Cinema

Intervista a Bruno Casini, direttore con Roberta Vannucci del Florence Queer Festival

 

Dal 2 al 7 ottobre 2018 al Cinema La Compagnia, Firenze, la 16ma edizione del Florence  Queer Festival, Festival Internazionale di Cinema e Arte Gay, Lesbica e Transgender

Sul sito ufficiale del Florence Queer Festival è disponibile il programma completo.   

Come è tradizione, anche quest’anno abbiamo intervistato Bruno Casini, Direttore Artistico, con Roberta Vannucci, del Florence Queer Festival, rassegna cinematografica organizzata dall’Associazione Ireos – Centro Servizi Autogestiti per la Comunità Queer di Firenze, in collaborazione con Arcilesbica Firenze e Music Pool.

CG – Mi sembra che quest’anno abbiate confermato le novità introdotte lo scorso anno, l’idea del global  village LGBT negli spazi del cinema La Compagnia, con le proiezioni nella sala grande e gli appuntamenti gratuiti dedicati alla cultura LGBT nella saletta  MyMovies, oltre naturalmente alle mostre nel foyer. Ci racconti le novità di quest’anno?

BC –   Si, La Compagnia è veramente un contenitore perfetto per noi. Tutti gli spazi che ci sono, dalla saletta MyMovies, alla sala grande, al foyer. Intanto cominciamo con le mostre. Quest’anno ci sono due mostre. La mostra di Luca Locati Luciani  Una rivoluzione da sfogliare. Pagine di editoria periodica LGBTQ+ , è un pezzo di quella fatta a Milano lo scorso anno, che lui ha rimesso insieme  nella saletta MyMovies, facendo una scelta più mirata di tutta l’editoria LGBT italiana e internazionale,  anche perché lo spazio ovviamente è più piccolo rispetto a Milano.

CG –  La mostra di Luca Locati Luciani l’avete intitolata a Robi Rupp, l’attivista svizzero morto da poco, che era stato ospite un paio di anni fa qui al Festival.

BC –  Esattamente, nel 2014, quando presentammo Der Kreis /The Circle con loro due.   C’eravate anche voi. La mostra è dedicata a lui. Tra l’altro mi ha detto Luca che c’è un volantino di Der Kreis nella mostra, del loro circolo culturale di cui erano tra i fondatori.   

Poi c’ è la mostra fotografica di Pia Ranzato, Viva la Libbbertà, con tre b. Pia Ranzato è un personaggio molto interessante. Intanto è stata la mia assistente di storia del cinema, negli anni ‘70 quando ero studente all’università, un po’ di tempo fa dunque.   Perché lei era l’assistente di Pio Baldelli alla Facoltà di Magistero di Firenze. Oltre ad essere studiosa di cinema è anche fotografa e una grande viaggiatrice. Queste fotografie rappresentano un po’ il suo percorso da fotografa, attraverso tutta una serie di foto, di paesaggi, di ritratti… Veramente una bellissima mostra fotografica. Questo nel foyer.

Come negli anni precedenti abbiamo questi tre appuntamenti, Queer Focus dedicati a tre personaggi. Uno è Pier Vittorio Tondelli. Giacomo Aloigi affronterà il tema  Tondelli, gli anni ’80 e Firenze, ci sarà anche un piccolo reading. Ci piaceva ricordare la fiorentinità di Tondelli perchè aveva vissuto quasi cinque anni a Firenze, dove ha scritto diverse cose.

Poi abbiamo scelto Mina, icona gay sempre amata, seguita e cantata. Riccardo Ventrella che tra l’altro è uno dei responsabili del Teatro della Pergola di Firenze, un uomo che si occupa di teatro da tanti anni, anche lui ha un grande fascino ed è uno che ama Mina, ci racconterà Mina icona gay e non solo.

Il terzo focus è su Giò Staiano  con Willy Vaira e Andrea Meroni.  

Poi gli incontri continueranno anche fuori dal festival tra il Libraccio e IREOS.  Il 13 ottobre c’è Riccardo Strappaghetti dell’Omphalos di Perugia, che presenta questo meraviglioso libro che hanno fatto sulla storia LGBT di Perugia dal ‘600 ad oggi, Rivoluzione Arcobaleno. Il 19 ottobre Andrea Simone che presenta Due uomini e una culla, storia di una famiglia arcobaleno che ha avuto una bambina quattro anni fa.  

