TERZA GIORNATA AL 25° TOGAY

Anteprima di “Brotherhood”, film vincitore al festival di Roma, tre interessanti film in concorso, tra i quali gli ultimi lavori di Lucia Puenzo e J.P. Rodriguez, tra i film fuori concorso lo splendido fil lesbo “Hanna Free” di Wendy Jo Carlton, ecc.

Arrivati al quarto giorno dall’inaugurazione del 25° Togay, la direzione del Festival si dichiara oltremodo soddisfatta delle risposte e dell’affluenza del pubblico che ha superato del 15% quello dello scorso anno. Unica nota triste il furto del videoproiettore e dei computer utilizzati per le sottotitolazioni all’Ambrosio, compiuto da ignoti nella notte tra sabato e domenica, e prontamente rimpiazzati senza recare danni o ritardi al programma. Giovanni Minerba, il direttore del Festival ha commentato la cosa con “Non voglio pensare che sia un raid mirato contro di noi e contro le nostre attività“.
Anche domenica, come sabato, sale gremite sia per le proiezioni pomeridiane che serali. “Broderskab“, il film di Nicolò Donato vincitore del festival di Roma, proiettato nel primo pomeriggio, ha ugualmente riempito la sala entusuasmando ogni tipo di spettatore. Subito dopo moltissimi spettatori si sono trasferiti alla libreria Feltrinelli per assistere alla presentazione de “Il libro dell’amore di Gus & Waldo” con l’autore Massimo Fenati (vedi video) per la sezione collaterale “A qualcunopiace libro”.


Video della presentazione del libro e dei corti “Il libro dell’amore di Gus & Waldo” di Massimo Fenati

Presente al festival anche Holly Woodlawn, attrice, cantante, transgender e performer portoricana alla quale il Festival dedica l’omaggio nella sezione Open Eyes. Holly è cresciuta artisticamente nella Factory di Andy Warhol e la canzone di Lou Reed “Walk on the Wild Side” e dedicata a lei. Oggi Holly, ormai 63 e su una sedia a rotelle, è ancora attiva nel mondo del cinema (il suo ultimo film “The Lie” uscirà in autunno). Nella hall del cinema Ambrosio regalava, con immensa cordialità, baci e sorrisi ai suoi tanti estimatori.

BRODERSKAB di Nicolò Donato

Cosa succede quando un naziskin, omofobo, razzista e amante del Terzo Reich si scopre gay? E’ la domanda a cui risponde Broderskab (Fratellanza), il film dell’italo-danese Nicolo Donato vincitore al Roma Film Fest 2009. Un cupo difficile, ispido, cupo ma verosimile e capace di chiamare le cose col proprio nome, compreso un erotismo al punto giusto. Il finale un po’ esasperato serve soprattutto a evitare un improbabile happy end e a ricordarci quanto siano distanti certe posizioni, se alla base ci sono violenza e odio. (Vincenzo Patanè)

EL NINO PEZ di Luvia Puenzo

Primo dei tre lungometraggi in concorso della giornata, è stato l’attesissimo secondo lungometraggio di Lucia Puenzo, autrice della storia ermafrodita di “XXY”, film che ha avuto un unanime successo di critica e una buona distribuzione anche nel nostro paese. Con “Il bambino pesce” l’autrice realizza un’opera assai più complessa e ambiziosa ma non altrettanto efficace e compiuta. Parla soprattutto dell’amore lesbico che nasce tra la giovanissima figlia (interpretata dalla stessa protagonista di XXY, Inés Efron) di una famiglia borghese di Buenos Aires e la giovane donna delle pulizie di origini paraguaiane. Quest’amore potrebbe essere felice, le due donne fanno sogni di una vita futura serena e tranquilla in una casetta sulle rive d’un lago, ma sarà difficile per entrambe liberarsi dagli incubi del passato che si ripresentano oggi con altre violenze e abusi, fino ad un epilogo altamente drammatico e avventuroso, che uccide un po’ l’atmosfera onirica del film riducendolo a thriller d’appendice. Il film vuole denunciare la condizione delle donne in paesi che si stanno trasformando ma dove regnano ancora la sottomissione, l’abuso e la violenza.

CHILDREN OF GOD di Kareem Mortimer

Deliziosa e originale storia d’amore gay in un paese, le Bahamas, dove la chiesa Battista cerca di pilotare la residua omofobia popolare contro le scelte a favore dei diritti dei gay operate dal governo (sono ammesse le unioni civili gay). Ne fanno le spese il giovane bianco Johnny, studente d’arte, che viene mandato dalla sua insegnate nella piccola isola di Eleuthera perchè si confronti con se stesso e la sua ispirazione creativa. Johnny è un giovane gay, puritano e in cerca dell’amore vero, che sembra trovare subito nel bel Romeo che invece è un gay dalla doppia vita, con tanto di fidanzata e famiglia ossessiva. Johnny non cede subito alle advances di Romeo, proprio perchè vorrebbe molto di più del semplice sesso. Il percorso di emancipazione di entrambi, superare le diffidenze per Johnny e impegnarsi seriamente con la sua identità per Romeo, è presentato molto bene dal giovane regista di quel paese, il nero Kareem Mortimer, che, presente alla proiezione, ci ha spiegato come la cultura popolare sia ancora impregnata di omofobia e come alcune chiese, meno quella cattolica, cerchino di sfruttarla a loro vantaggio, generando indirettamente violenza, stupri e morte. Il film ha momenti poetici con paesaggi bellissimi ma soffre di una impostazione troppo didattica, lontana dalla cultura cinematografica occidentale, comprensibile comunque in un paese che affronta queste tematiche per la prima volta.

