Cinema

Seconda giornata al 31mo Festival Mix di Milano

Diario Blu(e) di Titta Cosetta Raccagni

voto: 7/10

Piacevolissimo cortometraggio di Titta Cosetta Raccagni (purtroppo impegnata altrove e non presente all’introduzione del film) che riesce a farci stare ansiosamente attaccati allo schermo dall’inizio alla fine, sebbene ci vengano mostrati solo disegni leggermente animati su uno sfondo nero. Il merito è quello di un racconto in prima persona di una sedicenne alla scoperta della propria sessualità in un contesto, quelo liceale, ancora dominato dall’omofobia. Siamo infatti nei primi anni novanta e sentirsi diversi non è facile, bisogna ancora nascondersi, vivere il primo amore lesbo come fosse solo un’amicizia, lasciarsi corteggiare dai ragazzi, ecc. ma la nostra protagonista ha coraggio da vendere e pian piano, con le sue sole forze saprà farsi strada accettando e rivelando con serenità quello che è. La regista Titta Cosetta Raccagni, laureata in storia del cinema e diplomata alla scuola di cinema di Milano, ha lavorato con Gabriele Salvatores, Alina Marazzi, Luca Bigazzi, Francesca Comenicini, Fabrizio Bentivoglio, Alessandra Speciale, ed ha già al suo attivo diverse opere di carattere artistico sperimentale. E’ organizzatrice della Ladyfest, festival a tematica di genere e sessualità e fa parte del gruppo di registe Le ragazze del porno, progetto per una pornografia altra. (G.M.)

“A Winter To Remember” di Cecilia Valenzuela Gioia

voto: 6/10

Interessante mediometraggio, prima opera della 25enne argentina Cecilia Valenzuela Gioia, anche protagonista nel ruolo di Lucia, una 21enne ancora intimorita, quasi spaventata dalla propria omosessualità che cerca di nascondere al mondo intero, amici e genitori compresi. Sempre triste, distaccata, ansiosa, solleva le preoccupazioni degli amabili genitori che vorrebbero aiutarla se capissero quali problemi l’affliggono (inutile il ricorso ad uno psicologo). Durante un soggiorno a Salta, sua città natale, incontra Olivia, una ragazza che si dimostra da subito interessata alla sua persona. Lucia però mette subito le mani avanti e le dice di non essere lesbica. Fortunatamente Olivia non demorde e presto arriverà il primo bacio, evento che segna l’inizio di una liberazione tanto attesa. Struggente il coming out a cena con i genitori ed il fratello, dove fa un discorso degno del manuale dei giovani omosessuali, che si conclude con lacrime e teneri abbracci (ma perchè allora tanta paura?). Adesso davanti a Lucia c’è solo un cammino di gioia e felicità, con Olivia che la conduce per mano in un alba di sole splendente. “I fiori più delicati sbocciano nel freddo inverno” sono le parole che accompagnano questa meritoria opera prima, a tratti forse un po’ didascalica, tutta impostata sulla scoperta di se stessi, sull’accettazione e sulla forza liberatrice del venire allo scoperto. Che nella seconda mezz’ora diventa una dolcissima storia d’amore, tutta baci e fiori che sbocciano. (G.M.)

