Le nuove serie americane non finiscono mai di stupirci, soprattutto per l’ottima qualità. Dopo aver visto il primo episodio di “The Night Of”, ci sembra come se avessimo visto un bellissimo film, e certamente non solo per la lunghezza quasi equivalente, ben 1 ora e 20 minuti, ma per la capacità d’immergerci in un ambiente ed in una situazione descritti con estrema sensibilità e profondità. Restando nell’ambito serie tv, questa possiamo confrontarla solo con la splendida “The Wire”, della quale condivide lo sceneggiatore e creatore Richard Price oltre ai magnifici attori Michael Kenneth Williams (Freddy) and J.D. Williams (Trevor). Inseriamo la serie nel nostro database solo per una breve sottotrama che si svolge negli ultimi episodi centrati sulla vita carceraria del protagonista, ambiente che ci viene descritto con un taglio simile a quello che abbiamo imparato a conoscere in serie come “The Orange Is the New Black” o la mitica “OZ”. Qui abbiamo il suicidio del giovane prigioniero Petey che si prostituiva con un’altro prigioniero di nome Victor e che verrà vendicato da Freddy, l’amico e protettore del protagonista Naz.
La serie è il libero rifacimento di una serie inglese del 2008, “Criminal Justice” che aveva come protagonista Ben Whishaw. Tra i protagonisti di questa edizione USA dovevano esserci il compianto James Gandolfini (morto un mese dopo che gli era stato assegnato il ruolo) e Robert De Niro nel ruolo poi assegnato a John Turturro.
La trama sembrerebbe non proporre nulla di nuovo, con situazioni che possiamo ritrovare in tante serie criminali, come ad esempio “Law & Order”, dove abbiamo un efferato omicidio ed un incriminato che potrebbe o non potrebbe essere il colpevole. Ma qui più che la soluzione (che anche nel finale lascia molti dubbi) agli autori interessa rappresentare gli ambienti (il distretto di polizia e l’avvocatura, come al solito in conflitto) ed i personaggi (dai principali ai secondari) con dovizia di particolari, contraddizioni e sottigliezze tanto da immergerci nei sentimenti e nelle ansietà di ciascuno, lasciandoci sempre col fiato sospeso non tanto per quello che potrà accadere ma per quello che i protagonisti stanno vivendo.
La storia è quella dello studente universitario Nasir ‘Naz’ Khan, di origine pakistana, figlio amatissimo e senza macchia che, bidonato da un amico col quale doveva andare ad una festa di colleghi universitari a Manhattan, decide di prendere di nascosto il taxi col quale suo padre lavora per recarvisi ugualmente. Alla festa non ci arriva perchè sul taxi, che ha la luce di servizio accesa (il ragazzo non sa come spegnerla), sale una bella giovane, Andrea, probabilmente in fuga da qualche delusione, che vede in lui un’occasione per distrarsi dai suoi dolori. Dopo chiacchiere e qualche pasticca i due si ritrovano nell’appartamento di lei dove, prima di consumare, si spingono in pericolosi giochi col coltello. La scena successiva ci mostra Naz che si risveglia in cucina, cerca Andrea e la trova accoltellata barbaramente sul letto dove la notte avevano consumato. Naz, incastrato da alcuni testimoni che lo avevano visto la sera precedente in compagnia della donna e soprattutto trovato in possesso del coltello usato dall’omicida, viene subito arrestato. In suo soccorso arriva un’avvocato caduto in disgrazia, Jack Stone (John Turturro), che sembra convincersi dell’innocenza del ragazzo…
La serie è stata prodotta da HBO con la convinzione di realizzarne un’unica stagione, e viene infatti definita come una mini-serie, ma attualmente, visto il grande successo di pubblico e critica (che la definisce “un mystery preziosamente realizzato e splendidamente recitato, che incanterà gli spettatori e li lascerà devastati”), potrebbe esserci un ripensamento. Il creatore Steven Zaillian ha recentemente detto: “Ci stiamo pensando e se ci troveremo d’accordo inizieremo una seconda stagione, magari con un’altro soggetto”.
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