di una deriva eterosessuale del protagonista gay che si trova a dover gestire non una ma due storie con donne che s’innamorano di lui, viene splendidamente risolta presentandoci un gay che è talmente gay da non riuscire nemmeno a vedere e comprendere che queste donne, innamoratissime, vivono solo per lui (attendendone invano la conversione).

Molto vero e molto gay anche l’atteggiamento del protagonista Manu, sfruttato ottimamente in chiave comica dalla regia, che spesso non si rende conto di come i suoi pensieri e desideri, assolutamente da gay, possano risultare ostici e strambi quando vengono proposti alle persone etero, cioè estranee al suo ambiente, anche se sono dei famigliari stretti. Impossibile non sobbalzare sulla sedia quando vediamo Manu fare le sue richiesta all’ignara Fina o quando espone il suo programma alla famiglia originale riunita.

Noi naturalmente non vogliamo dubitare dell’eterosessualità del regista, (tra parentesi, Lambert Wilson, dopo avere recitato nel film, ha dichiarato che “Vincent è sposato, ha due figli, ma è una delle persone più femminili che conosco!”), anzi pensiamo che vada ancor più a suo merito la grande capacità dimostrata nel rappresentarci e che lui fa derivare dalle sue amicizie con gay e coppie gay che ha sempre volentieri coltivato e che gli hanno offerto gli spunti per la realizzazione di questo suo primo film, in cantiere da ben dieci anni!

In definitiva non possiamo che consigliare vivamente a tutti la visione di questo film che, siamo sicuri, se riuscirà a resistere qualche giorno sui nostri schermi alla concorrenza dei cinepanettoni, potrebbe guadagnarsi, anche solo col passaparola, una buona posizione nel box office.

Qui sotto il manifesto italiano del film che lo lancia come “la più bella e insolita favola di Natale 2008”

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