“Center of My World” di Jakob M. Erwa

voto: 8/10

Fortissimi applausi per questo film con protagonista gay e primo amore gay (con splendidi nudi, mai troppo insistiti), dove i problemi finalmente non sono quelli dell’omosessualità, ma quelli della vita, della famiglia, dell’amicizia e dell’amore tout-court. Il film è tratto dal romanzo di successo (un best-seller di ben 550 pagine) di Andreas Steinhöfel che con un andirivieni di presente e passato racconta la complessa storia di una famiglia medio-borghese, coinvolgendo diversi personaggi. Il regista Jakob M. Erwa ha sapientemente estratto dal romanzo la figura centrale di Phil (interpretato dal bravissimo 18enne Louis Hofmann), un adolescente gay che, a differenza di quanto succedeva nell’acclamato “Summer Storm” di 12 anni fa, non ha più come problema principale l’accettazione della sua omosessualità, che qui è data per scontata e perfettamente digerita da tutti, madre compresa che se ne accorse quando Phil era giovanissimo. Questa cosa rende ancora più significativa la vicenda raccontata che si rivela comunque come un pugno nello stomaco degli eventuali spettatori omofobi, anche per esplicite e passionali scene di sesso gay. In merito il regista 35enne ha dichiarato: “Siamo abituati a vedere ovunque scene di sesso etero, anche molto forti, e volevo dimostrare che si possono vedere senza turbamenti anche scene di sesso omosessuale, senza cadere negli stereotipi del genere. Anche perché questa è soprattutto una storia sulla famiglia, non volevo centrarla esclusivamente sull’aspetto passionale. Gli attori poi erano molto giovani, Louis diciottenne e Jannik ventenne, e anche per professionisti adulti è sempre dura trovarsi nudi sul set. Così, prima del film ci siamo ritrovati per un periodo insieme come se fosse una vacanza, abbiamo imparato a conoscerci, scherzato, giocato, li ho preparati, e alla fine la confidenza era tale che si poteva anche girare nudi per casa! Credo che anche questo abbia contribuito a creare l’alchimia che si respira nel film”. Il regista continua spiegando: “Ho letto il libro quando avevo vent’anni. Mi ha subito affascinato, perché è una storia dove c’è già in partenza una totale accettazione dell’essere gay da parte del protagonista e anche della sua famiglia, dunque l’omosessualità non è il tema centrale del romanzo. Ci sono voluti otto anni per ottenere i diritti, poi finalmente la produzione ha trovato il denaro per partire, e a quel punto ho iniziato a scrivere. Ho impiegato due anni, ma l’ho fatto in maniera istintiva e senza controllo da parte della produzione, perché volevo assolutamente mantenere un approccio personale”. E l’approccio personale risultante è assolutamente affascinante, sia per come è stata stesa la sceneggiatura (che diventa quasi un thriller), sia per l’approfondimento dei personaggi, con parole e immagini che ne colgono l’essenza. La storia inizia con Phil, 17 anni, che ritorna a casa (una bella villa nella periferia di un piccolo paese, davanti alla foresta) dopo una lunga vacanza in un campo estivo. Con lui vivono la sorella gemella Dianne (Ada Philine Stappenbeck) e la madre Glass (Sabine Timoteo) che ora, inspiegabilmente, non si parlano più, come avessero avuto un grave litigio. Phil cerca di indagare ma non ottiene risposte. Scopriamo che i due gemelli non hanno mai conosciuto il loro padre, del quale la madre non ha mai detto niente. Phil cerca di distrarsi ritornando al suo solito tram tram: andare a fare shopping con la sua migliore amica Kat, gustarsi gelati e trascorre pomeriggi immerso nella lettura. Intanto Kat gli parla di un nuovo affascinante ragazzo arrivato nella scuola, Nicholas (Jannik Schumann). Per Phil è un colpo di fulmine. Con qualche astuzia riesce ad avvicinarlo e scoprire che l’interesse è reciproco. Nasce così un rapporto intenso e passionale. Il suo primo vero amore gay. Ma sarà altrettanto per Nicholas? E cosa succederà quando dovrà affrontare i segreti della sua famiglia? Phil imparerà che comunque è sempre meglio affrontare i problemi piuttosto che sfuggirli, anche quando si teme che le risposte possano essere difficili da sopportare. Uno struggente ed accattivante viaggio verso la maturità condotto con sorprendenti qualità cinematografiche, un’ottima fotografia e ottime interpretazioni. (G.M.)

 

Premiazione Queen of Commedy a  Serra Yilmaz.

Premio consegnato da Antonio Capitani, giornalista e astrologo, con la seguente motivazione :

Il 31° Festival Mix di Milano ha deciso di assegnare il Premio Queen of Commedy 2017 a Serra Yilmaz, attrice che riesce sempre a dare voce a personaggi che nella vita quotidiana vengono spesso emarginati o trattati con superficialità. Ruoli che Serra Yilmaz sa rendere speciali donando loro quell’ironia e quella leggerezza che ci portano ad empatizzare con loro. Una grande attrice, che in un  momento storico come quello che stiamo vivendo rappresenta la perfetta unione tra oriente e occidente. Serra Yilmaz Queen of Commedy 2017”.

 

“ATOPOS, GENERI TEATRANTI” di Alberto Amoretti

voto: 7/10

ATOPOS, GENERI TEATRANTI ci racconta di una delle esperienze più interessanti nel panorama teatrale milanese degli ultimi anni: la compagnia teatrale Atopos nata nel 2010, grazie all’impegno ed al genio della regista teatrale di origini argentine Marcela Serli. Avevamo avuto la fortuna di conoscere Marcela alcuni anni fa quando, prima in Italia, aveva messo insieme una valida compagnia di Drag King. ATOPOS è una compagnia di attori professionisti e non professionisti, transessuali e non transessuali. Come dice Marcela nel film, nella vita siamo tutti costantemente in transito.  Nella compagnia sono presenti tra gli altri una dirigente di una multinazionale, la prima poliziotta transessuale, un’insegnante di management.  C’è anche la nostra amica Antonia Monopoli che tra le sue mille attività è anche a capo dello Sportello Trans Ala Milano Onlus. ATOPOS è un laboratorio teatrale aperto a tutti che mescola costantemente i generi, utilizzando delle tecniche recitative che permettono di indagare sulla propria identità di genere e su come usare la voce e il corpo perché gli altri ci riconoscano come noi ci sentiamo di essere.

