Nessuna festa per la morte del cane di Satana

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Nessuna festa per la morte del cane di Satana

Il film vuole essere una feroce critica al servilismo intellettuale. “…L’alienazione culturale è rinforzata da un’alienazione fisica: uno come Kranz non ha nemmeno il coraggio di accettare il corpo. Per quanto sia pronto a farsi ogni donna che incontra, anche pagandola, compie un’ignominioso voltafaccia nei confronti dell’omosessualità, quando cerca di imitare George fino in fondo.
L’alienazione di Kranz potrebbe forse essere integrata e redenta da questa forma di esperienza fisica primaria (ed è questa la storia di Fassbinder stesso, se vogliamo – o di Pasolini ): ma da maschio piccolo-borghese qual è, Kranz non è disposto a concedere, solo a trafugare…” (D.Ferrario; Il Castoro)

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2 commenti

  1. Francesco

    Il film fa semplicemente cagare, è noioso ma non è una novità per questo regista che, spaccaiando i propri lavori del cazzo per film d’autore, realizza dei polpettoni pieni di merda, pallosi e inguardabili.

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Walter Kranz (Kurt Raab), poeta ex rivoluzionario a corto d’ispirazione, prima si dà all’omicidio, poi si circonda di pederasti coi soldi di un’ammiratrice (Margit Carstensen): ma suo fratello ritardato (Volker Spengler) rischia di far finire tutto in tragedia.

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