Immacolata e Concetta - L'altra gelosia

Immacolata e Concetta - L'altra gelosia
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Immacolata e Concetta - L'altra gelosia

In Campania la moglie di un muratore viene arrestata perché ha cercato di spingere una minorenne tra le braccia di un creditore. In carcere conosce una lesbica, se ne innamora e, nonostante il grave scandalo dei compaesani, le due vanno a vivere insieme. La prima donna è però costretta ad avere rapporti con il creditore e quando l’amica la scopre incinta, in un impeto d’ira, l’uccide.

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9 commenti

  1. Minchiadire

    Lo consiglio! Sorprende per la sincerità e l’asprezza con cui affronta i temi di cui tratta. Due donne di carattere che si amano energicamente, senza riserve, senza pregiudizio. Il gesto disperato di Concetta segna la “fine” di un amore ormai contaminato…

  2. Credo sia l’unico film a tema nel quale la sessualità fra le due donne è così esplicita… Incredibile oltretutto, se si pensa che è un film di 30 anni fa!!
    Molto intenso e pieno di passione…

  3. molto intenso, è il primo film -mi pare- di questo autore, molto forte anche nelle scene di sesso, c’è una scena bellissima in cui concetta guarda serissima immacolata stesa a letto mentre le tocca le gambe e quell’espressione è così forte, densa di tristezza consapevolezza piacere, non so, già solo per quell’espressione il film secondo me è un bellissimo film. poi per me è stato un viaggio in campania, un viaggio nel temperamento di concetta (il senso del possesso, la gelosia, l’amore, la passione) e nel modo di gestire di immacolata (la sicurezza dell’amore ma la necessità di far quadrare i conti nella gestione degli affari), nella parte finale del film si vede il crescere della follia passionale in concetta, comunque lucida e amante anche se assassina.

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Immacolata, trentacinquenne, sposata con il muratore Pasquale e madre della piccola Lucia, è legata per debiti a Ciro Pappalardo, e finisce in prigione per avere tentato di piegare ai voleri dello stesso un orfana sedicenne. Concetta, trentacinquenne, minacciata dal marito di una donna con cui mantiene una relazione lesbica, finisce a sua volta in prigione per avere sparato all’uomo. Immacolata e Concetta, tornate in libertà, proseguono l’amicizia particolare nata nella cella ove erano rinchiuse. La scandalosa storia diviene di dominio comune e Pasquale tenta inutilmente di fermare la moglie che, essendo proprietaria della casa in cui vivono e della macelleria che lei stessa gestisce, lo caccia. Incurante dell’opinione pubblica, Immacolata fa venire nella propria casa Concetta, facile preda di crisi psicologiche. Il Pappalardo, tuttavia, insiste e Immacolata si trova costretta a dividere il suo tempo tra lui e Concetta quando la figlioletta, rimasta paralizzata per una caduta, ha bisogno di costose cure. Quando Immacolata dichiara di essere incinta, Concetta reagisce uccidendola.

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Breve nota sul film

Sullo sfondo dei problemi e delle preoccupazioni che hanno accompagnato l’elaborazione di questo film si colloca senza dubbio la crisi delle certezze ideologiche che ha investito negli ultimi tempi, in modo particolare, la mia generazione. Questa crisi non ha nulla che fare con il cosiddetto riflusso, ma piuttosto mette in evidenza la divaricazione tra diverse posizioni che coabitavano nell’universo culturale e politico ereditato dal Sessantotto. Direi che l’aspetto più significativo che si è affermato in questo processo è stata la critica dell’ideologia e della politica, la critica delle prospettive di lotta anticapitalistica vissute come privazione, come sottrazione del personale, del corporeo, dei loro bisogni alla pratica di emancipazione. Dietro tutto questo si manifesta un’enorme carica disgregante e affermativa di cui abbiamo fatto esperienza negli ultimi anni. In questo film si parla della donna, della sessualità, dei ruoli, della passione amorosa, della morte. Sono temi che si vorrebbero sottratti definitivamente alla diatriba ideologica per essere ricondotti alla loro sfera reale di appartenenza, l’esperienza concreta degli uomini: in questo caso là dove essa si manifesta come rapporto fantasmatico con lo schermo.

(Salvatore Piscicelli, 1980)

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