Atopos ha di recente ottenuto un grosso successo con la sua ‘Trilogia sul genere’ di cui il primo lavoro, ‘Variabili umane’ è l’oggetto principale di questo film, mentre gli altri, ‘Femminanza’ e ‘Homini’, trattano rispettivamente della discriminazione verso le donne e del maschilismo.  In Variabili umane, quindici persone con diverse identità di genere e orientamenti sessuali, raccontano se stessi, in tanti piccoli episodi, che assemblati formano uno spettacolo divertente, sorprendente e mai banale. Ogni attore sul palco, nei panni del suo personaggio, racconta la sua storia e si mette a nudo (anche in senso non metaforico) in un modo che altrimenti non oserebbe fare. Tutto il lavoro gioca sulla continua interscambiabilità di realtà e finzione.

Nel documentario, abbiamo interviste ai vari attori, tra le quali spiccano ovviamente gli interventi di Marcela, spezzoni degli spettacoli, immagini di back stage e di trasferimenti tra uno spettacolo e l’altro. Il regista ha ripreso la compagnia in due date, presso la Città del teatro di Cascina e in un teatro di Brescia.

Se questo documentario riesce bene a descrivere le finalità del laboratorio, purtroppo in parte non riesce a rendere la magia dello spettacolo teatrale. D’altra parte questo era un risultato molto difficile da raggiungere. Il consiglio che diamo agli spettatori del film è quello di andare a vedere anche lo spettacolo, che davvero merita.

In sala era presente il regista Alberto Amoretti. Nel 2013 gli era stato chiesto di scrivere un film con protagonista una transessuale e per caso è entrato in contatto con Irene Serini, co-fondatrice con Marcela Serli della compagnia ATOPOS. Amoretti si è innamorato di questo progetto e ha chiesto a Marcela di entrare a far parte della famiglia di ATOPOS, e di raccontare la loro storia per farla conoscere ad un pubblico più ampio.  Erano presenti in sala anche molti componenti della compagnia che, con Marcela sono saliti sul palco alla fine della proiezione del film per salutare il pubblico. (R.M.)

 

FEMINISTA di  Myriam Fougère

voto: 7,5/10

Nel suo bellissimo documentario del 2012 ‘Lesbiana a parallel Revolution‘  Myriam Fougére raccontava di un suo viaggio attraverso gli Stati Uniti per visitare cosa restava delle numerose comunità di femministe e lesbiche separatiste, che negli anni ’70 e ’80 avevano costruito interi villaggi dove gli uomini non potevano entrare.  Con ‘Feminista’  Myriam Fougère, si è imbarcata in un viaggio ben più faticoso aggregandosi nel 2015 ad una carovana di giovani attiviste femministe che hanno attraversato tutta l’Europa, dalla Turchia al Portogallo, attraverso i Balcani, l’Italia e la Spagna. Migliaia di chilometri, con soste più o meno confortevoli a seconda della situazione, per incontrare lungo il percorso altre donne impegnate nel femminismo, e vivere con loro le loro esperienze politiche e personali. Dopo sei mesi di quel viaggio diverse delle giovani viaggiatrici iniziavano ad essere stanche, non la Fougère, che pur essendo in perfetta forma fisica, non è più una ragazzina.  Una cosa sorprendente che salta all’occhio nel film è vedere che in tutti i paesi europei, anche nei meno avanzati, esistono grosse comunità femministe e lesbiche, ben organizzate e capaci di difendersi anche da situazioni difficili, come in qualche paese dell’est dove devono difendersi anche da attacchi fisici  da parte di gruppi di estrema destra, oppure come le donne curde in Turchia, oppure le donne immigrate. Emerge poi dal documentario che queste collettività femministe sono impegnate politicamente nei temi più vari. Non manifestano ad esempio solo contro la discriminazione e la violenza sulle donne, ma anche su temi come  la qualità del cibo, o  in Italia in Val di Susa contro la TAV o in Spagna contro il trattato commerciale TTIP. Il documentario dimostra come in tutta Europa Il femminismo sia tutt’ora  uno dei più importanti movimenti di massa, anche se questo normalmente non appare sui mass media. (R.M.)

 

(a cura di R. Mariella e A. Schiavone )

 


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