TOGAY 2009 - PIACE MOLTO "LEZIONI PRIVATE" DEL REGISTA JOACHIM LAFOSSE

Ma anche il delicato e romantico “Boy” del regista filippino Aureas Solito, membro della giuria, l’accurato e coinvolgente doc sulla vita di Chris Isherwood e del suo giovanissimo compagno Don e l’interessante ed istruttivo doc sulla vita dell’artista Keith Haring.

Serata finale

Oggi è il giorno della premiazione con la serata di chiusura del Festival che si annuncia molto spettacolare, con Vladimir Luxuria che conduce la serata e ci regala alcune interpretazioni di brani dal suo ultimo show “Stasera ve le canto”, con gli ospiti cantanti Georgeanne Kelweit e Pia Tuccitto, ai quali si è aggiunto Gennaro Cosmo Parlato che sta lanciando il suo terzo album “Soubrette”. Questa 24^ edizione del Festival ha presentato opere di altissima qualità (da fare invidia a tanti Festival generalisti), come ci ha confermato lo stesso Auraeus Solito, membro della Giuria, ieri sera, dopo la proiezione del suo applauditissimo film “Boy”, purtroppo fuori concorso. Sono stati presentati più di 200 film tra lungometraggi, documentari e corti, con un incremento degli spettatori pari al 5% rispetto alla scorsa edizione (con 35.000 biglietti venduti). Il direttore Minerba è quindi soddisfattissimo anche perchè questo successo potrebbe fare rientrare molte polemiche sulla collocazione (leggasi ridimensionamento) del Festival. Significativo che questa sera la Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, abbia preferito presenziare alla serata di chiusura del Festival anzichè andare ad un importante incontro politico.

“Elève libre” di Joachim Lafosse

Ieri è stato presentato l’ultimo attesissimo film in concorso, “Elève libre” del belga Joachim Lafosse (“Nuda proprietà”). Il film ha ottenuto un lunghissimo applauso e commenti entusistici del pubblico alla fine della proiezione. La storia, che racconta una durissima condanna dell’abuso dei minori, è raccontata in modo suggestivo, coinvolgente e formalmente perfetto. Gli stati d’animo del giovanissimo protagonista sono resi con molta efficacia, grazie anche all’intensa e sottile interpretazione dell’attore Jonas Bloquet. Peccato che invece gli altri protagonisti non siano sufficentemente approfonditi, secondo noi per una precisa scelta registica interessata a focalizzarsi sulle conseguenze di una elaborata trama di circuizione e abuso di minore, che come ha dichiarato il regista, può essere ancora più terribile quando, per raggiungere i suoi scopi, adopera subdolamente parole e concetti più o meno suadenti. L’obiettivo del regista è perfettamente raggiunto e lo spettatore rimane quasi paralizzato davanti alla scena di una sodomia che in pratica è uno stupro calcolato e programmato per mesi da una mente diabolica. In effetti non c’è nessuna differenza tra colui che offre una caramella al ragazzino per sedurlo e il professore del film che offre al ragazzino lezioni private gratuite per raggiungere il suo scopo. Per appesantire la brutalità della circuizione, il diabolico professore è coadiuvato da una altrettanto diabolica famiglia che arriva fino ad organizzare giochi erotici con l’innocente ragazzino. Anche questa famiglia ha nel film solo una funzione “operativa”, i suoi membri non hanno spessore psicologico, di loro e dei loro legami non sappiamo nulla. Ad un certo punto veniamo a sapere che la coppia si è separata, ma questo solo per calcare sulla loro negatività (come dire che non potevano nemmeno essere una famiglia).
E’ chiaro che al regista interessava fare un film di denuncia su un problema gravissimo, un film quasi didattico, con una sua forza immediata e dirompente, adattissimo ad esempio per le scuole, più che un film di ricerca o analisi di una problematica. Alcuni potrebbero vedere in ciò il suo valore e la sua forza, noi al contario vi abbiamo visto il suo limite, il fatto che non aggiunga nulla di nuovo sull’argomento, visto con i buoni tutti da una parte e i cattivi tutta dall’altra. Secondo noi le vere denunce sono quelle che riescono ad andare più in profondità, fino a raggiungere e scoprire le vere origini dei problemi. Il film rimane comunque un ottimo film (anche se a tesi).