E poi c’è il cinema, ovviamente il cinema è fondamentale. Intanto ci sono un sacco di anteprime. C’è il documentario in anteprima nazionale di Enrico Salvatori e Andrea Meroni su Alfredo Cohen  Alfredo D’Aloisio, in arte (e in politica) Cohen , un lavoro molto impegnativo, un documentario di 50 minuti.  Salvatori aveva fatto due anni fa il film su Dominot, l’anno scorso quello su Vinicio Diamanti e quest’anno Cohen, un trittico. E’ la storia di Alfredo Cohen, tra privato e pubblico, tra la sua vita di artista e la vita di insegnante in provincia, attraverso le voci di parenti, amici, protagonisti di quel periodo.

BC –  Mi ricordo che tu avevi presentato di Cohen la ristampa del suo disco ‘Come barchette dentro un tram’.

BC –  Si, cinque o sei anni fa, a IREOS presentammo la ristampa di questo CD, perché quando usci era in vinile per la It,  un’etichetta della RCA e fu ristampata da una etichetta veneta la M.P. Records. Su Cohen sono molto curioso, perché stanno ancora montando la versione definitiva. E poi Salvatori è un videomaker di cui mi fido ciecamente perché è molto bravo a memorizzare certi periodi, ora con questo trittico sta memorizzando gli anni ’70.

CG –  Ho visto che anche quest’anno ti sei servito di persone molto giovani e valide, tra cui appunto Andrea Meroni, Luca Locati… oramai è diventato un team fedele e consolidato del festival, che va ad aggiungersi   alle storiche presenze abituali di intellettuali più conosciuti come Francesco Gnerre, Willy Vaira, Andrea Pini, Dimitri Milopulos …

BC – Beh si, devo dire che Andrea Meroni è un autore che ci piace molto. L’anno scorso presentò il film sul cinema in Italia degli anni ’70  ‘Ne avete di finocchi in casa’. Meroni secondo me è uno di quei registi, di quei protagonisti in ascesa, perché è molto, molto bravo, coltissimo su queste tematiche. Il team Meroni/ Locati Luciani/ Salvatori è molto affezionato al nostro festival. Tra l’altro Andrea presenterà anche un clip, è veramente polivalente.

CG – Infatti vedevo che al festival Meroni è uno e trino, perché si presenta come studioso, regista e anche come cantante.

BC –  Esattamente.  perché oltre a fare il regista e lo studioso, ha tutta una sua dark side, questo suo personaggio Eli Gable che si esibisce con un suo gruppo che si rifà molto agli anni ’80, lui lo dice spessissimo,,, e presenterà in anteprima questo videoclip che sta montando in questi giorni El Gable’s Craze.   

Poi, Luca Locati Luciani penso sia uno dei ricercatori, un archivista incredibile, forse uno dei più importanti collezionisti privati di materiale LGBT d’Italia, perché nel suo archivio a Carrara ha veramente di tutto…oltretutto lui fa tante mostre in giro per l’Italia, a Milano, a Genova, … Sta facendo veramente un sacco di cose.   Questo team ci piace molto, ci troviamo bene con loro, sono persone coltissime, che non si danno arie, persone molto disponibili. Questo ci tengo a dirlo, anche in ambito lavorativo, in termini di costruzione di progetti fatti insieme.

CG –  Invece tornando ai film, quali sono i titoli assolutamente da non perdere di questa edizione del Florence Queer Festival?

BC –  1985 del regista Yen Tan, il film di apertura, è una anteprima italiana, un film bellissimo. E’ la storia di questo uomo sieropositivo che abita a New York e va a passare il Natale con la sua famiglia d’origine, nascondendo la sua omosessualità ai suoi genitori. Poi c’è questo finale molto toccante. A me è piaciuto molto. Abbiamo sudato per averlo. E’ stato presentato a Cannes.  Affronta il tema dell’Aids in maniera secondo me nuova, non solo come al solito con tristezza. Si, è un film impegnativo, non è un film leggero. Ci tengo molto a spingere questo film perché vale veramente la pena.

CG –  Il Florence Queer Festival presenta spesso dei film su artisti poco conosciuti, fuori dal coro, quest’anno c’è questo film sul ballerino afro americano Ed Mock, Unstoppable Feat: The Dances of Ed Mock, un artista che tu hai conosciuto quando si esibì a Firenze diversi anni fa.

