"Bernard & Doris"

un film trasmesso in questi giorni da Sky, è un’anteprima nazionale (migliore di tanti altri film attualmente nelle sale), che ci racconta come solo un gay possa amare così intensamente una donna (dimenticate Povia, siamo su un’altra pianeta, vero)

Qui sopra una immagine di Bernard interpretato da un fantastico Ralph Fiennes

Veramente una bel regalo la prima assoluta trasmessa da Sky Cinema 1, il canale leader di Sky, del film “Bernard & Dorris” del regista Bob Balaban, maggiormente conosciuto come attore caratterista.

Il film, prodotto dalla rete HBO, dopo aver partecipato a diversi festival ed aver guadagnato ben 10 nominations agli Emmy e 2 ai Golden Globe 2008, è stato subito trasmetto in tv, saltando la programmazione nelle sale. Peccato, perché una distribuzione regolare gli avrebbe dato maggiore pubblicità e, grazie anche alla notorietà e bravura dei due attori protagonisti, Susan Sarandon e Ralph Fiennes, avrebbe potuto richiamare il pubblico del cinema di qualità.

Il film racconta una storia vera, anche se nei titoli di testa si precisa che non tutto quello che viene mostrato corrisponde alla realtà, scritta aggiunta probabilmente per assecondare le richieste delle varie fondazioni che gestiscono il patrimonio di Doris Duke. Queste associazioni hanno fatto causa alla produzione HBO perché il film denigrerebbe la memoria di Doris, mostrandone i lati peggiori: l’alcool e le droghe, il sesso libertino, una gestione frivola del patrimonio, ecc. A noi non sembra che siano questi gli scopi che si propone il film che non vuole assolutamente essere un’accurata biografia degli ultimi anni dell’ereditiera Doris Duke, ma piuttosto una libera fantasia degli autori sull’origine e le motivazioni del profondo legame che viene a stabilirsi tra lei e il suo maggiordomo Bernard, al quale lascerà in eredità la gestione di tutto il suo patrimonio.

Sullo stesso argomento è molto più esauriente un altro film del 1999, “Too Rich: The Secret Life of Doris Duke” di John Erman, con gli attori Lauren Bacall e Richard Chamberlain, che ci racconta anche l’infanzia tribolata di Doris, la prematura morte dell’amato padre e i rapporti con l’austera e fredda madre, il naufragio dei due matrimoni che la portarono ad optare solo per il sesso a pagamento, la disastrosa adozione fatta in tarda età, l’arrivo del maggiordomo Bernard, qui ritratto come un ex marchettaro interessato al patrimonio di una donna anziana e malata che verrà poi accusato di aver fatto morire.
Se volete gustare il film di Balaban dovete cercare di dimenticare tutto questo. Anche la scelta di far interpretare Doris da una Sarandon assai più giovane (di almeno 15 anni), e da un Fiennes assai più attraente del vero Bernard ci dice che l’obiettivo del film non è quello di fare una cronistoria realistica degli accadimenti.

Balaban e lo sceneggiatore Hugh Costello puntano molto più in alto, vogliono entrare nell’anima dei due personaggi, catturarne le intime e profonde motivazioni, cercare di capire come sia stata possibile una definitiva storia d’amore tra una donna intelligente e astuta, colta e sensibile, sempre sessualmente attiva, ed un uomo di cultura elementare, introverso e per giunta gay convinto e dichiarato.

In tutto il film non succede mai niente di eclatante, non ci sono colpi di scena o momenti drammatici. Anche i pochi eventi cruciali che vengono mostrati, come il ricovero per alcoolismo di Bernard, il lifting al viso che Doris si fa fare all’età di 79 anni, la malattia che quasi paralizza Doris, vengono raccontati sommessamente, con lievità. La cinepresa è sempre puntata sui visi e sugli occhi dei protagonisti, sui loro movimenti; vuole soprattutto farci capire come i due personaggi si percepiscono l’un l’altro, quali sono le loro reciproche aspettative, le loro sottili reazioni.

Uno dei motivi che maggiormente vivacizza il film è senz’altro l’omosessualità di Bernard. Strepitosa la performance di Fiennes (paragonabile a quella di Sean Penn nell’interpretare Milk), nel renderci sempre visibile la sua diversità, con le sue movenze delicate, i suoi desideri repressi (quando spia il gigolò di Doris), fino all’esplosione di travestimento finale (che arriva a scandalizzare la servitù che vediamo farsi un veloce e scaramantico segno della croce dopo il suo passaggio).

Il racconto del suo appuntamento al buio con un gay trovato in seguito ad un annuncio messo su una rivista è l’unico momento che sembra riportarci in un mondo reale, ma è solo raccontato, mentre vediamo la perplessa Doris felicissima che tutto sia subito finito, con lui felice di poter fuggire da quell’uomo con il quale non aveva nulla in comune.

In fondo questa storia è servita solo a farci capire che Bernard è un gay come tanti, e che come tanti non ha ancora trovato l’anima gemella.

O invece vuole farci capire che la sua vera anima gemella può essere solo Doris. Vuole farci capire che nessuno può riuscire ad amare una donna come può farlo un gay. Bernard, quando Doris gli chiede: “perché stai con me, non mi scopi e non mi rubi niente, perché stai con me?”, risponde: “perché voglio prendermi cura di te”. Bernard ama veramente Doris, non è amore sessuale, è molto di più. Bernard si identifica in Doris, vuole essere come lei, diventare come lei. Vedremo Bernard finalmente felice e sorridente solo quando potrà indossare i suoi abiti e truccarsi come lei. Doris percepisce molto bene questo sentimento profondo, questa condivisione così totale che non aveva mai trovato in nessun altro e in nessun altro amore. Finalmente non è più sola ed ha vicino, tutta per lei, la persona della quale si era probabilmente innamorata da subito.

Il film si apre e chiude su un gesto d’amore estremo, quello che vede donare la propria vita alla persona che amiamo. Non c’è amore più grande. Questo era quello che il film voleva comunicarci, riuscendoci perfettamente. E forse, anche se molte cose potrebbero fare credere diversamente, ha catturato il nocciolo e l’anima della storia vera di Bernard e Doris. Altrimenti come spiegare il fatto che Bernard, erede e gestore unico di tanta ricchezza, seguirà dopo solo tre anni la sua amata Doris e lascierà tutto alle fondazioni create da Doris. Certo la realtà non è mai di un colore solo, ma il film ha voluto scegliere il colore più bello trasformandolo in una poetica e indimenticabile favola dei nostri tempi.

Qui sotto un momento di intimità tra Bernard e Doris (Susan Sarandon)

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