Giovani ribelli - Kill Your Darlings

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Giovani ribelli - Kill Your Darlings

La vera storia mai raccontata di quattro giovani studenti della Columbia University che, ispirati dall’esempio di Walt Whitman e della “setta dei poeti estinti”, sfidarono le rigide regole della più potente università americana, finendo per diventare a loro volta ispirazione per le generazioni successive. Nel 1944, mentre frequenta la Columbia University, la vita del giovane Allen Ginsberg viene sconvolta, quando egli mette gli occhi su Lucien Carr, un compagno di classe incredibilmente dotato di fanciullesca bellezza e fascino. Carr apre a Ginsberg tutto un nuovo mondo bohemien e lo presenta a William Burroughs e Jack Kerouac. Provando tutti loro, avversione per le norme e per il conformismo, sia nella vita che nella letteratura, i quattro decidono di abbattere la tradizione e di fare qualcosa di completamente nuovo, formulando in ultima analisi i principi e dando vita a quello che diventerà il movimento della Beat Generation. All’esterno del gruppo, sta a guardare, David Kammerer, un uomo sulla trentina disperatamente innamorato di Carr. Quando Kammerer è trovato morto, Kerouac, Burroughs, e Carr sono arrestati in relazione all’omicidio e le vite di questi giovani artisti cambiano per sempre. Daniel Radcliffe interpreta senza esitazioni il ruolo del giovane Ginsberg, impegnato in un viaggio avventuroso alla scoperta della propria sessualità ed alla ricerca di una propria voce come scrittore.
Il co-sceneggiatore e regista John Krokidas mostra di avere, nella descrizione del periodo di questo poco esplorato capitolo iniziale del movimento Beat, un valido tocco visivo, energia e immaginazione. ‘Kill Your Darlings’ è l’avvincente storia vera di un crimine, di un’amicizia e della combinazione di eventi che ha generato un movimento culturale. (K. Y., Sundance)

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La recensione del critico e scrittore Vincenzo Patanè

"Giovani Ribelli" di John Krokidas

Questo film al box office

Settimana Posizione Incassi week end Media per sala
dal 24/10/2013 al 27/10/2013 18 41.169 534
dal 17/10/2013 al 20/10/2013 10 186.467 1.218

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2 commenti

  1. thediamondwink

    Direi che è un film discreto, sicuramente non eccezionale, mi piace come sono stati trattati gli argomenti della poesia e delle relazioni. Non sono un grande fan di Radcliffe, non mi è mai piaciuto nemmeno dei ruoli del maghetto, è un attore che non mi esprime nessuna sensazione, ma, ad ogni modo, è bravo! Devo dire che il personaggio di Michael Hall, mi ha colpito molto, la sua passione per l’amore perduto e la volontà di morire tra le braccia del suo amante, sottolineano la forza di un sentimento che va oltre l’amore. Belli i titoli di coda, con le foto originali. Film interessante!

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CRITICA:

“… un intenso Daniel Radcliffe, il noto Harry Potter, dà vita a un giovane Allen Ginsberg che intraprende il cammino iniziatico che lo porterà a diventare da una nervosa e puritana matricola a un grande poeta e a rivelare il suo desiderio omosessuale. Siamo nella New York del 1944 e in compagnia di giovani come lui, Ginsberg incontra Lucien Carr (un illuminato Dane DeHaan), Jack Kerouac (un convincente Jack Huston), e William S. Burroughs (Ben Foster) e con loro concepisce una nuova idea di poesia e letteratura che nasce dai fumi dell’alcol e dagli effetti collaterali delle droghe più varie, mentre nei locali si suonano jazz e swing, ma la loro vita bohemienne viene bruscamente interrotta da un omicidio: è Lucien Carr che uccide David Kammerer, il suo vecchio amante e pigmalione. Più che uno spaccato d’epoca è un canto alla gioventù, alla poesia, all’omosessualità, infine alla vita, una vita per cui vale sempre il detto dantesco: «Ffatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza». Il film scorre veloce, come un fiume in piena, colmo di colori e malinconica allegria.” (U.B., Il Giornale di Vicenza)

