Al Festival di Roma ottima accoglienza a film ed autori lgbt

Una bella mostra omaggio a Pasolini, un focus sul cinema U.K. vecchio e nuovo, sempre all’avanguardia per il cinema gay. I film di Maryam Keshavarz, Tanya Wexler, Stephan Elliott, Bavo Defurne, Terence Davies, Roberto Faenza e Ivan Cotroneo, tutti accolti molto bene da pubblico e critica. I PREMI

Aggiornamento del 4/11/2011: I PREMI

Premiati anche due film a tematica lgbt:

Premio Marc’Aurelio Alice nella citta’ sopra i 13 anni: Noordzee Texas di Bavo Defurne.

IL PREMIO MARC’AURELIO ESORDIENTI – Grazie alla collaborazione con il Dipartimento della Gioventu’ della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e’ stato assegnato il Premio Marc’Aurelio Esordienti, trasversale a tutte le sezioni del Festival, e destinato al regista della migliore opera prima.
La giuria presieduta da Caterina D’Amico e composta da Leonardo Diberti, Anita Kravos, Gianfrancesco Lazotti, Giuseppe Alessio Nuzzo ha assegnato il Premio Marc’Aurelio Esordienti (ex aequo), a ”Circumstance” di Maryam Keshavarz

I PREMI UFFICIALI:

La giuria internazionale ha assegnato i seguenti premi.

– Premio Marc’Aurelio della Giuria al miglior film: Un cuento chino di Sebastian Borensztein.

– Premio Marc’Aurelio della Giuria alla migliore attrice: Noomi Rapace per Babycall.

– Premio Marc’Aurelio della Giuria al miglior attore: Guillaume Canet per Une vie meilleure.

– Gran Premio della Giuria Marc’Aurelio: Voyez comme ils dansent di Claude Miller.

– Premio Speciale della Giuria Marc’Aurelio: The Eye of the Storm di Fred Schepisi.

– Premio Speciale alla colonna sonora della Giuria Marc’Aurelio: Ralf Wengenmayr per Hotel Lux.

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“North sea Texas” vince Alice nella Città al Festival Internazionale del Film di Roma 2011

L’esordio al lungometraggio del regista belga Bavo Defurne racconta il momento in cui l’amicizia tra gli adolescenti Pim e Gino si trasforma in amore; la scoperta della propria sessualità ed il percorso nella crescita.

Alla notizia del premio Defurne ha commentato “North Sea Texas è un film sull’amore tra due adolescenti. E’ un film multi-livello sulle complesse relazioni interpersonali, raccontata alla mia maniera. Abbiamo ricevuto questo premio da una giuria di adolescenti e questo mi rende ancora più felice. A volte ci sono persone che potrebbero considerare questo film inappropriato per un pubblico giovane ma la giuria ha dichiarato, nel premiare il premio, che sono pronti a vedere un film dove due ragazzini si baciano, anzi, è il loro film preferito!”

Il premio Marc’Aurelio Alice nella Città si aggiunge al premio Fipresci ed allo Zenith d’argento per la miglior opera prima che il film ha conquistato a Settembre al Festival des Films du Monde di Montreal 2011.

Il film sarà distribuito in Italia nella tarda primavera 2012 da Atlantide Entertainment.

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Peccato che per il Festival Internazionale del Film di Roma non si sia ancora mosso nessuno per organizzare un premio gay (come avviene a Venezia col Queer Lion), perchè anche questa edizione è ricca di opere e contenuti a tematica lgbt. Forse pesano le incertezze sul futuro di questo Festival, che qualcuno in questi giorni ha detto che dovrebbe limitarsi ad essere un mercato più che un festival. Per noi i festival non sono mai troppi, generalisti o gay che siano, perchè crediamo che mai come oggi il cinema di qualità abbia bisogno di vetrine che lo facciano conoscere e desiderare dal grande pubblico.