MORRER COMO UM HOMEM di Joao Pedro Rodrigues

Il regista degli acclamati “O Fantasma” e “Odete” ci presenta ancora un film onirico ed originale questa volta tutto impostato sulle problematiche transgender. Il protagonista del film, Tonia, una transessuale all’inizio del suo declino, è una di quelle figure che è impossibile non amare e che resterà impressa a lungo nella mente degli spettatori. Il film però ci è sembrato discontinuo, con qualcosa che gli manca (una maggiore integrazione tra i personaggi, un passato lasciato in sospeso) e qualcosa che cresce (troppo lungo l’inizio del film con la foresta, l’onirica gita nel bosco, ecc.). Il film si trova però ad un livello qualitativo assai superiore alla media, il regista sta seguendo coerentemente uno stile artistico nuovo, personale e impegnativo, capace di usare il mezzo onirico e fantastico con naturalezza e semplicità.

HANNAH FREE di Wendy Jo Carlton

Hannah e Rachel sono state insieme in incognito tutta la vita e ora si ritrovano ai lati opposti di una casa di riposo senza potersi vedere, invalida la prima e in coma la seconda. Il film si incentra sul personaggio di Hannah, che attraverso svariati flaschback, rivive la sua tormentata storia d’amore con Rachel, vedova e madre di due figli, molto religiosa e riservata. Ad Hannah invece piace viaggiare, andare all’avventura e scoprire cose nuove. Anche se Rachel non riesce a vivere in pubblico la loro storia, soffre molto a causa dell’assenza della compagna e quindi sua figlia Marge, gelosa del rapporto fra le due donne, prende in antipatia Hannah e le impedisce di vedere la compagna.
Hannah ha un carattere particolare, molto forte e autoritario, ma i suoi sentimenti sono estremamente profondi e autentici. Così un giorno, con la scusa di dover fare una ricerca sulla Depressione, si presenta al suo capezzale Greta, pronipote di Rachel a sua volta lesbica, che la aiuta a ricongiungersi con l’amata.
Film commovente, a tratti ironico, che è stato definito “il Brokeback Mountain al femminile”, Hannah Free è una storia alla portata di tutti, che può far riflettere con simpatia ed empatia. (G. Borghesi, Voto 8)

DUE DOC FUORI CONCORSO

GRAND THEFT AUTO 4: THE BALLAD OF GAY TONY di Federico Ercole

I giochi della Rockstar Games sono ormai famosissimi, soprattutto la saga di Grand Theft Auto, dove il giocatore è chiamato ad impersonare un malvivente che, una volta terminata l’ascesa al potere, avrà tutta la città (una perfetta ricostruzione delle più belle città americane) ai suoi piedi. Ogni capitolo ha un protagonista diverso, da Tommy Vercetti a Niko Bellic, da CJ a Luis, tutti con una trama molto articolata alle loro spalle, che si sviluppa col procedere del gioco. Questo è praticamente l’unico vincolo di questi videogiochi: non puoi scegliere il personaggio. Per il resto, il giocatore è completamente libero: si può scegliere di non fare la missione e andare in giro per negozi, si può fare un viaggio tra Las Venturas (Las Vegas), San Fierro (San Francisco) e Los Santos (Los Angeles) in macchina, in moto, in treno, in aereo. A partire da GTA 4, ultimo capitolo della saga di cui The Ballad Of Gay Tony è un’espansione, il protagonista ha a disposizione un cellulare, utile per mantenere i contatti con gli amici e con le fidanzate. Si può giocare a bowling o a biliardo, si può andare a bere qualcosa o a mangiare fuori.
GTA sembra il gioco perfetto, ha solo un piccolo grande demerito: è diseducativo. Non molti genitori sono felici del fatto che il proprio pargolo impersoni un criminale che uccide la gente gratuitamente. Resta comunque vietato ai minori di 18 anni, ma i controlli sono pressoché inesistenti.
Questo documentario mette in risalto, come ci ha confermato il regista, le qualità letterarie e cinematografiche di Grand Theft Auto, presentandoci una parziale evoluzione del gioco come se fosse un film vero e proprio. Storyline e grafica si prestano perfettamente, così seguiamo Luis, personaggio principale di The Ballad Of Gay Tony, missione dopo missione per aiutare il suo capo e amico Tony. Ovviamente non viene mostrata la fine del gioco e dunque la conclusione della trama.
Documentario forse un po’ pretenzioso, alla portata di pochi, gli aficionados di GTA e dei videogiochi in generale, cosa di cui anche Federico Ercole è cosciente. (G. Borghesi, Voto 5)