“… Più riuscito il debutto al lungometraggio di Alex Krokidas, Kill Your Darlings, e l’ultimo di un’onda di film sulla beat generation di cui fanno parte The Howl (qui a Park City solo qualche anno fa), On The Road di Walter Salles, e un altro titolo di Sundance 2013, Big Sur . Ambientato nel 1944, in una New York tutta giocata sull’asse della metropolitana che, dalle austere aule della Columbia University, portava gli studenti alla boheme intellettuale e «dissolute» del Village. Il film di Krokidas illumina la nascita di una rivoluzione letteraria sullo sfondo di un omicidio famoso in cui rimasero coinvolti Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs e, nel suo mix di queer cinema, melodramma, ricostruzione d’epoca, cronaca nera e passione per l’arte vissuta pericolosamente, porta in modo molto visibile il marchio estetico/poetico della sua produttrice, Christine Vachon, una presenza storica del Sundance, dove è stata musa, tra gli altri, di Todd Haynes, John Cameron Mitchell, Mary Harron, Kimberly Pierce e Rose Troche. Una specie di «musa» è anche al centro di Kill Your Darlings, che apre nel grigiore suburbano del New Jersey, con Allen Ginsberg diciottenne (Daniel Radcliff: di Harry Potter ormai ha solo gli occhiali) in procinto di scavalcare l’Hudson verso la Columbia, lasciandosi indietro una madre debole di mente (Jennifer Jason Leigh) e un padre poeta. Anche Allen vuole un futuro nella poesia, e il catalizzatore che gli permetterà di immergere i suoi istinti whitmaniani negli umori della New York beat è un brillante, indisciplinato compagno di scuola, innamorato di Rimbaud, Lucien Carr (Dane DeHaan). Rampollo di una ricca famiglia di New York, Carr presenta il giovane Ginsberg a Burroughs (Ben Foster, in un’interpretazione «alla lettera») e a Kerouac (Jack Huston). Fumando, bevendo, in continua staffetta tra i locali del Village e quelli di Harlem i quattro pontificano di letteratura e danno forma a un manifesto letterario intitolato Nuova Visione, i cui principi vengono esemplificati in un raid notturno alla biblioteca dell’Università, dove copie di Benito Cereno, Ulisse e L’amante di Lady Chatterley rimpiazzano misteriosamente «i classici» esposti. Nel loro entourage appare anche David Kammerer, un ex professore di Carr, apparentemente innamorato di lui e che lo segue da anni. Lucien, che oltre a essere brillante è anche un opportunista, cerca invano di liberarsene – il vecchio mentore non gli serve più – e, una notte, a Riverside Park, finisce per ucciderlo, ferendolo con un coltellino da boy scout e poi affogandolo nell’Hudson. Condannato per omicidio colposo, Carr farà solo due anni di prigione (l’attenuante: aveva agito per legittima difesa, contro le avances omosessuali di Kammerer). Kerouac e Burroughs, brevemente arrestati anche loro perché sospettati di complicità evocarono l’omicidio nel loro And The Hippos Were Boiled in their Tanks. Kerouac ne parlò anche in The Town and the City e Vanity of Doulous . Nel film vediamo Ginsberg trasformare il racconto di quella notte prima in una confessione ad uso di Carr e poi nel paper di fine d’anno, che lo fa espellere dalla Columbia ma gli dà il coraggio di andare avanti. Nel 2010, con The Howl (incentrato anche lui sulla figura principale di Ginsberg) Rob Epstein e Jeffrey Friedman avevano tentato di riflettere la beat generation concentrandosi proprio sulla «parola». In quel senso Kill Your Darlings è un film molto più convenzionale che racconta una storia delle origini, anche se Krokidas lo fa con i ritmi sincopati del jazz e una colonna sonora non strettamente «d’epoca» che include band come The Libertines e TV on The Radio. Ma, pur didascalico, ingenuo e noiosetto, il film almeno riflette un affinità con i suoi soggetti che è completamente assente nel temibile On The Road, di Salles, costato milioni e milioni di dollari in più.” (Giulia D’Agnolo Vallan, Il Manifesto)

