PRIME VISIONI GAYE

Tre intriganti prime visioni gaye ci attendono questo weekend. Il film evento di Ozpetek “Saturno contro”, il lesbo-dramma “Diario di uno scandalo” di Richard Eyre in gara per gli Oscar e la commedia “Donne col pomo d’Adamo” di Richard Day su Sky Show

Ricchissimo e veramente intrigante questo weekend per il cinema gayo. Abbiamo già parlato dell’evento cinematografico dell’anno (almeno per noi), cioè di “Saturno contro” del nostro grande Ferzan Ozpetek, da oggi nelle sale italiane in più di 400 copie. E’ un film gay al 100%, come ha giustamente rilevato la stampa, e sarà un banco di prova per misurare la maturità e intelligenza del pubblico italiano. Purtroppo la pubblicità del film è partita solo in questi ultimissimi giorni (il sito ufficiale è ancora incompleto) e la situazione politica, con il probabile insabbiamento dei DICO conseguente al gioco politico che ha fatto cadere il governo, non mette nello stato d’animo ideale per ricevere questo film e le sue tematiche.
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Come ogni settimana questa sera ci attende su Sky Show (ore 21:00 e domenica ore 23:00), per il divertente e coraggioso ciclo “Funny & Gay”, la curiosa commedia “Donne col pomo d’Adamo” di Richard Day, in prima assoluta, che purtroppo non abbiamo ancora visto, ma che pensiamo sia alquanto interessante sia per il fatto di avere attori uomini che, seriamente, interpretano anche i ruoli femminili, sia per le storie di varia umanità che racconta.
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L’altra importante prima visione cinematografica che ci attende è il tanto discusso e acclamato “Diario di uno scandalo” del veterano autore teatrale britannico Richard Eyre, che sta ora ottenendo altrettanto successo con il cinema (notare che i suoi due ultimi film, Iris e Stage Beauty, erano entrambi a tematica).
Questo film, osannato da tutta la critica americana (molti lo hanno paragonato alla perfezione delle opere di Shakespeare o dei racconti biblici, soprattutto per l’abilità nell’indagare l’animo umano), un po’ meno dalla nostra (che valorizza in particolare le interpretazioni delle due protagoniste), ha invece scontentato quasi tutto il pubblico omosessuale, in particolare quello lesbico.
Nel film non c’è una storia lesbica vera e propria, cioè una storia di attrazione dichiarata tra due donne. Il fatto che il desiderio sessuale non venga mai espresso è stato letto come una sottolineatura della sua perversità.
La protagonista, Barbara (Judy Dench), è una matura insegnante in una scuola superiore, senz’altro lesbica, che vive con malinconia, ma anche con calcolato cinismo e rabbia, la propria infelicità e solitudine. A volte la solitudine, l’incomprensione e la ripetuta frustrazione dei nostri desideri possono produrre dei mostri.
Grande l’abilità della regia nel mostrarci questo drammatico personaggio, visibilmente triste, solo ed amareggiato, ma che nemmeno per un momento sollecita la nostra pietà. Anche se a volte riesce a farci sorridere come quando commenta il suo tradimento dicendo “Giuda ha avuto il buon garbo di impiccarsi … ma solo secondo Matteo, il più sentimentale di tutti gli apostoli”.
La voce fuori campo, spesso fastidiosa, è in questo film fondamentale per farci capire come lavora la mente della protagonista. Barbara registra nel suo diario tutto quello che pensa, i suoi pungenti giudizi sulle colleghe, le sue amare osservazioni sugli studenti provenienti da classi lavoratrici (che lei chiama con sdegno i “futuri idraulici e commessi”). Il cinismo e una fredda disillusione sembrano governarla (sempre parlando degli alunni dice “Una volta dovevo confiscare sigarette e riviste porno, oggi sono coltelli e cocaina. E lo chiamano progresso”).
Eppure dopo un po’ ci accorgeremo che ella mente, a se stessa e, naturalmente a noi.
Come quando, con imperturbabile distacco, racconta ai famigliari che Jennifer, presentata prima come la sua compagna e ora partita, ha cambiato scuola e si è fidanzata.
L’arrivo nella scuola di una nuova giovane e attraente insegnate, Sheba (Cate Blanchett), una donna che inizia tardi la sua carriera scolastica perchè ha dovuto finora accudire il figlio down, risveglia in Barbara un interesse, senz’altro omosessuale, ma talmente represso e frainteso da uscire fuori solo come un desiderio di dominio, una specie di brutale e straziante gioco di potere. Nemmeno Sheba, catturata con l’elargizione di utili consigli sulla gestione degli irrequieti alunni, può intendere il vero significato delle sue attenzioni.
Quando Barbara conoscerà la famiglia di Sheba con la figlia, il figlio down e il più anziano marito, non sarà colpita dal calore famigliare che vi regna, ma dal ruolo, per lei concorrente, di queste figure.
Ma sarà un’altra la strada che seguirà per impadronirsi di Sheba. La ghiotta occasione è la relazione segreta di Sheba con un giovane studente che si è innamorato di lei, che diventa per Barbara una potente arma di ricatto.
Nel film c’è solo una scena, quasi raccappricciante, che può far pensare a un rapporto lesbico: quando Barbara induce Sheba a denudarsi il braccio. Tutto il film richiama sottilmente le atmosfere omofobe dei film degli anni ”50 e ’60 (come “Quelle due”), anche se noi non ci sentiamo di condividere il giudizio di Malinda Lo sul sito lesbico di AfterEllen che lo definisce “uno dei film più sessisti e omofobi che abbia mai visto”. Il film è a nostro giudizio un piccolo capolavoro, sia per la regia che per la sceneggiatura e le interpretazioni (siamo curiosi di vedere se agli Oscar vinceranno entrambe, o solo una o nessuna come è successo a Berlino). In quanto alla storia, ha solo il difetto di essere un po’ vecchia e superata (speriamo), ma non per questo meno valida e meno ricca di utili insegnamenti. Sconvolgente e ammaliante.

Qui sotto una immagine di “Donne con il pomo d’adamo” in onda questa sera su Sky Show alle 21:00

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