Justin soni Fashanu

Justin soni Fashanu
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  • Data di nascita 19/02/1961
  • Data di morte 02/05/1998
  • Luogo di nascita Londra
  • Luogo di morte Londra

Justin soni Fashanu

Justin Soni Fashanu è stato un calciatore inglese. È stato il primo calciatore di fama mondiale a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità.

Figlio di un avvocato nigeriano, quando i suoi genitori divorziarono fu mandato, assieme al fratello minore John, che divenne anch’egli un importante calciatore britannico, nella casa-alloggio Dr Barnardo’s Home. Dall’età di sei anni fu allevato, assieme al fratello, da Alf e Betty Jackson ad Attleborough (Norfolk).

Justin fece il suo debutto nel calcio professionistico con il Norwich City nel 1979. Divenne il primo giocatore di colore britannico valutato un milione di sterline, quando si trasferì nel 1981 al Nottingham Forest di Brian Clough.
Il primo calciatore gay “dichiarato”

A un certo punto l’ascesa di Justin Fashanu ebbe bruscamente termine, anche se ebbe brevi contatti con squadre quali Manchester City e Newcastle United, a causa di un infortunio al ginocchio e dei contrasti con Brian Clough.

Giravano voci che Justin Fashanu frequentasse gay bar e locali notturni gay. Clough ne era disturbato e lo chiamò «un fottuto finocchio». Nella sua autobiografia ricorda una reprimenda che diede a Fashanu:
« – Dove vai se vuoi una pagnotta?
– Da un fornaio, immagino.
– Dove vai se vuoi un cosciotto d’agnello?
– Da un macellaio.
– Allora perché continui ad andare in quei cazzo di locali per froci? »

Infine, nel 1990 Fashanu divenne il primo giocatore professionista e inglese a dichiararsi pubblicamente gay. La decisione fu accolta con ostilità, sia dal mondo sportivo, sia dalla comunità nera britannica, che riteneva di essere stata coperta di vergogna, al punto che un settimanale giudicò l’annuncio:
« un affronto alla comunità nera… Un danno d’immagine… Patetico e imperdonabile. »

Lo stesso fratello John lo rinnegò pubblicamente.

Le reazioni ebbero un effetto devastante su Fashanu, che confessò di sentirsi «solo e disperato». Il suo rendimento sportivo calò ulteriormente, in quella che sembrava una spirale discendente senza fine.

Alla ricerca di un ingaggio, Fashanu cambiò continente e nell’autunno del 1995 giocò per breve tempo negli Atlanta Ruckus nella Major League Soccer. Fu sospeso per i playoff per non aver rispettato i termini del contratto. Dopo il ritiro dall’attività agonistica, si spostò a Ellicot City per allenare i Maryland Mania Club, una nuova squadra professionistica.
Le accuse e il suicidio

Nel 1998 un diciassettenne di Ashton Woods (Maryland) dichiarò alla polizia che il 25 marzo si era svegliato nel letto di Justin Fashanu, dopo una serata passata a bere alcolici e a fumare marijuana assieme, accusandolo di averlo narcotizzato per poterlo violentare mentre era incosciente, aggiungendo che nel momento in cui si era svegliato Fashanu stava praticando il coito orale su di lui.

Il ragazzo ammise di essere andato di sua spontanea volontà a casa di Fashanu, dopo averlo accompagnato in giro per la città sulla macchina dello sportivo, e un barista testimoniò di avere venduto loro della birra. Justin Fashanu fu interrogato dalla polizia il 26 marzo, ma poiché offrì la massima collaborazione, dopo l’interrogatorio non fu ritenuto necessario il carcere preventivo.

Quando però il 3 aprile gli investigatori tornarono per prelevare i campioni biologici di Fashanu, necessari per il test del DNA, e per perquisire l’appartamento, lo trovarono vuoto, abbandonato dal giorno successivo all’interrogatorio. Fashanu era tornato in gran fretta in Inghilterra, dove sarebbe rimasto per le due settimane seguenti sotto falso nome, cercando, senza successo, di contattare amici ed ex-agenti per organizzare una difesa. Ma era ormai diventato un paria e non riuscì a trovare il sostegno che cercava.

Infine, la mattina del 3 maggio 1998 il corpo di Fashanu fu trovato, impiccato, in un garage del quale aveva forzato l’ingresso la notte prima, a Shoreditch, Londra. Poco prima Fashanu era stato visto in una sauna gay della zona. Nel suo biglietto d’addio scrisse che sentiva che sarebbe stato ingiustamente giudicato colpevole di aver abusato del ragazzo:
« Desidero dichiarare che non ho mai e poi mai stuprato quel giovane. Sì, abbiamo avuto un rapporto basato sul consenso reciproco, dopodiché la mattina lui mi ha chiesto denaro. Quando io ho risposto “no”, mi ha detto: “Aspetta e vedrai”. »
« Sperò che il Gesù che amo mi accolga: troverò la pace, infine. »

Quanto possa essere veramente accaduto non è dato sapere, sia perché gli esami tossicologici, indispensabili per verificare o confutare l’accusa di avere narcotizzato il giovane, per negligenza non furono mai eseguiti dagli inquirenti, sia perché la morte dell’imputato pose fine al procedimento penale contro di lui. A quanto risultò da un’inchiesta inglese del 1998, su Fashanu non pendeva alcun mandato di cattura e la polizia del Maryland aveva lasciato cadere le accuse per mancanza di prove.

Peraltro, nel 1998 nel Maryland era ancora in vigore una legge “anti-sodomia”, successivamente dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema, che dichiarava punibile col carcere anche il rapporto orale, non solo fra persone dello stesso sesso, ma pure tra marito e moglie, e anche in assenza di stupro.

(Wikipedia)

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