"Mine vaganti" di Ozpetek

Più che mine sono dei bellissimi fuochi d’artificio che riempiranno le sale cinematografiche italiane dal prossimo 12 marzo. Grazie Ozpetek per questo spettacolo che ci ritrova spettatori protagonisti di una grande famiglia capace di ritrovare se stessa e i figli perduti.

“Mine vaganti” rappresenta secondo noi l’apice del cinema gay italiano, e pensiamo che lo sarà anche nella filmografia di Ozpetek. Non stiamo parlando delle qualità artistiche, pure assai presenti, ma più semplicemente dei contenuti, dei personaggi e delle tematiche che ci fanno definire un film con l’etichetta di film gay. Difficile fare un film più gay di Mine Vaganti, lo hanno riconosciuto gli stessi autori e protagonisti del film alla conferenza stampa, anche se Ozpetek ha voluto precisare che il suo film parla anche di tante altre cose, “della famiglia, di genitori e figli, dei rapporti umani”, ha precisato, “e di tutto quello che c’è nella vita”. Verissimo, aggiungiamo noi, però ci troviamo finalmente davanti a un film che ci mette (noi gay) al centro della vita, delle problematiche quotidiane, dei rapporti umani, delle gioie e dei dolori, dove c’è posto per tutti, ma dove tutti, una volta tanto, devono fare i conti anche con noi, con la nostra sessualità, con i nostri amori, con le nostre sofferenze, le nostre aspettative, i nostri sogni.
Per un gay vedere questo film è come respirare ossigeno, sentirsi protagonista anzichè spettatore, finalmente capace di condividere o dissentire, finalmente in grado di confrontarsi. Quando vediamo un film etero (cioè con storie e personaggi etero), soprattutto se di buona qualità, riusciamo ugualmente a farci coinvolgere, ma spesso sacrificando una parte di noi stessi. Per lo spettatore etero questo problema non esiste, nemmeno davanti ad un film gay come questo, perchè non accadrà mai di trovarsi davanti ad un protagonista gay, con madre, padre, nonni e zii gay, colleghi e amici gay, ecc.
Grazie quindi Ozpetek per averci regalato “Mine vaganti”, un film che fotografa una realtà in trasformazione, un’Italia ancora divisa tra famiglie tradizionaliste e il nuovo che avanza ma che nello scontro generazionale riesce a fare emergere nuovi legami, rinnovate solidarietà e soprattutto a vincere secolari recinti e paure.
Il tema portante del film è senz’altro quello del coming out, di quanto possa ancora essere difficile e traumatizzante. Abbiamo un figlio (Scamarcio) che è stato costretto ad abbandonare la famiglia per potersi realizzare come gay e come aspirazioni, lasciando tutti i parenti all’oscuro di quella che è la sua attuale vita (da gay felice, innamorato e bene inserito nella comunità). All’opposto abbiamo invece un figlio che ha tradito e represso la sua natura e i suoi desideri per accontentare la famiglia, sacrificando anche un fortunato incontro con il grande amore.
L’omofobia, sia quella pubblica e ostentata (godibilissima la scenetta con la solita barzellatta contro i forci che i fratelli devono sorbirsi per l’ennesima volta, fortunatamente l’ultima), che quella sottile e interiorizzata che tocca quasi tutti i personaggi, è il drago che i nostri eroi (giovani e meno giovani) devono imparare a sconfiggere. La sceneggiatura e l’ottimo montaggio si propongono di farci capire meglio queste problematiche assimilandole ad altri pesanti fardelli che possono capitare nella vita di chiunque, come la struggente scena iniziale del film che ci mostra il destino di un amore (etero) impossibile, o gli slanci notturni di una zia che attende ancora l’amore, o l’isolamento di una giovane donna, diversa a modo suo, che non riesce a farsi comprendere.

Nel film si alternano momenti di commozione, divertimento (forse si poteva saltare il balletto un po’ kitsch in riva al mare), colpi di scena, e anche di intensa e poetica rilessione come nello stupendo finale. Abbiamo tutto quello che può ‘meravigliare’ e impressionare un pubblico libero da pregiudizi. Gli interpreti sono bravissimi, con Ennio Fantastichini superlativo come sempre e una Elena Sofia Ricci straordinaria, così come l’indimenticabile nonna interpretata da Ilaria Occhini. I protagonisti sono così tanti che ognuno potrà facilmente scegliere i suoi preferiti.

Un film che piacerà sicuramente a tutti (questo è forse anche il suo limite) e che ci risarcisce ampiamente di una lunga e tribolata attesa.
Gli americani hanno Gus Van Sant, i canadesi hanno Bruce LaBruce, i francesi hanno Francois Ozon, gli spagnoli hanno Almodovar, i tedeschi hanno Rosa von Praunheim, ecc. noi fortunatamente abbiamo ritrovato il nostro grande Ozpetek.

Qui sotto le immagini della conferenza stampa milanese sul film alla Terrazza Martini

La conferenza stampa di Milano
Ferzan Ozpetek
Riccardo Scamarcio
Alessandro Preziosi
Ennio Fantastichini
Nicole Grimaudo
Elena Sofia Ricci
Nina Zilli
Domenico Procacci
Ozpetek e Scamarcio

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