I am not ok with this

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I am not ok with this

C’era davvero bisogno di un’altra serie Netflix per adolescenti? Per rispondere a questa domanda che mi sorge spontanea vedendo il trailer di I am not okay with this, comincio a seguirla, con un po’ di timore per via dell’immagine iniziale: una ragazzina coperta di sangue che cammina per strada di notte. Rassicurata dalla mancanza di scene violente nel primo episodio, vado avanti, e scopro tanti elementi già visti in altre serie TV: la liceale appena arrivata in una nuova scuola, ancora sotto shock per la perdita recente del padre (come i due adolescenti di Locke & Key e come il bambino di Raising Dion), che si sente diversa da tutti e che a conti fatti lo è, dato che è dotata di poteri soprannaturali che fa fatica a controllare (di nuovo come Dion, e anche un po’ come la Eleven di Stranger Things). Eppure fin da subito mi è chiaro che nonostante la presenza di temi e personaggi già noti, la storia ha un timbro originale e risulta a conti fatti avvincente. Ci si affeziona subito alla protagonista Sydney (Syd) e al suo vicino di casa Stan, alla loro personalità anticonformista e al loro bisogno profondo di contatto e di complicità. L’atmosfera è tesa e coinvolgente; nonostante ci sia qualche momento di serenità nella vita di Syd, l’immagine iniziale della ragazza ricoperta di sangue (sogno, ricordo o premonizione?) torna a pungolarci di tanto tanto e a farci presentire una tragedia imminente. Alle varie difficoltà che Syndey incontra nel suo cammino di adolescente disadattata, si aggiunge a un certo punto la scoperta di essere innamorata della propria migliore amica, fidanzata con un super atleta molto popolare a scuola, ma decisamente antipatico (non solo a Syd). Anche questo tema è trattato con una certa dose di originalità: in tempi in cui ci siamo abituati a vedere nelle serie TV relazioni omosessuali vissute e accettate da tutti con estrema naturalezza e semplicità (penso al capitano Holt nella bellissima ed esilarante Brooklyn nine-nine, ma anche alla compagna di viaggio del dodicesimo dottor Who, per citarne solo un paio), il turbamento con cui Syd scopre di essere innamorata dell’amica e il timore che ha di parlarne risultano emotivamente e narrativamente molto efficaci e ci riportano a una realtà dove purtroppo non tutti siamo davvero sempre liberi di vivere alla luce del sole le nostre inclinazioni sentimentali e sessuali.

Altro elemento straniante, la colonna sonora: non è chiaro se la vicenda sia ambientata o meno ai giorni nostri, ma la scelta di brani anni ottanta crea un clima nostalgico e richiama inevitabilmente le atmosfere di Stranger Things. Una vera chicca, le canzoni delle “Bloodwitch”, band indie immaginaria inventata per l’occasione, dal sound veramente intrigante.

Vedere (e sentire) per credere, e speriamo che esca la seconda stagione.

Flavia Rampichini

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trailer: I am not ok with this

https://www.youtube.com/watch?v=8qdDUnsGcPE

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