Prime recensioni dopo l'uscita del film "Little Ashes"

Forse non esaltanti, ma comunque unite nel rilevare l’abilità del regista Paul Morrison nella perfetta ricostruzione ambientale e nel tratteggiare la complessità dei rapporti tra storiche, e in parte ancora misteriose, personalità artistiche.

E’ uscito in questo weekend sia in Spagna che negli USA (qui con una distribuzione limitata), l’atteso “Little Ashes” del regista Paul Morrison e del neosceneggiatore Philippa Goslett. La sceneggiatura è ricavata dalle biografie di Lorca e Dalì scritte da Ian Gibson, dove si legge che Salvator Dalì, in tarda età, avrebbe ammesso una sua relazione intima da giovanissimo con il poeta Federico Garcia Lorca. Questo fatto è l’ossatura centrale del film di Morrison che ora viene recensito su diversi media americani. Riportiamo alcuni passi dalla critica apparsa su Variety di Peter Debruge e di Brian Juergens su Afterelton (sito gay USA).

Debruge rileva che il personaggio di Dalì (Robert Pattinson) appare alquanto diverso da quello che siamo abituati a conoscere, qui è vanitoso per quanto riguarda il suo talento ma molto insicuro sul suo essere, sulla sua identità (come viene mostrato nelle scene di lui nudo, quasi androgino, che si ammira davanti allo specchio). L’attrazione verso Lorca (Javier Beltran) è reciproca ma Dalì appare incerto nell’oltrepassare il confine. La loro relazione procede lentamente davanti agli occhi di Bunuel (Matthew McNulty), compagno di stanza di Lorca alla residenza degli Studenti di Madrid della scuola d’arte, che il regista usa come rappresentante dei sentimenti omofobici dell’epoca (lancia pesanti offese quando incontrano sulla loro strada evidenti coppie gay).
Il regista non riesce però a trasmetterci quella tensione sessuale che traspariva così bene nel film di Bertolucci “The Dreamers”. Anche quando finalmente arriviamo al bacio in piscina tra Dalì e Lorca, con la luna che illumina i due corpi nudi, manca quell’esplosione emozionale che ci si aspetterebbe.
Le scene più provocanti del film appaiono invece essere quelle con l’amica (Marina Gatell), che cerca di conquistare Lorca, iniziandolo al sesso proprio davanti all’altro pretendente Dalì.
Lorca è senza dubbio il vero protagonista del film, l’uomo che in seguito a questo incontro con Dalì, sarà in grado di accettare completamente la propria omosessualità, mentre Dalì fuggirà a Parigi diventando sempre più vittima del proprio narcisismo (simboleggiato dall’elaborata pettinatura e dai sempre più lunghi ed eccentrici baffi). Il film si dilunga poi in una processione di scene (alcune d’archivio e altre ricostruite) che descrivono i due diversi percorsi artistici… Per gran parte del tempo il film ondeggia tra uno stile perbenista e compassato come richiesto da una grande produzione e uno stile più mordace tipico del cinema indipendente gay, con ambientazioni reali in Spagna che fanno dimenticare il basso budget.

Sul sito gay Afterelton, Briann Jurgens fa una critica solo un poco più esaltante del film, che riconosce rivolto soprattutto ad un pubblico etero. Lorca, interpretato dall’attore televisivo spagnolo Javier Beltrán, appare pudico, sensibile e ridicolmente adorabile. Incontriamo Lorca come compagno di stanza dello schietto Bunuel (l’attore britannico Matthew McNulty), un bullo e omofobo la cui dedizione senza compromessi all’arte gareggia col suo impegno con la resistenza del popolo spagnolo verso il nascente fascismo. Il più remissivo Lorca lo segue come si segue un leader, senza protestare nemmeno quando Bunuel grida “froci” a due gay incontrati per strada.
Un cambiamento accade con l’arrivo nella scuola di Salvador Dalí (Pattinson), vestito con stivali da equitazione, camicia arricciata da pirata e lunghi capelli, per il massimo divertimento degli impomatati e impeccabili studenti. Con il suo comportamento da bel tenebroso cattura subito l’attenzione sia di Bunuel che di Lorca.
Da qui in avanti la storia è quella usuale del ragazzo sensibile gay che s’innamora dell'”outsider” che gioca con i sentimenti degli amici ma non riesce a impegnarsi in una storia d’amore (già vista in “Gioventù bruciata” e nell’ultimo “Brideshead Revisited”). Sebbene ci sia sicuramente stata una intensa storia tra Lorca e Dalì, i dettagli di quanto intima non sono conosciuti. Dalì stesso negò la cosa fino agli ultimi anni di vita, quando ammise di avere avuto in gioventù un rapporto intimo con il poeta deceduto.
Nonostante il gran parlare delle scene di sesso, nel film non c’è un vero rapporto sessuale tra i due protagonisti.
Ci sono molti ammiccamenti, delicati baci tra Lorca e Dalì, e un momento di imbarazzati preliminari che sembrano portare al crollo di Dalì, ma io sono uscito dal film col pensiero che il “fatto” non sia mai stato consumato.
Mentre per contrasto siamo messi davanti a imbarazzanti scene tra Lorca e la sua ammiratrice, sotto gli occhi di Dalì.
Considero il film complessivamente timido e troppo ricercato per i miei gusti (in alcune scene ho dovuto trattenermi dal sorridere), ma non posso negargli un certo credito.
E’ capace di ricostruire perfettamente l’atmosfera dell’epoca, i costumi e la regia sono eccellenti considerato anche il basso budget. Beltrán e McNulty son bravissimi nei loro ruoli mentre le sequenze con Dalì sono più confuse che affascinanti.
Dove il film riesce molto bene è nella descrizione della conquista della maturità da parte di Lorca, che diventa difensore della classe lavoratrice. Inizialmente è quasi un dandy, vanesio e interessato solo ai ragazzi carini, comunque alla ricerca di qualcos’altro. Diventato uomo, forse illuminato da quello che succedeva ai suoi amici che inseguivano l’arte per l’arte, Lorca dedica la sua vita a stimolare l’uomo comune, vivendo in campagna e dando inizio a un gruppo teatrale per il popolo con il quale girò per diversi anni…

Qui sotto il trailer ufficiale del film

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