TRE PRIME VISIONI

Due differenti ritorni nel passato, quello traumatico di Augusten Burroughs che ci racconta la sua adolescenza, e quello, sorprendente, di un gay che torna a vivere nel mondo della sua adolescenza dove però i gay sono diventati la maggioranza. Inoltre, imperdibile, il dissacrante viaggio in America …

Questo weekend continuano le prime visioni che parlano di noi. Forse ci stiamo viziando un po’ e sarà triste tornare ai fine settimana privi di questi nostri “appuntamenti”.
Anzitutto il discusso e provocante “Correndo con le forbici in mano” basato sul bestseller omonimo scritto da Augusten Burroughs, un autore gay che racconta la sua tribolata e traumatica adolescenza. Attualmente è in corso una querela della sua famiglia adottiva, raffigurata con altri nomi nel romanzo, perchè si ritiene ingiustamente diffamata e offesa. Ma Augusten ha ripetuto che tutto quello che racconta nel libro è assolutamente vero, che lo ha scritto proprio per liberarsi ed esorcizzare questi ricordi che lo perseguitavano, e che sperava che queste persone lo comprendessero.
Il regista del film, anch’esso gay dichiarato, è Ryan Murphy, già creatore e produttore della serie tv Nip/Tuck (della quale ha firmato in questi giorni con la Fox un contratto per altri 22 episodi, insieme ad altri impegni creativi per i prossimi tre anni e mezzo), qui al suo primo lungometraggio, accolto assai bene dalla critica americana.
Il film racconta la storia di un ragazzo che viene affidato dalla madre, in cura per depressione, ad una famiglia adottiva che si presenterà alquanto eccentrica. Un padre psicanalista (il suo studio era chiamato “Masturbatorium”) che a volte portava i suoi pazienti a vivere con lui e che permetteva accoppiamenti sessuali vari. Con uno di questi clienti (Neil, interpretato da Joseph Fiennes) il ragazzo avrà i suoi primi rapporti omosessuali.

Da non trascurare anche l’attesissimo “Borat”, campione d’incassi internazionale e rivelazione del 2006, con l’allampanato (ma non troppo) Sacha Baron Cohen, che abbiamo già ammirato nella parte di un pilota di formula uno gay nel, in Italia sottovalutato, “Ricky Bobby, l’uomo che sapeva contare solo fino a uno”, e che sta ora lavorando ad un nuovo film dove interpreta Bruno, un cronista svizzero gay. In Borat ci sono un paio di scenette sui gay veramente gustose e assai mordaci. La prima quando incontra gli omosessuali del Gay Pride, “tipico festival di strada americano” e dopo, stupito, dirà che i gay in Kazakistan devono indossare un cappellino blu e che spesso sono imprigionati e anche uccisi, al che il suo interlocutore risponde che anche gli americani si stanno dando da fare per raggiungere quegli obiettivi.

Questa sera su Sky Show (ore 21:00 e domenica ore 23:00), per la serie “Funny & Gay”, “Professor Queer” (Almost Normal, opera prima di Marc Moody) un film curioso e originale che vorrebbe essere una riflessione sul fatto che forse non tutte le difficoltà che incontriamo ad essere gay, in un mondo fatto su misura per gli etero, derivano dagli altri. Forse, sembra dirci il regista, molte delle nostre difficoltà a vivere felici vanno cercate dentro di noi, nelle nostre aspettative e in come cerchiamo di soddisfarle.
Così accade che Brad (J. Andrew Keitch), un professore gay 40enne, insoddisfatto della propria vita e stanco di essere continuamente rifutato dai genitori, dopo un incidente automobilistico si ritrovi catapultato nell’epoca della sua adolescenza. Un’opportunità per costruirsi un futuro migliore?
Lo vediamo quindi frequentare il suo istituto superiore e osservare la vita del campus. Rimane subito perplesso e imbarazzato nel vedere che sulle panchine ci sono coppie di ragazzi maschi che si baciano e limonano, che nei corridoi della scuola molte ragazze camminano tenendosi teneramente per mano, mentre alcuni ragazzi, etero, vengono presi in giro e allontanati. Il mondo sembra essersi capovolto. Brad, in quanto gay dovrebbe essere finalmente felice. Soprattutto quando Roland (Tim Hammer), l’atleta più ammirato della scuola, lo desidera ardentemente. In breve i due diventano la coppia più in del campus. Ma poco dopo Brad si accorge di non essere più innamorato di Roland, e di desiderare invece la sua migliore amica Julie (Joan Laukner) – che stranamente è rimasta etero in tutti e due i mondi. Ora Brad si sente etero, si sente diverso ed emarginato e deve iniziare una nuova lotta contro un mondo ostile … Qualche incongruenza e ambiguità della sceneggiatura tolgono mordente alla storia, che comunque ognuno di noi vorrebbe sperimentare, magari senza stravolgimenti eccessivi.

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