Infamous - Una pessima reputazione

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Infamous - Una pessima reputazione

Diciamo subito che questo film è senz’altro superiore al quasi contemporaneo “Capote” di Bennett Miller che ha fatto vincere l’Oscar a P.H. Hoffman. Sia artisticamente che da un punto di vista “gay”. La storia è assolutamente identica: la genesi del capolavoro “A sangue freddo”. Ma l’ambiente e i protagonisti sono più credibili, più veri. L’atmosfera più intrigante e coinvolgente. Anzitutto dobbiamo anche dire che il film è “gay” al 100%. E’ la storia di un omosessuale, Capote, che vive con un compagno (una specie di coppia aperta ad altre esperienze sessuali che però non devono avere coinvolgimenti sentimentali), che frequenta l’alta società, soprattutto quella femminile (forse più per riscattare la propria omosessualità, visibilissima, che per vocazione), che cerca intensamente il successo letterario (forse, anche questo, un altro modo per riscattare la propria condizione). Seguendo un caso di cronaca incontrerà in prigione un’altro omosessuale, Perry, questa volta un emarginato sociale che è diventato un efferato omicida più per difendersi dagli attacchi omofobi (a cominciare dal padre) che per inclinazione. Le scene più toccanti del film sono proprio quelle dedicate, in flashback, a questo personaggio: gli insulti del padre che lo chiama checca rischiando perfino di farsi ammazzare; la scena dell’omicidio dove anzichè uccidere il giovane uomo preferirebbe averlo come amico, ma sono proprio le accuse di essere finocchio che il suo compagno gli grida che lo costringono alla violenza. Anche le scene intime con Capote nella prigione dove Perry attende la pena di morte, col tentativo di stupro e il bacio appassionato vi lasceranno col nodo alla gola. Il personaggio di Capote, interpretato stupendamente da Toby Jones, è tormentato e drammaticamente diviso tra vivere fino in fondo il suo sentimento per Perry, diventando così la barzelletta dei suoi salotti mondani, e continuare invece a vivere ironicamente la sua parte di uomo di grande successo che lo mette al riparo da tutte le derisioni ma che richiede addirittura un doppio sacrificio umano, quello fisico di Perry e quello spirituale di sé stesso.

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3 commenti

  1. istintosegreto

    Incredibile come uno stesso soggetto possa portare a risultati tanto differenti. Qui siamo agli antipodi di TRUMAN CAPOTE A SANGUE FREDDO. Anzitutto il film ha un cast stellare (utilizzato molto bene). La Weaver non si smentisce, qui nei panni di una noiosa pettegola sposata ad un membro della upper class di New York. Molto bravo Jeff Daiels, un poliziotto di provincia duro, onesto e deciso a scoprire i colpevoli dell’omicidio, ma anche capace di lasciarsi affascinare dalle stravaganze di Truman Capote. Approvo in pieno l’idea dello sceneggiatore di dividere il film in due parti. Nella prima abbiamo la presentazione di Truman Capote: eccessivo in tutto, dal modo di vestire al modo di camminare. Odioso, ma anche sveglio ed arguto quando si trova in compagnia. Le donne lo amano, gli uomini lo ammirano. Sempre nella prima parte è ugualmente importante un altro personaggio: Nelle Harper Lee, la più grande amica di Truman Capote. I due si completano; dove lui abbaglia, lei è invisibile; quando lui entra in una stanza con gli squilli di trombe, lei lo fa in punta di piedi. L’equilibrio è perfetto e, a quanto è dato ad intendere, si rompe solamente quando la donna riceve il premio Pulitzer, scatenando l’invidia di Capote. Toby Jones è davvero in parte, ma la reginetta delle commedie Sandra Bullock, che finalmente recita in un ruolo impegnativo, è una rivelazione. La seconda parte del film narra invece la lenta evoluzione del rapporto tra Truman e Perry. Il Perry Smith di Daniel Craig non ha nulla dell’allievo che pende dalle labbra del maestro; è un uomo rozzo, iracondo, ma affascina Capote poiché ha l’ardire di esprimere un giudizio negativo su di lui (come scrittore e come persona). Truman si sente inizialmente spiazzato di fronte ad un assassino poco istruito che lo accusa di non capire a fondo i personaggi che descrive nei suoi libri. Poi ammette che questo ciminale dalla personalità multisfaccettata non ha torto. I due uomini, dialogando giorno dopo giorno, arrivano alla conclusione di avere molto in comune e il loro legame s’intensifica ad ogni incontro. Vi assicuro che Toby Jones, non avrà vinto l’Oscar, ma non è meno bravo di Philip Seymour Hoffman; i suoi duetti con Daniel Craig sono molto appassionanti. Non ho strumenti per dire quale dei due Truman Capote (l’esplosivo Jones o il dimesso Hoffman) sia più fedele all’originale, ma tra i due attori non riesco ad eleggere un vincitore.

  2. oltreparis

    sono il primo a commentare questo film, che responsabilità.
    Devo dire che il primo quarto d’ora sono arrivato a pensare che si trattasse di una pellicola inutile che risaltava solo lo stereotipo gay al quale Truman Capote potesse corrispondere, poi si entra nel pieno di quello che è il film ed il libro “a sangue freddo” e da qui in poi il film si anima di emozioni crescenti.
    Questo è un film che va visto, amato e consigliato.
    Passate parola.

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