Fare la vita

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Fare la vita

A Torino, Antonello ragazzo napoletano fa la vita. “Batte” come travestito con il nome di Rosatigre o più comunemente Rosa. Accanto gli sta Wanda, che esercita pure lei la “professione” e, essendo la sua migliore amica, è per lui l’incarnazione del suo alter ego femminile. Mentre vediamo le due insieme sulla strada, dolci e scanzonate, novelle Moll Flanders, ne ascoltiamo le confidenze ed entriamo nella loro vita. Wanda avrebbe potuto fare l’insegnante, invece ha preferito la strada, portandovi la sua natura sentimentale e sognatrice che la fa pensare all’ “americano”, il ragazzo straniero incontrato a Napoli a cui si è legata sentimentalmente e che sta lontano. Dal canto suo, Antonello-Rosa coltiva il sogno di diventare cantante e esprimere nel canto la sua creatività, sicchè lo ascoltiamo cantare proprio nel corso del film. Questo ci porta a seguirlo in mezzo a tutta una serie di relazioni con i maschi, i clienti, a cui non può fare a meno di indirizzare anche la sua ricerca d’amore, nonostante le diverse complicazioni e difficoltà che il rapporto mercenario comporta. Ma Antonello è, però, costretto a fare i conti con la realtà: lascia Torino e abbandona Wanda alla sua solitudine per raggiungere un luogo ignoto. Il film si inserisce in una narrazione ciclica come ciclica è la vita (una costante nel cinema di De Bernardi). Conosciamo così una galleria di uomini che incarnano ognuno un certo modo di essere del maschio oggi, anche proprio mentre cercano di vivere la trasgressione. Si compone in questo modo tutto un microcosmo umano variato e colorito, con le due protagoniste, le altre compagne di strada e sullo sfondo i tanti ambienti di Torino – città del Nord – così diversa da Napoli, per non dire opposta. Presentato in concorso alla 58ma Mostra del Cinema di Venezia, in concorso nella sezione Nuovi Territori. Visto solo su RaiTre. (Filmitalia.org)

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