BC –  Esattamente. Ed Mock era venuto a Firenze nel 1980 ospite del centro Humor Side, l’attuale Teatro di Rifredi. Tra l’altro alla presentazione ci sarà Adriana Vignali, l’organizzatrice che portò Ed Mock a Firenze. In questi giorni ho trovato il manifesto di questo spettacolo al Rifredi. Quì per fortuna non successe niente, però lui fece un tour italiano di tre date e in una di queste la polizia interruppe lo spettacolo e lo denunciò per atti osceni in luogo pubblico. Ed Mock è stato un coreografo e un ballerino eccezionale, la sua forza era la fisicità, il suo corpo era una scultura che ballava.

CG –  Lui ballava anche nudo.

BC – Lui ballava nudo con un piccolo tanga e a volte senza nulla e tra parentesi era anche un bel uomo, molto erotico. Aveva una forza, un’energia bestiale. Ed Mock fece tre spettacoli a Firenze. Adriana racconterà la storia del suo incontro con lui.  Il documentario è molto bello. Anche questa è una anteprima italiana. Ha un bel ritmo, c’è tutta la sua storia, la San Francisco di quegli anni, cosa succedeva alle sue performance, le sue tournèe internazionali, attraverso le testimonianze delle persone che hanno lavorato e che sono state vicino a lui.  Poi nel 1986 se n’è andato anche lui con l’Aids.

Tra l’altro in quella stessa giornata, subito dopo Ed Mock, ci sarà la presentazione del libro di Matteo B. Bianchi su Yoko Ono (Yoko Ono. Dichiarazioni d’amore per una donna circondata d’odio) e poi alla sera c’è I Hate New York documentario di Gustavo Sánchez che sarà presente al festival. Lui arriverà due giorni prima e sarà disponibile per interviste e contatti con stampa. E’ la storia del gay clubbing a New York tra gli anni ’70 e gli anni ’80 attraverso le voci di drag queen, direttori di club. E’ un documentario molto interessante. Questa è una anteprima europea. Quindi quella domenica è incentrata su Yoko Ono, Ed Mock, e il gay clubbing a New York.   

CG –  Ora dovrei farti la consueta domanda sullo stato di salute del cinema LGBT italiano, anche se purtroppo sappiamo che la risposta è sempre la stessa.

BC –  Sui film italiani che ti devo dire Roberto, purtroppo, riceviamo pochissimo…   C’è Il calciatore invisibile di Matteo Tortora. Tortora è molto legato al festival, questa è la quarta cosa che presenta, dopo La Donna Pipistrello sulla Romanina, le drag di Temporary queens dell’anno scorso, e prima ancora Ubi Tu Gaius Ego Gaia nel 2013, su di un prete nel Mugello che nell’800 celebrava matrimoni gay. Il Calciatore invisibile è un bellissimo documentario su tutta l’omofobia che c’è nel calcio e nello sport, attraverso le voci di tanti personaggi: Prandelli, Andrea Di Caro della Gazzetta Dello Sport.  C’è anche la squadra Revolution Team, squadra di calcio LGBT, tra l’altro saranno presenti anche loro in sala.

Poi naturalmente c’è Giovanni Coda, in prima nazionale, con Mark’s Diary. Anche Giovanni Coda è molto affezionato al nostro festival, l’anno scorso partecipò con il corto Xavier, sul poliziotto ucciso a Parigi e poi ha fatto tante altre cose da noi.

Ci sarà Stefano Pistolini, un autore che io stimo molto, regista televisivo, critico musicale,  recentemente ha fatto un documentario su De Gregori. Qui presenta Killer Plastic – Tu ti faresti entrare? un documentario di qualche anno fa, l’abbiamo messo mercoledì 3 in apertura di giornata, mi piaceva farlo rivedere perché questo film sul  Plastic molti non l’hanno visto, ha girato molto poco. Ci sarà pure Stefano Pistolini a presentare il suo documentario.

Poi ci sono i corti per il concorso Videoqueer, ce ne sono diversi italiani. C’è Una semplice verità di Cinzia Mirabella. C’è Non è amore questo di Teresa Sala, un film molto impegnativo.  Però di cose importanti italiane… non succede nulla.  

CG – A proposito di Videoqueer, ho visto che quest’anno la qualità dei corti in concorso è particolarmente alta.