Chris & Don: A Love Story di Tina Mascara e Guido Santi

Se fosse stato in concorso sarebbe stato il nostro personale premio come miglior documentario del Festival. I registi (di origine italiana) sono riusciti a raccontarci la storia (praticamente completa) della vita dello scrittore Christopher Isherwood e del suo compagno Don Bachardy, di trent’anni più giovane, come un avvincente film di fiction, grazie anche all’utilizzo di molti filmati girati dai protagonisti durante tutta la loro lunga convivenza (bellissime le scene in gondola a Venezia e nelle altre città d’Europa) e alla lettura di brani dai diari di Don. Veniamo così a conoscere quasi tutto dei loro rapporti privati e intimi e delle difficoltà ad inserirsi nei gruppi dell’intellighentia culturale dell’epoca, come coppia gay. Privatamente si erano assegnati come soprannomi quello di topo per il giovane Don e quello di un vecchio cavallo per Chris. Quando dopo i primi anni di passione, diventarono per un certo periodo una “coppia aperta”, al ritorno dal battuage Don rispondeva alla domanda di Chris su com’era andata la caccia, con “ho preso un topo magro” oppure “un topo grasso” a seconda di quanto avesse gradito l’incontro. Quello che più affascina in questa storia è stata la precisa definizione e accettazione dei rispettivi ruoli: il giovane Don non ha avuto difficoltà a lasciarsi “educare” e “plasmare” dal maturo Chris, e il già famoso scrittore Chris non ha avuto remore a far crescere le capacità creative di Don, aiutandolo a realizzarsi nell’autostima e come abile pittore. Una storia esemplare ancora oggi e quasi incredibile per quegli anni.

“Boy” di Aureas Solito

Molto piacevole il film fuori concorso ma in prima mondiale “Boy” del regista filippino Aureas Solito, membro anche della Giuria di questa edizione (per questo motivo il suo film non ha potuto essere in concorso). Il film racconta di una romantica storia d’amore tra un adolescente del ceto medio e il ballerino di un locale notturno gay di origini molto povera. Tutto il film si concentra sul primo incontro dei due ragazzi, avvenuto nel locale, e sulla notte seguente che è anche il capodanno locale passata a casa dell’adolescente che vive con la madre in un appartamento pieno di bellissimi acquari. Il pregio del film sta proprio nella sua semplicità, spontaneità e naturalezza che riescono a farci entrare in punta di piedi in questo delicatissimo e suggestivo microcosmo adolescenziale.

Retrospettiva Ardolfo Arrieta e alcuni corti

La retrospettiva su Ardolfo Arrieta è proseguita oggi con il film “Flammes” in una sala purtroppo semivuota. Al contrario di altri film di Arrieta visti finora, sperimentali e “underground”, “Flammes” ha un’impostazione molto tradizionale, che ricorda alcune commedie di Bunuel dove, sotto la facciata della più noiosa tranquillità borghese, si agitano pulsioni inconfessabili. In questo caso, le fiamme sotto la cenere non sono simboliche ma reali, dato che la bella protagonista de film, Barbara, sin da bambina ha il sogno ricorrente di un pompiere che entra di notte dalla finestra della sua camera a letto. Barbara non è l’unica ad avere di questi interessi. Paul, fratello gay di Barbara, si mette assieme a Jim, un ragazzo americano rimasto affascinato dall’incendio della sua casa. in cui sono morti i suoi genitori. Il film è a lieto fine: col tempo Barbara realizza le sue fantasie chiamando in casa i vigili del fuoco con falsi allarmi e iniziando una relazione segreta con un pompiere.

Dei film corti fuori concorso di oggi abbiamo trovato molto divertente il finlandese “Kaveri”, in cui un orchestrale di mezza età , approfittando della momentanea assenza in casa di sua moglie, chiede ad un collega di soddisfare le sue curiosità riguardanti il sesso anale. Il ritorno della moglie rende però problematico il completamento dell’esperimento.
Altro corto divertente è l’americano “Dish”, in cui i due giovanissimi protagonisti si scambiano informazioni e consigli sulle loro prime esperienze sessuali. Il meno esperto dei due però, giunto finalmente nella camera da letto del ragazzo più grande di cui si è invaghito, preferisce andarsene per non rovinare la pettinatura “emo” dei suoi capelli.
Da segnalare anche il taiwanese “Xia wu (Summer Afternoon) che in un elegante bianco e nero, descrive con feroce humor nero una gita in auto finita male, ma che avrebbe potuto anche finire molto peggio. Nell’auto una ragazza provoca la gelosia di una sua amica facendo spudoratamente sesso davanti a lei con un ragazzo. (R.M.)