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A mysterious Beat Generation footnote is fleshed out with skilled performances, darkly poetic visuals and a vivid rendering of 1940s academia in “Kill Your Darlings.” Directed with an assured sense of style that pushes against the narrow confines of its admittedly fascinating story, John Krokidas’ first feature feels adventurous yet somewhat hemmed-in as it imagines a vortex of jealousy, obsession and murder that engulfed Allen Ginsberg, William S. Burroughs and Jack Kerouac in the early days of their literary revolution. The picture’s pansexual content and intellectual focus will limit its specialty-market reach, but it should court a small, discerning audience.
Following 2010’s “Howl,” last year’s long-gestating “On the Road” and concurrent Sundance selection “Big Sur,” “Kill Your Darlings” continues a general resurgence of indie-filmmaker interest in the Beat writers, subjecting a trio of literary titans to inevitably reductive but generally well-achieved biopic treatment. In a performance outre enough to banish any semblance of Harry Potter from the screen, Daniel Radcliffe brings a solid physical likeness and a naturally sympathetic bearing to the role of the young Allen Ginsberg, portrayed here in his formative years as a sensitive and promising poet embarking on his freshman year at Columbia in 1944.
In short order, Allen is drawn into the inner circle of Lucien Carr (Dane DeHaan), a devilish charmer and born troublemaker introduced wreaking havoc in Columbia’s hallowed halls by loudly reciting an obscene poem. Scorning the classical literary models upheld by their English professors, Lucien awakens a similarly rebellious spirit in the kid he affectionately dubs “Ginsy,” and soon, along with the promising voices of William Burroughs (a dryly restrained Ben Foster) and Jack Kerouac (Jack Huston, energetic), they become determined to found a radical literary movement known as “the New Vision.”
Notably, Lucien possesses little writing ability of his own, and his influence on the talented young men around him is at once inspiring and more than a little parasitic; this becomes increasingly evident as Allen develops a strong attraction to Lucien, who continually encourages and thwarts his friend’s affections. But Allen has a formidable rival in David Kammerer (Michael C. Hall), a mysterious, much older man who exerts a powerfully obsessive hold over Lucien, although the origins of their troubled history are deliberately left vague.
A jazzy, jittery montage shows Allen hard at work and hard at play inhaling nitrous oxide with his pals one minute, engaging in a bit of typewriter-pounding self-gratification the next. Playing like scenes from an unusually saucy remake of “Dead Poets Society,” the sequence represents an admirable attempt to capture the creative process of writing in cinematic terms, but like much of the film, it glosses over events in stylish, engrossing but ultimately too economical fashion. This extends even to the strange, violent episode that brought an end to the Carr-Kammerer relationship, dramatized here in a fleet, emotionally heightened manner that, due to an excess of foreshadowing and a dearth of buildup, doesn’t achieve the desired impact.
The events depicted were well documented in news coverage at the time, and if scribes Krokidas and Austin Bunn have taken creative liberties with the historical record, they more or less get away with it by presenting their version of events as one of Ginsberg’s semi-autobiographical manuscripts. “It’s your truth, your fiction!” Lucien snarls at Allen, inadvertently putting his finger on the central limitation of “Kill Your Darlings,” which is that it tells the story of one personality exclusively from the perspective of another. The viewer is granted access only to Allen’s impressions, assumptions, recollections and outright inventions, which don’t add up to a fully satisfying or convincing picture of what drove his friend and obscure object of desire to such monstrous ends.
Still, even if it doesn’t fully connect the dramatic dots, the film is impressively realized on a scene-by-scene basis. Scholarly inclined viewers may well quibble with the authenticity of the central performances, but there isn’t a single one that feels less than fully engaged. British thesp Radcliffe is every inch the bespectacled American nebbish one associates with Ginsberg, and DeHaan, so frighteningly charismatic in last year’s “Chronicle,” makes Lucien a simultaneously alluring and troubling figure. In a brief but moving subplot, David Cross and Jennifer Jason Leigh bring a welcome sensitivity to their respective roles as Ginsberg’s poet father and mentally troubled mother; Elizabeth Olsen has less to do as Kerouac’s neglected g.f.
The dusty greens, yellows and nicotine browns in Reed Morano’s widescreen photography seem to have been inspired by the look of faded books and newspapers, ably complementing the muted tones of production designer Stephen Carter’s glumly lit interiors and the characters’ tweedy suits, courtesy of costume designer Christopher Peterson. Brian Kates’ fluid editing occasionally employs quick ellipses and flashbacks to situate the viewer within Allen’s memory and mental processes, effectively suggesting the white-hot current of creative energy that brought these men of letters together. (Justin Chang, Variety)

VARIE:

“…Radcliffe interpreta il ruolo del poeta gay Allen Ginsberg nella ricostruzione di una storia vera ma poco nota, avvenuta nella cerchia intellettual-libertaria della Beat Generation: l’omicidio del professore David Kammerer (Michael C. Hall di Six Feet Under) da parte di un amico di Ginsberg, Lucien Carr (Dane DeHaan che vedremo in Lincoln), di cui Kammerer si era innamorato a tal punto da perseguitarlo in maniera ossessiva. L’aggressione avvenne durante una rissa fra ubriachi e Carr gettò il corpo di Kammerer nel fiume Hudson. Carr confessò l’omicidio agli amici della Beat Generation che lo coprirono ma furono scoperti: Burroughs e Kerouac finirono in prigione. Hanno destato scalpore le varie scene d’intimità e in particolare una di sesso esplicito fra DeHaan e Radcliffe che, a questo proposito, ha dichiarato un po’ infastidito: «Non vedo perché una scena di sesso gay debba essere più scioccante di una etero. Per me nessuna delle due lo è. Ciò che mi ha stupito di più sono tutte queste domande sulle scene di sesso gay. Volevo rispondere: “Sapete che ho fatto Equus, vero?”. È proprio strano il fatto che queste persone pensino che l’argomento del film sia più scioccante. Non abbiamo neanche avuto il tempo di sentirci a disagio: abbiamo girato la scena di sesso esplicito in circa un’ora e mezzo. John mi ha aiutato fornendomi molti suggerimenti tecnici su quello che mi sarei dovuto aspettare nei vari stadi delle riprese […] Film come questi non possono essere realizzati a meno che quelli che ne sono coinvolti non li amino».
Da sempre molto gay-friendly, Radcliffe ha finanziato il Trevor Project, associazione no-profit che si occupa soprattutto di prevenzione contro il suicidio di adolescenti gay. Nel cast di Kill Your Darlings appaiono anche Elizabeth Olsen nel ruolo di Edie Parker, l’abbiente moglie di Burroughs, e una ritrovata Jennifer Jason Leigh in quelli di Naomi, la madre schizofrenica di Ginsberg.” (R. Schinardi, Gay.it)

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