"Frammenti di inutili bugie" al Teatro della Limonaia a Firenze dal 27 al 29 gennaio

Un testo di Michel Tremblay, autore canadese tra i più premiati e acclamati (è stato designato Officier de l’Ordre de France, Chevalier de l’Ordre National du Québec e Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres de France), scritto nel 2009 che racconta dell’amore tra due persone dello stesso sesso: due adolescenti – due esseri ancora privi dello sconvolgimento caratteriale che l’età adulta impone, si trovano e si amano. Un amore grande ma acerbo, come l’età adolescenziale impone, che però deve fare i conti con la società e la chiesa che lo circonda e lo giudica. Le opere teatrali di Michel Tremblay, autore anche di novelle e di romanzi tradotti in tutto il mondo, in più di venticinque lingue, sono state tradotte e lette pubblicamente per la prima volta in Italia dal Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino nelle due edizioni del Festival Intercity/ Montreal.

Dimitri Milopulos, regista, scenografo, costumista, autore, attore, grafico, ha creato nel 1988, insieme a Barbara Nativi e ad altri collaboratori il Teatro della Limonaia e il Festival Intercity di cui è direttore artistico dal 2005. In collaborazione con il Florence Queer Festival ha messo in scena questi “Frammenti di inutili bugie” che ci presenta con queste parole:

Parlare di un certo argomento quando è “il tema del giorno” non è così semplice come potrebbe sembrare. Oggi la questione “gay” è sulla bocca di tutti, sia per il dibattito politico in corso sulle unioni civili, sia per gli episodi di violenza omofoba e soprattutto per l’apparente apertura sociale verso l’argomento. Dovremmo essere contenti, visto che non siamo – in teoria – in un mondo come quello in cui ha vissuto Oscar Wilde, dove per parlare dell’amore tra due persone dello stesso sesso si doveva accennare all'”amore che non osa pronunciare il proprio nome”. Osservando, invece, il mondo di oggi e la cosiddetta “apertura mentale” della società viene da chiedersi se veramente le cose stiano così: siamo sicuri che la società di oggi sia veramente pronta ad accogliere un amore “diverso”?
Siamo sicuri che questa empatia non sia frutto dell’apparire e del voler essere “moderni” ad ogni costo?
Siamo sicuri che una scomoda verità, come quella della paura del diverso, sia peggiore di una falsa e non leale apertura?
Io personalmente mai come oggi, in questo periodo così infimo, nel quale le apparenti libertà dell’epoca moderna coprono razzismo e discriminazioni paurosi, ho sentito il bisogno così forte di parlare della diversità e della sua unicità attraverso il mio lavoro. Ed è stato proprio in questo momento della mia vita che mi è capitato tra le mani, attraverso la ricerca dei testi da presentare al 29° Festival Intercity, questa bellissima opera di Michel Tremblay, padre della drammaturgia contemporanea quebecchese e grande romanziere, scoperto anni fa dal Festival Intercity per il suo Le Cognate.
“Frammenti di inutili bugie” è un grido soffocato ma al tempo stesso un campanello d’allarme, che non lascia nessuna possibilità di scampo scuotendo le nostre pigre cellule cerebrali mentre cerca disperatamente di rianimarle. L’autore non si limita a parlare dell’amore “diverso” visto solo dall’interno della testa o del cuore di chi lo vive in prima persona, va oltre: lo vede anche e soprattutto dal punto di vista degli altri, entrando nelle menti dei padri e delle madri, dei preti e degli psicologi icone della società. Oggi, Ale, deve rendere conto della sua vita e dei suoi sentimenti allo psicologo e ai genitori. Genitori “moderni” che cercano di affrontare il fatto con disinvoltura e naturalezza ma è proprio questo loro “cercare di” che rende il loro tentativo dannoso e inopportuno. E il loro chiedere aiuto e sostegno allo psicologo, che in qualche modo rappresenta la società di oggi, non fa che peggiorare le cose. 50 anni fa, Marco, deve rendere conto della sua vita e dei suoi sentimenti al prete e ai genitori. Siamo in un periodo in cui essere omosessuale era tra le più grandi disgrazie che una famiglia potesse affrontare e che la chiesa condannava pesantemente. Avere in famiglia “uno di loro” diventava motivo di vergogna e di disgusto senza possibilità di comprensione o di accettazione. Difficilmente un genitore, specialmente il padre, poteva comprendere e/o accettare il fatto che l’amore potesse nascere anche tra due persone dello stesso sesso e che non ci fosse nulla di strano in questo. Entrambi i ragazzi, come amanti attraverso il tempo – i 50 anni che li separano non mostrano veri segni di cambiamento e di diversità – si incontrano e si scontrano con la difficoltà di essere diversi, con la responsabilità che la loro rivendicazione comporta.

Dimitri Milopulos

 

Teatro della Limonaia – 27, 28, 29 gennaio 2017 ore 21

di Michel Tremblay
diretto e disegnato da Dimitri Milopulos
con Monica Bauco, Teresa Fallai, Roberto Gioffrè, Riccardo Naldini, Davide Arena, Archimede Pii
traduzione Francesca Moccagatta
costruzione scene Amedeo Borelli
aiuto regia Lorenzo Latini

in collaborazione con il Florence Queer Festival


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