BC – Devo dire che per Videqueer ci sono arrivate tante proposte, 30/40 corti, sempre più interessanti e professionali, abbiamo scartato tante cose, si può dire che si potevano fare tre giornate di corti. E’ un paradosso ma si poteva fare un festival di corti, ovviamente non si può, sarebbe troppo impegnativo.  Secondo me il discorso dei corti nel cinema LGBT è molto interessante e poi ha un raggio di azione sempre più internazionale, ormai le cose che ci arrivano sono più straniere che italiane, purtroppo. In Francia, Belgio, Inghilterra, Spagna, America, c’è una produzione di corti incredibile. Questo mi sembra che sia qualcosa che può farci riflettere.

Tra l’alto ci saranno Scott T. Hinson e Victor Mignatti regista e produttore di Michael Joseph Jason John , dura 10 minuti, molto, molto bello.  L’hai visto il corto Davy & Goliath?

CG –  No, ma sono curioso perché Charles Lum e Todd Verow   sono gli stessi registi del film “Sex and Silver gay” sul sesso spinto degli anziani, proiettato qui al festival un paio di anni fa.

BC –   E infatti David&Goliah è molto sexy, è la storia di un sex shop dove ne succedono di tutti i colori. Sono 7 minuti veramente molto exciting.

Tra i lungometraggi ti segnalo Becks di Daniel Powell e Elizabeth Rohrbaugh   è un film lesbico molto bello, parla di una cantautrice che suona nei club e ha una storia con una ragazza della sua band. E’ un bellissimo film.

CG –  A proposito di Becks, come è ormai tradizione ci sono molte cose musicali il questo festival.

BC Ecco, quest’anno la musica è un po’ predominante nel festival. A parte Becks ci sono tutti i vari artisti ospiti.  Letizia Fuochi, questa Joan Baez fiorentina, che ha fatto un disco meraviglioso (Inchiostro), molto barricadera, che eseguirà due canzoni di Chavela Vargas.  

CG –  Della Vargas avevate fatto un documentario l’anno scorso.

BC –  Poi c’è Alia, cantautore, è appena uscito con questo album, molto bello che si chiama ‘Giraffe’, con dei testi molto vicini alle tematiche LGBT, molto, molto carino. Lui presenterà in anteprima il nuovo clip e poi farà una canzone dal vivo insieme a due musiciste.

Ci sono anche i Mondo candido. Un gruppo fiorentino che purtroppo si è sciolto nel 2008, che ha fatto mi sembra 3 o 4 album, ha avuto anche un periodo di successo ‘commerciale’ tra virgolette. Sono musicisti molto bravi.  Cambiare idea è un videoclip del 2005/2006, in cui c’è questo bacio lesbico, un loro pezzo molto orecchiabile. Insomma io invitato i tre di Mondo Candido, vediamo il clip e facciamo con loro 10 minuti di chiacchere.

CG – Mi interessava molto la cantante statunitense Adele Bertei.

BC –  Adele Bertei, oltre ad essere la regista del corto che The Littlest Trampette che vedremo, è una musicista eccezionale, ha lavorato con molti musicisti tra cui Brian Ino. Lei farà una live performance. Lei è una che sperimenta, un bellissimo personaggio.

Si, la musica è un po’ il nostro fiore all’occhiello quest’anno, hai visto insomma, Letizia Fuochi, Alia, Adele Bertei, il Mondo Candido, il Plastic, Alfredo Cohen, anche lui era un musicista. La musica ha qui un suo spazio importante. Avremmo potuto fare di più, con più mezzi a disposizione.

Poi c’è Anna Meacci, attrice di teatro, che ha portato sul palco La Romanina, la storia di Romina Cecconi. A dieci anni di distanza lo spettacolo ancora viene richiesto da molti teatri italiani. In un piccolo talk show di 15 minuti ci racconterà cosa sta facendo adesso.

Poi c’è il famoso Choreus, finalmente sentirai il coro di Ireos.

CG – Adesso i cori LGBT vanno molto di moda in tutta Italia.