TRANSGENDER ELETTRONICI di Federico Ercole

Effettivamente è così, chi non ha mai provato l’ebbrezza di impersonare un avatar del sesso opposto? In questo senso, un po’ tutti siamo stati dei Transgender Elettronici. Ci attira sapere com’è vivere su Marte se siamo venusiane e viceversa. Anche quando è il gioco a costringerci nei panni di un personaggio di sesso opposto, lo guidiamo tra le pieghe della storyline e, se il videogioco lo prevede, amiamo con lui/lei, anche se per noi si tratterebbe di un amore omosessuale.
Inoltre ci sono dei videogiochi che rappresentano dei punti saldi per la comunità GLBT, come Super Mario o Devil May Cry. In questo documentario vediamo gli intervistati raccontarci della loro esperienza virtuale, che può anche diventare una risorsa se si vuol mantenere contatti e passare una bella serata in compagnia o in famiglia. (G. Borghesi, Voto 6)

HAMMERHEAD di Samuel Donovan (corto lesbico fuori concorso)

Boris non riesce ad accettare la separazione dei suoi genitori, della quale incolpa la compagna della madre. A 8 anni può permettersi di combinarne di tutti i colori, per esempio di indossare una maschera da pesce martello e una pinna da squalo, dileguarsi di soppiatto e tuffarsi nel gelido mare inglese per far attirare l’attenzione dei genitori.
Riuscirà ad accettare Lilah come parte della famiglia soltanto quando si autoconvincerà del fatto che sua madre non è davvero lesbica, tanto quanto è convinto di diventare uno “squalologo”.
Bravissimo il piccolo attore, che regala al pubblico un quarto d’ora di sorrisi e simpatia. (G. Borghesi, Voto 7)

“Making the Boys” di Crayton Robey e alcuni corti in concorso (R. Mariella)
Dopo la riproposta alle 14,00 del classico “The Boys in the Band” (Festa di compleanno del caro amico Harold) di William Friedkin è stato trasmesso l’interessante documentario “Making the Boys” di Crayton Robey (USA,2009,93′) che oltre la ricostruire le fasi della nascita del lavoro teatrale di Mart Crowley e quindi del film di Friedkin, raccontate dai protagonisti (superstiti, visto che la maggior parte del cast è morta di AIDS), ci descrive l’importante fase storica per il movimento gay che ha coinciso con l’uscita di quest’opera (la prima teatrale avvenne il 14 aprile 1968 pochi mesi prima di Stonewall). Documentario particolarmente azzeccato per questa edizione del Festival , che celebrando il suo 25esimo anniversario ha come tema ricorrente l’importanza della memoria storica, e in un momento come l’attuale in Italia dove anche quel poco che è stato conquistato negli anni è seriamente messo a rischio.

Dopo il documentario è stata la volta di una serie di corti spagnoli, tutti di ottimo livello, tra i quali: il divertentissimo “Paco” di Jorge Roelas e due lesbici veramente belli. “Volver a verte” che tratta della violenza sulle donne attraverso la storia di amore, durata tutta una vita, tra una ragazza che ha scelto di lasciare il paese di campagna per vivere la sua vita e la sua amica che invece non ha il coraggio di opporsi alla volontà del padre e finisce vittima di un marito violento. Più intimo il corto “A oscuras” di Eli Navarro in cui un blackout elettrico è l’occasione per risolvere i problemi familiari e sentimentali di quattro donne.
Si fa notare anche NU2 (knots) di Pedro Riutort Arroyo con protagonista la divina La Proibida, trans regina delle notti madrilene qui impegnata in una trama che gioca con il classico tema degli ambigui rapporti tra la realtà e la finzione dell’arte.

Ultimo spettacolo della serata “Zombies of Mass Destruction “ di Kevin Hamedani, un autentico splatter per stomaci forti, che con umorismo ci dimostra come i reazionari e i fondamentalisti religiosi sappiano essere anche peggiori dei tanto bistrattati zombies quando hanno a che fare con omosessuali ed extracomunitari.

Alcune immagini della giornata:

L’ingresso del Cinema Ambrosio
Spazio libri nella hall dell’Ambrosio
la hall dell’Ambrosio
Holly Woodlawn
Holly Woodlawn con Matteo B. Bianchi
Alessandro Fullin
Lo scrittore Massimo Fenati
Lo scrittore Ivan Cotroneo
Kareem Mortimer e Giovanni Minerba
Kareem Mortimer regista di "Childreno of God"
Fabio Bo, coordinatore del Festival
L’attore Alexander David (Morrer Como Um Homem)
La regista Sophie Leloy
Il direttore Giovanni Minerba

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