BURLESQUE

Non è un capolavoro, d’altronde regista e protagonista sono debuttanti, ma è certamente un film imperdibile per il pubblico gay, che potrebbe presto inserirlo tra i suoi film culto.

Oggi sembra che il musical trionfi più in televisione che al cinema. Nemmeno il tanto atteso “Burlesque”, dopo la delusione di “Nine”, riesce a dirci qualcosa di nuovo sul genere. In televisione, una serie tutta musicale come “Glee”, è più innovativa e sta conquistando premi e un pubblico sempre più numeroso e affezionato. “Burlesque”, avrebbe potuto benissimo essere un episodio di “Glee”, solo un po’ più adulto, ma non troppo, perché il film è casto quanto basta per evitare divieti (ci regala solo uno sfuggente nudo integrale del fascinoso Cam Gigandet).

Non dobbiamo però essere troppo e ingiustamente severi (come l’esagerato critico de il Giornale che, senza pietà, definisce il film ‘una insulsa commediola romantico-musicale’ e la Aguilera un personaggio che ‘miagola e sgambetta’ – mentre invece è assolutamente all’altezza della sua fama, almeno quando canta).

Il film, opera prima del regista Steve Antin (ex attore e stuntman), primo lavoro come attrice della cantante Christina Anguilera (dischi da 100 milioni di copie, nella lista dei 100 migliori cantanti stilata dalla rivista Rolling Stone, vincitrice di cinque Grammy), e ritorno sullo schermo della 64enne Cher dopo dieci anni di assenza (icona gay, della quale è superfluo specificare i meriti per i nostri lettori), nasce senza troppe ambizioni, cercando di sfruttare la moda di uno spettacolo, il burlesque, tramontato negli anni ’50 e rispolverato in questi ultimi anni di non eccelsa creatività (tra poco arriverà sugli schermi anche il film di Amalric, “Tourneè“, anch’esso tutto sullo spettacolo burlesque). Ricordiamo che il burlesque nasce, alla fine dell’ottocento, per elevare lo spettacolo dello spogliarello a qualcosa di più teatrale, aprendolo ad un pubblico più ampio. Il regista Antin ha dichiarato che: “Uno dei miei obiettivi era di rimanere il più fedele possibile allo spirito originale di questa forma di espressione, distaccandosi dall’idea comune secondo cui il burlesque è sinonimo di spogliarello“.

In questo compito il film, a mio parere, è perfettamente riuscito. Sullo schermo assistiamo per quasi due ore ad uno sfavillante spettacolo di danze scatenate e acrobatiche, lingerie femminile con guepiére e giarrettiere, decine di splendide parrucche, costumi di rasi, pizzi, perle e brillanti per un delizioso gioco di vedo e non vedo (il costumista Michael Kaplan ha adoperato più di 250.000 cristalli di swarovski in quindici colori).
Le musiche, scritte da Linda Perry, Diane Warren, Sia Furler, Samuel Dixon, Tricky Fuller, Claude Kelly e Christina Aguilera, sono tutte godibili, con alcuni pezzi di grande impatto, come lo struggente “You haven’t seen the last of me“, scritta da Diane Warren, e cantata splendidamente da Cher, per la quale ha già vinto un Golden Globe (Cher ha detto che è stato solo quando ha sentito questa canzone che si decisa a partecipare al film).

Per lo spettatore gay, il film è una festa per gli occhi e per il cuore. Anche se la storia è semplicissima e già vista (si racconta di una cameriera che fugge a Los Angeles col sogno di diventare una cantante, e forse un po’ troppo fortunata, trova subito il locale giusto), impossibile non farsi commuovere dalla magia di Cher che regge benissimo il confronto con le ragazze che hanno un terzo della sua età, e anche se canta solo due canzoni, è la figura più intrigante del film. Impossibile non prendere come un esaltante omaggio ai suoi adoratori gay, il feeling che il suo personaggio stabilisce con Sean, uno splendido Stanley Tucci, suo braccio destro nella gestione del locale, gay dichiarato che praticamente ripete il suo ruolo in “Il diavolo veste Prada”, ma assai più esplicito. Sean, conosciuto dagli amici come lo specialista di una botta e via, lo vediamo accalappiare la sua giovane preda ad una festa di matrimonio, portarsela nel suo appartamento dove passano la notte insieme e al mattino… a voi scoprire come va a finire.

Un altro personaggio gay del film e Alan Cumming, attore gay dichiarato anche nella vita, che purtroppo appare in poche scene del film, giusto per beccarsi l’appellativo di ‘pazza’ dall’amico Sean, ed esibirsi in un numero di danza sullo sfondo.

Il pezzo forte per lo smanioso pubblico gay sarà però il bellissimo barman e scrittore di canzoni Jack, interpretato da un super sexy Cam Gigandet, l’unico che, senza bisogno di partecipare alle danze, riesce ad esibirsi tutto nature, nella non facile impresa di catturare l’attenzione sentimentale della protagonista Ali, una dolcissima ed effervescente Christina Anguilera. Il nostro sentimento, invece, lo cattura in cinque secondi, con la sua prima apparizione dietro il banco del bar, in canottiera e bombetta, e sguardo penetrante da bel tenebroso.

Come conclusione possiamo dire che il film è quasi tutto gayo, per i personaggi che sono già patentate icone gay, per la scenografia lussuraggiante, per le canzoni che ci fanno sognare, per le continue battute che ci coinvolgono direttamente e ci fanno sentire partecipi di una storia che fa diventare vera, per due ore, la favola che tutti sognamo.

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