BC –  Sono quasi trenta persone, tra uomini e donne. Il repertorio non lo so, penso lo stiano decidendo in questi giorni, sicuramente faranno un omaggio al Queer attraverso dei brani classici. Li presentiamo la sera di mercoledì prima del film Who Wanna Love Me Now di Tomer & Barak Heyman  che è la storia di un ragazzo israeliano che abita a Londra e che canta in un coro LGBT appunto, lui vuole ritornare in Israele, ma la famiglia, che abita in un Kibbutz non lo accetta. L’avrai visto perché non è recentissimo.   Poi c’è Dear Fredy, documentario di Rubi Gatt, che attraverso interviste ricostruisce la storia di Fredy Hirsch, un atleta e insegnante gay che ha salvato moltissimi bambini ebrei in Germania e in Cecoslovacchia.

CG –  Tornando invece al discorso degli  artisti eccentrici ci sarebbe il film sul poeta  Al Berto.

BC –   Al Berto di Vicente Alves Do Ó è un film ambientato negli anni settanta, nel 1975, io l’ho trovato molto divertente perché ha una atmosfera tra la cultura hippy e la prima cultura  militante politica LGBT. Sono storie molto anni ’70. Mi sono ritrovato molto in questo film, perché erano un po’ le cose che succedevano anche in Italia, il personale è politico, la politica, essere omosessuali… Ma tu l’hai visto Al Berto ?

CG –  Si e trovo che quel periodo sia ricostruito molto bene, i colori degli abiti, le pettinature..

BC – Si a livello iconografico. Poi c’è He Loves me di Konstantinos Menelaou, tu l’hai visto?

CG – No, ma voglio vederlo, mi avevi detto che è molto godibile da vedere.

BC – Tra l’altro ci sarà Dimitri Milopulos che lo presenterà quel pomeriggio. Questo regista greco Kostantinos Menelau è molto originale. Questo è un film… ma forse chiamarlo film è un po’ restrittivo secondo me, è una storia di amore di due uomini a contatto con la natura, si può dire che sia un porno, porno però è eccessivo, è un porno naturistico, ecologico, su queste spiagge greche, loro nudi che fanno sesso.   Non è recitato, ma c’è una voce fuori campo che racconta la storia di loro due. A me è piaciuto molto. E’ interessante il lavoro che ha fatto il regista. C’erano anche dei corti suoi sulla stessa linea d’onda. Noi abbiamo scelto questo.

Poi c’è Snapshots di Melanie Mayron un film lesbico molto bello.  Poi Alifu, The prince/ss di Wang Yu-lin un film transgender di Taiwan del 2017, è molto, molto carino. ci è piaciuto molto.

Dykes, Camera, Action! lo facciamo in collaborazione con la New York University. Caroline Berler, la regista, sarà presente al Festival.

CG – Poi c’è il film di apertura sull’omofobia in Africa.

BC –  Si, Rafiri di Wanuri Kahiu. Tra l’altro sia Rafiri che Il calciatore invisibile fanno parte di una rassegna sul diritto che fa l’Assessorato alle pari opportunità del Comune di Firenze. Questo è un po’ tutto mi sembra, spero di non aver dimenticato qualcosa.

CG –  Peccato che non abbiate fatto in tempo a fare qualcosa per ricordare Lindsay Kemp.

BC –  Lo ricorderemo con un piccolo saluto.

CG –  Un’ultimissima cosa… Rispetto agli altri storici festival LGBT italiani, voi siete l’unico team ad essere rimasto negli anni coeso  nel portare avanti il festival. Tu, Roberta Vannucci, Silvia Minelli, Susan Sabbatini, Barbara Caponi siete sempre entusiasti e uniti, qual è il segreto della longevità di questa vostra unione felice?

BC –  A parte Paolo Baldi che c’è stato nelle prime edizioni ed è stato fondatore con il sottoscritto, sono circondato solo da donne, mai un uomo… A parte gli scherzi, io Roberta la adoro, questo festival è molto complicato a livello organizzativo, nel mettere in piedi tutto il progetto. Io e Roberta non abbiamo mai litigato perché ci capiamo al volo sulle cose da fare. Susan è un carro armato pazzesco, perché riesce a risolvere i problemi in pochi minuti. Silvia lo stesso per la parte promozione, pubblicità. Sandra Nastri per la parte fotografica, la Barbara.. e quest’anno c’è anche Maurino Scopelliti. Intanto a tutti noi piace molto fare questo festival,  la grande forza che ci unisce è la grande amicizia e la grande passione per il cinema. Infatti tutti ci dicono: ’Ma come fate con cosi pochi soldi?’.

Cinemagay.it con lo staff del FQF

(A CURA DI ROBERTO MARIELLA)

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