Anche quest’anno il Festival, ormai alla sesta edizione, ha voluto omaggiare la figura di Pasolini con una bella mostra (P.P.P. Un omaggio a Pier Paolo Pasolini), curata dai premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Loschiavo. La mostra è allestita presso lo Spazio Espositivo dell’Auditorium Parco della Musica e resterà aperta al pubblico fino al 5 novembre. Si compone di otto installazioni (fotografie ed estratti dai suoi film) che presentano i temi fondamentali dell’opera di Pasolini (critica alla modernità, il suo universo figurativo, la poesia con la voce dello stesso Pasolini, la religiosità di Pasolini con l’esaltazione della corporalità e del sesso, l’Italia paese amato e odiato, il Terzo Mondo con l’utopia della primitività, la morte come figura ricorrente nella sua opera. Un percorso interessante e assai completo su tutta la vita e l’opera di Pasolini.

Tra le pellicole presenti nelle sei sezioni del Festival (con 137 titoli provenienti da 27 nazioni diverse) diverse richiamano sicuramente la nostra attenzione.

Anzitutto il film iraniano “Circumstance”, della giovane Maryam Keshavarz, che affronta direttamente il tema dell’amore omosessuale nell’Iran di oggi con una coinvolgente storia d’amore lesbico contrastata da un fratello integralista. Intensa e profonda la descrizione delle nuove generazioni e del loro tentativo di creare una nuova cultura.

Divertente il film di Tanya Wexler “Hysteria” che ridona splendore al nostro Rupert Everett, che qui dimentica i suoi crucci sul coming out che gli avrebbe distrutto la carriera, e si presenta come un eccentrico gay inventore del vibratore. Il suo personaggio è secondario (il film è su una bella storia d’amore etero) ma è sicuramente uno dei più riusciti e trascinanti. Il film sarà distribuito in Italia dalla Bim.

Quasi sullo stesso tono e anch’esso accolto molto bene sia dal pubblico che dalla critica l’ultimo film di Stephan Elliott, l’autore cult di “Priscilla”, che ha presentato fuori concorso “A Few Best Men” (uscirà a marzo, distribuito dalla Lucky Red, col titolo “Tre uomini e una pecora“). Il film è l’esaltazione dell’amicizia maschile (con sfumature omoerotiche) e contiene personaggi e situazioni assai gayfriendly, sebbene il film non abbia una storia gay vera e propria.


Il regista Bavo Defurne, Nina Marie Kortekaas e Mathias Vergels (North Sea Texas) sul tappeto rosso di Roma 2011

Bellissimo e altamente poetico il film dell’esordio cinematografico del regista gay belga Bavo Defurne, già amatissimo dal nostro pubblico per i suoi premiati cortometraggi quasi tutti centrati su adolescenti alle prese col coming out, cosa che si ripete con maggiore profondità anche in questo suo primo lungometraggio, “North sea Texas”, presentato in concorso nella sezione ‘Alice nella città‘. La bella notizia è che il film è stato acquistato dalla Atlantide Entertainment/Queer Frame che presto lo distribuirà nelle sale. La storia è intensa, avvincente e alquanto originale con madre e figlio adolescente che verranno entrambi catturati dal bel Zoltan che arriva in città al seguito del luna-park e diventa il loro nuovo inquilino. Per noi il film meriterebbe il Marc’Aurelio Queer di questa edizione del Festival.

Entusiasmante, anche se, come sempre per questo autore, si tratta di un film per palati raffinati ed esigenti, l’ultima opera del regista gay Terence Davies (The Terence Davies trilogy, Voci lontane sempre presenti, Il lungo giorno finisce), “The Deep Blue Sea“, grande storia d’amore etero che il critico Franco Cordelli ha così commentato: “Rappresentando la storia di due persone che si amano l’una troppo e l’altra troppo poco, una con passione e l’altra con un «contenuto entusiasmo», Davies crea una pura storia d’amore. Ormai, vorrei dire, non lo fa più nessuno. L’ultimo è stato Truffaut. Ne sono capaci e più disponibili a raccontarne, anche se le storie non sono di amori omosessuali, forse solo gli omosessuali.” Il film, di altissimo livello qualitativo e formale, ruba il cuore e gli occhi di ogni spettatore attento e disponibile ai ritmi di una commedia veramente intelligente.