THE UNIVERSE OF KEITH HARING di Christina Clausen

“The Universe Of Keith Haring” racconta, attraverso le sue stesse parole e quelle di familiari e amici, la vita del grande pittore degli Anni ’80 e il contesto socio-culturale in cui è vissuto… Keith Haring è sempre stato un artista impegnato, vendeva tantissime opere e tantissime opere gli venivano commissionate da musei, ospedali, chiese, enti pubblici. Il suo tratto è inconfondibile. Ad ogni persona che gli chiedeva un autografo lui regalava un disegno. Così, quando l’arte è diventata un po’ più commerciale, verso la metà degli anni ’80, Keith si è visto costretto a produrre meno dipinti perchè questi salissero di valore. Per poter commercializzare il proprio brand inoltre aprì nel 1986 il Pop Shop e cominciò a fare sculture. Ha dipinto in diversi paesi fra cui, Inghilterra, Brasile e Sud America, Giappone, Germania, Francia, Spagna, Italia (Pisa e Milano per Elio Fiorucci).
La sua arte ha attraversato diversi periodi e questo lo si riscontra dalla presenza di figure ricorrenti, dai simboli fallici corrispondenti alla scoperta della propria omosessualità, alla contrapposizione fra personaggi bianchi e personaggi neri con la presa di coscienza delle atrocità che i bianchi avevano inflitto alle altre popolazioni. Infine ricorre il triangolo rosa e una X che marchia i suoi inconfondibili personaggi, simbologia legata al suo vivere la propria malattia, diagnosticatagli nel 1988.
Keith Haring muore di AIDS il 16 febbraio 1990, all’età di 31 anni. Il commovente documentario dà voce agli amici che gli sono stati vicini in punto di morte e che hanno cosparso le sue ceneri sulla collina di Kutztown. Il pittore si preoccupava molto dell’eredità che avrebbe lasciato, aveva ancora tanto da dare. Grazie anche alla Keith Haring Foundation, fondata dai suoi amici più stretti dopo la sua morte, è un po’ come se non se ne fosse mai andato. (G.B.)

I.K.U. di Shu Lea Cheang

Film della retrospettiva dedicata alla regista Shu Lea Cheang, che realizza un film caratterizzato da una pornografia cibernetica. Gli I.K.U. (letteralmente “sto venendo” in giapponese) sono chip prodotti dalla Genom Corporation, una multinazionale che vuole immagazzinare dati sull’orgasmo per diventare leader del mercato dell’intrattenimento sessuale. Gli androidi con questo chip si chiamano Reiko e hanno il compito di adescare chiunque e farci sesso. Tutte le reiko sono dotate di un braccio polimorfo da usare per la penetrazione. Dizzy, coordinatore transessuale del progetto, si serve di un esilarante trapano fallomorfo per raccogliere i porno-dati delle Reiko.
“I.K.U.” rivela anche un futuro, forse non così lontano, in cui le multinazionali gestiranno il mercato della pornografia, perchè la gente non sarà più interessata all’amore fisico, ma solo a stimolazioni artificiali e orgasmi indotti dalla memoria.
La sessualità è promiscua e le identità sono ambigue nel futuro dipinto da Shu Lea Cheang, la quale ha dichiarato di essersi ispirata a”Blade Runner”, film futuristico ambientato in Giappone in cui il contatto fisico è un particolare di cui non si è tenuto conto. (G.B.)

XIAO SHU DA XIA TIAN di Zhu Yiye

Film della sezione Panoramiche lungometraggi. Xiao Shu e Xia Tian sono le protagoniste del film, che racconta la loro storia d’amore difficile da vivere nel contesto di una Cina così ostile. Il mondo sembra un parcogiochi, le persone sono soltanto comparse che recitano una parte e il tutto si può osservare su un materassino bianco adagiato per terra, con indosso solo una maglia larga bianca e strappata e una parrucca afro dai colori vivaci. Un film piacevole e audace (stupefacente un lunghissimo bacio lesbico delle due protagoniste davanti al perplesso fidanzato di una delle due) soprattutto considerato che proviene dalla Cina. (G.B.)

DEBORA INGUGLIA PARLA DEL SUO DOC SUL CONFINO DEI GAY A USTICA NEL ’39
 
LEOPOLDO MASTELLONI
 
JOACHIM LAFOSSE PARLA DI "LEZIONI PRIVATE"

 

Alcune immagini dal Festival
Auraeus Solito ("Boy")
Auraeus Solito
 
Joachim Lafosse ("Lezioni private")
Joachim Lafosse
 
Giovanni Minerba e Leopoldo Mastelloni (foto di Luca Gallizio)
 
 
 

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