Anne Hathaway protagonista di un film su Judy Garland

La tumultuosa vita di Judy Garland (foto a sinistra), icona gay e lesbo, verrà portata sullo schermo da una delle più promettenti nuove star hollywoodiane

Qui sopra immagini di repertorio di Anne Hathaway (sin.) e Judy Garland, che si richiamano notevolmente (escludendo l’altezza)

La 26enne Anne Hathaway si candida a diventare un icona gay interpretando la regina delle icone gay Judy Garland sia nella trasposizione cinematografica che teatrale della biografia “The Life of Judy Garland” (2001) scritta da Gerald Clarke. Il progetto è della mini-major Weinstein Co. di New York e non ha ancora né un regista né uno sceneggiatore.

La Hathaway è già entrata nei nostri cuori con la sua partecipazione a “Brokeback Mountain”(era la moglie di Jake Gyllenhaal), “Il diavolo veste Prada”, “Bride wars – La mia miglior nemica” (da molti visto come una storia d’amore tra donne), ecc. e in quanto alle sue capacità canore ricordiamo che il suo duetto con Hugh Jackman è stato il momento più apprezzato della cerimonia degli Oscar 2009.

Superfluo ma obbligatorio ricordare qui il personaggio di Judy Garland, un’attrice che ha accompagnato virtualmente la nascita e la crescita del movimento gay americano (si dice che la rabbia dei partecipanti alla rivolta di Stonewall del 1969 fosse generata anche dal dolore per la morte per overdose della Garland avvenuta nel giugno di quell’anno).

A quell’epoca pre-Stonewall, i gay si identificano tra loro chiamandosi l’un l’altro “gli amici di Dorothy” con riferimento al ruolo della Graland nel film “Il mago di Oz” del 1939.
La Garland, nata nel 1922, aveva iniziato a calcare i palcoscenici, cantando e ballando, dall’età di quattro anni e nel 1935 aveva già un contratto con gli Studios della Metro-Goldwyn-Mayer.
Obbligata a perdere velocemente peso entrò in un’agitazione che le impediva di dormire. I dottori degli Studios la abituarono così a tranquillanti e pillole che l’accompagnarono poi per tutta la vita portandola alla morte.

Il grande successo arrivò nel 1954 con il film “E’ nata una stella” accanto a James Mason. In quegli anni gli attori non avevano potere e non potevano interferire nelle scelte della produzione, per questi motivi entrò spesso in collisione con gli Studios che la giudicavano una rompiscatole.

Nei periodi in cui non aveva lavoro si esibiva in concerti sui palcoscenici di New York e verso la fine della sua vita, rimasta senza soldi, anche nei piano bar e nei locali notturni. Questo nonostante avesse girato più di trenta film, ottenuto un premio e due candidature all’Oscar, diverse nomination agli Emmy e vinto uno speciale Tony Award. Ha anche fatto numerose registrazioni, incluso un concerto, vincitore del premio Grammy, “Judy at Carnagie Hall”.

Per tutta la sua carriera gli unici che non l’hanno mai abbandonata e anzi l’hanno sempre adorata sono stati i gay. Gay velato era anche suo padre Frank Gumm, e gay dichiarato il suo primo assistente alla MGM, Roger Edens. Anche due dei suoi mariti erano gay, Vincente Minnelli e Mark Herron. Quest’ultimo ebbe una relazione con Peter Allen che era stato il marito della figlia della Garland, Liza Minnelli.

La canzone “Over the Rainbow”, diventata un inno del movimento gay, porta la sua firma. Molti dei suoi concerti venivano chiusi con lei che, vestita come una mendicante, con la faccia sporca, si sedeva al bordo del palco e cantava “Somewhere Over the Rainbow” con una intensa e solitaria dolcezza che trascinava nel mondo del sogni che diventano realtà ogni spettatore.

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