• G. Mangiarotti

Tre uomini e una pecora

Stephen Elliott è un regista molto amato dal pubblico gay sin dai tempi del fantastico e controverso “Priscilla, la regina del deserto” (1994), anche se il suo coming out pubblico risale solo al 31 gennaio 2012, durante la presentazione degli AACTA Awards a Sydney. Il suo penultimo film, “Easy Virtue – Un matrimonio all’inglese” è stato accolto molto bene sia dal pubblico che dalla critica per la sua incisiva e divertita ironia. Non possiamo dire altrettanto di questa sua ultima prova, “”Tre uomini e una pecora”, che piacerà sicuramente a chi ha il sorriso facile e ama il cinema demenziale, ma che rivela una sceneggiatura debole e poco credibile (c’è anche chi cade in un dirupo e sopravvive bellamente), dei personaggi che si fermano al ruolo di macchiette (e si ripetono in continuazione), e soprattutto la mancanza di un contenuto che dia spessore alla storia. Il tema dell’amicizia e della famiglia, che pure è presentata in diverse accezioni (quella naturale, quella matrimoniale e quella degli amici), non viene approfondito e soprattutto non aggiunge nulla di nuovo.
La scelta degli autori, regista e sceneggiatore (Dean Craig di Funeral Party), è tutta indirizzata verso un cinema comico e grottesco, che non raggiunge certo i livelli di autori come Kevin Smith o John Waters, ma che piace ad un certo pubblico giovanile, poco esigente ed abituato ad opere come “Una notte da leoni” di Todd Phillips, dove si parlava di addio al celibato mentre qui ci troviamo in piena cerimonia nuziale.
La traduzione italiana del titolo del film, assai pecoreccia, questa volta è più indicativa del tipo di film rispetto all’originale “A Few Best Men“, troppo serioso.

Il protagonista del film dovrebbe essere il belloccio David (Xavier Samuel), che si presenta all’inizio del film col suo lato migliore (vedi trailer), ma in realtà i veri protagonisti sono i suoi tre grandi amici d’infanzia Tom (Kris Marshall), Graham (Kevin Bishop, era il giovanissimo protagonista gay di “Food of Love – Il voltapagine”) e Luke (Tim Draxl) che, dopo la morte dei genitori, sono diventati la sua vera famiglia.
Nessuno di questi è gay, anche se le battute e le allusioni sono assai frequenti, ma il nostro Graham diventerà l’oggetto del desiderio di uno strambissimo spacciatore gay, personaggio inverosimile che dovrebbe far paura ma che alla fine risulterà più patetico che altro. Dopo il prologo e una breve presentazione dei protagonisti (la parte migliore del film) tutta la vicenda si svolge in Australia (paesaggi da promo turistica), durante la cerimonia delle nozze tra David e la bella Mia (Laura Brent), figlia di un Senatore, innamoratisi follemente durante una breve vacanza in una spiaggia paradisiaca. Il senatore ha una figlia, Rebel Wilson (Le amiche della sposa), che gli fa credere di essere lesbica, e tale viene creduta dai nostri eroi fin quasi alla fine. Un’altra protagonista del film è la pecora del titolo italiano, che avrà anche un travestimento drag queen, e ci farà tremare per la sua sopravvivenza, salvata fortunatamente da una respirazione bocca a bocca, indovinate con chi.
Tra i dialoghi più incredibili, ma anche più divertenti, c’è il discorso di Graham agli sposi durante il banchetto, un inno alla sodomia che racconta di un passato gay dello sposo. Si ride perchè più allucinante non potrebbe essere.
Bisogna dire che anche i momenti più surreali e imbarazzanti del film stanno in piedi e reggono grazie alle ottime interpretazioni di tutti, compresa una rediva Olivia Newton-John nella parte dell’eccentrica e scatenata madre della sposa.

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