Cinema

Solo il 5 e 6 dicembre al cinema il bellissimo film sulla storia dei ballerini gay che accompagnarono Madonna

Strike a Pose, imperdibile per i fan di Madonna ma anche per tutti coloro che vogliono conoscere una storia esemplare di quegli anni difficili

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Strike a Pose” è un bellissimo docu-film che purtroppo arriva nelle sale italiane solo il 5 e 6 dicembre, causa la strana abitudine distributiva della pur encomiabile Nexo Digital. Il film ci racconta le storie dei ballerini che parteciparono al tour di Madonna “Blonde Ambition World” e che moltissimi hanno potuto vedere anche nel film del ’91, “A letto con Madonna”. Tutti questi ballerini, ad eccezione di uno, Oliver Crumes, sono omosessuali. Nei primi anni ’90 la comunità omosessuale era ancora devastata dall’Aids e nella gente c’era diffidenza se non astio verso gli omosessuali. Per questo fu un grande merito quello di Madonna quando scelse di stare dalla nostra parte, gridando “Express Yourself” e girando il mondo, accompagnata dai suoi ballerini, parlando di omosessualità e Aids, difendendoci ad ogni occasione, pubblica e privata. Una testimonianza l’abbiamo già avuta nel film “A letto con Madonna” (ottenne il maggior incasso della storia come doc) dove venivano mostrati momenti intimi gay con baci tra i ballerini che scandalizzarono il pubblico.

Venticinque anni dopo Ester Gould e Reijer Zwaan, registi di “Strike a Pose“, ci ripresentano questa storia, facendo parlare i ballerini superstiti, confrontandosi con l’iconico film del ’91 e con le loro storie all’interno della comunità gay e nella loro vita privata. Nei primi 25 minuti del film rivediamo i momenti più saliente del tour, quelli oggi considerati ai vertici della carriera di Madonna, che raccoglievano accuse di oscenità ad ogni tappa, su sessualità e religione. Erano anche gli anni in cui Madonna vedeva morire di Aids molti suoi amici e collaboratori e per questo si prodigava nella raccolta fondi e nella difesa della comunità gay, in modo assolutamente sincero e disinteressato. Verso i suoi ballerini gay aveva un atteggiamento quasi materno, di assoluta condivisione e affetto. E loro ricambiavano con stima e devozione (ma in seguito ci furono contrasti, anche legali). Il film prosegue poi raccontandoci in dettaglio come sono proseguite le loro esistenze. Luis Camacho e Jose Gutierez furono assunti da “Casa Bell” di New York per collaborare a coreografie e video di musica diretti da David Fincher. Kevin Stea entra nel nel mondo dello spettacolo professionale come capitano di danza. Altri risposero all’annuncio per “FIERCE male dancers”, la scuola di danza di strada in voga allora. Tutti si sono impegnati a perfezionarsi nel loro lavoro, puntando più sullo stile personale, sulla loro personalità, che sulla perfezione tecnica. Col tempo sono diventati tutti famosi, particolarmente all’interno della comunità gay, anche se non tutti hanno avuto la fortuna di potersi gestire al meglio. Alcuni dovevano affrontare segretamente il disagio di essere Hiv positivi. Droga e alcool, depressione ed abbandono, anche ritrovarsi senza casa, hanno pesato sul loro destino. Il più tormentato è stato sicuramente Trupin (quello che nel film baciò il francese Salim), morto di Aids nel 1995.
Il film ci restituisce alla fine un affresco molto credibile ed intenso degli anni successivi al trionfo del tour con Madonna, quando l’omofobia cresceva insieme alla paura dell’Aids. I protagonisti sono sicuramente i sei ballerini gay, mentre Madonna appare solo in spezzoni d’archivio, anche se la loro storia è segnata dal rapporto che ebbero con Madonna (i problemi legali che alcuni di loro ebbero con Madonna sono volutamente ridimensionati, dando preferenza al legame familiare originario). Emozionante il momento in cui i sei ballerini sopravvissuti si riuniscono per festeggiare il loro 25mo anniversario, ricordando e riflettendo, con Gauwloos che rivela di essere stato segretamente Hiv positivo già prima del famoso tour.

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Kevin Stea, intervistato da Movieplayer, alla domanda su cosa abbiano significato per lui quegli anni , ha risposto: “Per me, il Tour è stato come vivere un senso soverchiante di libertà e accesso al mondo. Fino a quel momento la mia vita era stata piuttosto scolastica, solo studio e libri, ma improvvisamente tutto era aperto a me, il mondo della moda, l’esplorazione della mia sessualità senza problemi: c’era disponibilità di qualsiasi cosa. Non ero mai stato in tour prima di quel momento e non sapevo cosa aspettarmi, quindi ho pensato che tutti i tour funzionassero così, ma non è vero. Ho avuto la possibilità di fare un’esperienza unica, e se tornassi indietro forse chiederei a me stesso di essere più riconoscente; è per questo che cerco di esserlo adesso, e di apprezzare quello che è stato”. Sul problema dell’Aids oggi dice: “C’è molta vergogna intorno alla faccenda dell’AIDS, e soprattutto c’è fraintendimento, mancanza di educazione. C’è discussione intorno a questa cosa, e molte persone pensano che siccome ora abbiamo dei medicinali non è più un problema. Non funziona così per tutti purtroppo, ci sono molte sfaccettature, e spero che il film possa essere un punto di discussione riguardo l’importanza delle protezioni, e per tutte quelle persone che ancora provano vergogna”. Su cosa gli abbia insegnato Madonna risponde: “La cosa più importante che ho imparato è che è praticamente impossibile cambiare il mondo ed essere gentili allo stesso tempo. A livello personale invece, mi ha insegnato a non essere avido delle mie emozioni, a condividerle”.

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