Il Festival ha dedicato un Focus alla Gran Bretagna, con le produzioni più recenti a cura di Gaia Morrione e una retrospettiva – «Punks and Patriots» – curata da Jonathan Romney. I film gay presentati e commentati erano moltissimi, da «My Beautiful Laundrette» di Frears a «Domenica maledetta domenica» di Schlesinger, che la regista Joanna Hogg ha commentato con queste parole: “A suo tempo sconvolse per la franca rappresentazione dell’omosessualità e dell’amore libero. A guardarlo ora è ancora più scioccante per lo sguardo impietoso sulla middle class”. Per arrivare ai nostri giorni con lo stupefacente “Weekend” di Andrew Haigh che ‘racconta la nascita di un amore fra due uomini, giovani che non cercano l’approvazione del mondo, si sentono normali perché gay, e gay perché normali‘ scrive Paolo Cervone sul Corriere.

Ottima accoglienza di pubblico e critica all’esordio come regista dell’autore gay Ivan Cotroneo, già sceneggiatore di Ozpetek e autore del bellissimo ma trascurato romanzo gay “Un bacio“. Il film “La kryptonite nella borsa“, tratto da un suo omonimo romanzo, è, secondo quanto dichiarato dall’autore stesso, “il mio sguardo di bambino attraverso una scombiccherata ma tradizionale famiglia napoletana, la mia città; ho voluto riportare in vita gli Anni 70 ma in modo non nostalgico“. Il protagonista del film è Peppino che in seguito alla depressione della madre (Valeria Golino) verrà adottato dagli zii in una Napoli “senza monnezza, dove non si nasce ma si debutta, ed a un certo punto plana Superman; il personaggio che rimanda al titolo (la kryptonite è il minerale che può essere fatale al supereroe) «è l’accesso al mondo fantastico del bambino». Solo che il nostro Superman, gay e con le unghie smaltate, «in realtà è la vittima che non riesce a integrarsi e crede di essere un supereroe tra gli umani, dice parole incomprensibili a Peppino su quanto sia importante accettarsi per quello che si è»” (Valerio Cappelli sul Corriere).

Apprezzato dalla critica di sinistra e meno da quella di destra l’attesissimo film americano del nostro Roberto Faenza, “Un giorno questo dolore ti sarà utile” ricavato dall’omonimo romanzo dello scrittore gay Peter Cameron (se ci legge ci uccide perchè non vuole essere definito “scrittore gay” cosa per lui riduttiva e per noi estensiva). Stranamente il film è stato presentato fuori concorso e ancora più strano ci appare che il film venga distribuito nel lontano mese di marzo 2012 (sia in Italia che in America), probabilmente gli autori stanno ancora lavorando alla sua versione definitiva. Quella presentata a Roma è comunque ottima, fedele al libro anche se forse mette in secondo piano l’omosessualità del giovane protagonista, preferendo farne un “giovane Holden” arrabbiato col mondo (con qualche ragione, se deve immaginarselo attraverso le figure dei suoi parenti – il padre è ossessionato dal dubbio che sia gay perchè preferisce l’insalata a una ‘virile’ costata al sangue), più vicino agli indignati di oggi, ha detto Faenza, desideroso d’inventarsi un mondo nuovo e diverso, lontano dai miti della ricchezza e della fama. E, aggiungiamo noi, più libero di essere se stesso.


Ivan Cotroneo coi protagonisti del suo film sul tappeto rosso di Roma 2011


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