"Colpo di fulmine - Il mago della truffa"

Esce questo venerdì un altro film destinato a diventare una pietra migliare del cinema queer, con due protagonisti eccezionali, Jim Carrey e Ewan McGregor, che all’apice della loro carriera non hanno esitato ad interpretare un film gay al 200%.

Finalmente esce in Italia “I Love You Phillip Morris“, tradotto da noi col titolo inerme di “Colpo di fulmine – Il mago della truffa” che, come nella locandina italiana, vorrebbe nascondere qualsiasi riferimento gay. In Russia, dove è ancora proibito il Gay Pride, distribuiscono il film con una locandina assai più coerente (vedi foto sotto). Il film, presentato più di un anno fa al Sundance, non è ancora uscito negli USA, nonostante le critiche positive e i tagli subiti, compreso il famoso bacio gay tra Jim Carrey e Ewan McGregor che ha riempito le cronache dei media gossipari di mezzo mondo. Gli autori Ficarra e Requa che hanno portato a termine il film tra mille difficoltà, hanno detto che “se la storia fosse stata tra un uomo e una donna avremmo ottenuto una montagna di soldi per lavorare”.
Deprimente la paura che il marketing italiano (ed USA) dimostra ancora verso le nostre tematiche, fortunatamente sempre più presenti e visibili al cinema come nella realtà.

Qui sopra le locandine del film, partendo dalle reticenti USA e Italia (sopra) a quelle Russia e Giappone (sotto), assai più oneste

Il film, al contrario, è una vera e propria esaltazione dell’amore gay, della sessualità e dell’affettività omosex, presentata senza nessun contorno di ambiguità, tipo tentazioni etero o presenze femminili ad uso e consumo del pubblico etero. Anche il fatto che il protagonista, Steven Russel (Jim Carrey), sia stato sposato ed abbia un figlio, viene liquidato all’inizio del film con poche ed efficaci battute, con Steven che ci racconta che lui è sempre stato gay, anche da bambino (esilarante la scenetta che ce lo mostra coi compagni mentre, sdraiati sull’erba, giocano a dire cosa gli sembrano le nuvole che stanno guardando nel cielo) e che ora, anche grazie ad un drammatico incidente d’auto, che gli ha fatto vedere la morte in faccia, ha finalmente deciso di essere se stesso, di abbandonare la recita famigliare e di vivere serenamente la sua sessualità. Molto indovinato il personaggio della ex moglie Debbie (Leslie Mann, bravissima comica e attrice), molto religiosa ma anche molto comprensiva e capace di ritirarsi in buon ordine, restandogli amica.
La storia, basata su fatti veri (anche quelli più incredibili), è inizialmente ambientata a Miami negli anni ’80, gli anni che hanno visto l’esplosione della comunità gay americana, con uno stile di vita eccentrico, la devozione alla moda e al lusso (gli anni in cui Versace vestiva con sgargianti camice i fusti che frequentavano le spiagge di Miami Beach). Il primo amore gay di Steven è proprio uno di questi fusti latini, Jimmy Kemple (l’affascinante Rodrigo Santoro, il Serse di ‘300’), un gay che ama farsi mantenere nel lusso più sfrenato e che, involontariamente (?), indirizza l’acuta intelligenza del nostro eroe verso l’elaborazione di eclatanti truffe che gli permettono di guadagnare milioni di dollari e fare così la felicità del suo compagno di cui è innamoratissimo (niente può resistere all’esplosione del primo grande amore sognato per un’intera vita e finalmente realizzato).
Ma, nonostante l’esperienza da poliziotto che lo ha reso scaltro e consapevole dei rischi, Steven viene ugualmente arrestato e condotto in carcere. Grazie ai soldi accumulati riesce a gestirsi assai bene anche all’interno del carcere, dove tra un “lecca lecca” e l’altro, finisce con l’innamorarsi perdutamente di un giovane recluso, il Phillip Morris del titolo originale, interpretato da Ewan McGregor, un bravissimo attore che ha già collezionato una serie di personaggi gay (Velvet Goldmine, I racconti del cuscino, Scenes of a Sexual Nature). Phillip è tutto l’opposto di Jimmy, biondo e occhi azzurri ma timido ed effeminato, amante della tranquillità e della discrezione, vorrebbe godersi il suo nuovo grande amore in santa pace. Ma Steven sembra conoscere un solo modo per far soldi…

Nonostante l’apparente leggerezza del film, sempre in bilico tra commedia sentimentale e satira grottesca, vengono affrontate, con intelligenza e assoluta correttezza, diverse tematiche a noi molto care come l’omosessualità repressa, l’incontrollabilità del primo amore, la critica a certi stili di vita gay basati più sull’apparenza che sulla sostanza, il carcere, la malattia e l’aids, e soprattutto la forza dirompente di una passione amorosa gay del tutto simile a quella etero, sottolineata molto bene dalla assoluta mancanza nel film, persino nei momenti di ambientazione carceraria, di qualsiasi atteggiamento o provocazione omofoba.
Il merito va anche ad una troupe dove molti erano gay (il costumista David C. Robinson, il direttore della fotografia Xavier Pérez Grobet, ecc.) e dove molti hanno dato il loro contributo gratuitamente, sicuri di stare partecipando ad un’opera importante ed utile. Jim Carrey ha detto che per lui questo film, proprio per il fatto che tratta un amore gay allo stesso modo di un amore etero, “è un esempio di evoluzione. Così come adesso abbiamo un presidente afroamericano, allo stesso modo io bacio un uomo. Si dimostra una crescita umana e maturità. Bisogna imparare a essere tolleranti con tutti. E ad amarci senza paura“. In diverse interviste, Jim Carrey ha sempre dichiarato di avere accettato volentieri questa parte anche per “contribuire alla campagna per la legalizzazione delle nozze omo”.

Forse qualche perplessità verrà sollevata sul fatto che il film sfrutta troppo l’istrionismo di Carrey e che alcune scene sono debordanti e poco credibili, ma gli autori garantiscono che nel film non c’è nulla di inventato e che anzi hanno dovuto limare o tagliare qualche fatto reale proprio per non sembrare esagerati, “perché la vita di Steven Russel è piena di aneddoti pazzeschi e di imbrogli incredibili“.

Il film è ricavato principalmente dal libro scritto da Steve McVicker sui racconti fattigli direttamente da Steve Russell, che ora sta scontando una pena di 144 anni in un carcere di massima sicurezza che prevede una sola ora d’aria al giorno. Ha comunque detto che “l’unico motivo per cui sono rimasto dentro è per permettere a Steve di finire di scrivere“. Phillip Morris ha invece lavorato come consulente al film e appare in un cameo, così come l’autore del libro.

Qui sotto il trailer italiano del film nelle nostre sale dal 2 aprile

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