A BERLINO LO SHOCK DEL BACIO GAY NELL'UNICO FILM ITALIANO IN CONCORSO

Accolto molto bene “In memoria di me” il secondo film del talentuoso Saverio Costanzo, che sfida l’austera morale cattolica

Una bella sorpresa il film di Saverio Costanzo, “In memoria di me”, unico film italiano in concorso alla Berlinale 2007.

Accoglienze tiepide dalla critica internazionale, ma molto buone dalla critica italiana e ottime quelle del pubblico presente al festival.

Molto significativo che tutte le recensioni che appaiono oggi sui quotidiani (il film è stato terminato solo martedì scorso e non l’aveva visto ancora nessuno) mettano soprattutto in rilievo il bacio gay tra un novizio Zanna (Filippo Timi) e il Padre Superiore (André Hennicke), peraltro unico riferimento concreto alla tematica omosessuale che invece è assai più presente nel libro di Furio Monicelli, “Lacrime impure” (uscito nel 1960 col titolo “Il gesuita perfetto”), che ha ispirato il film di Costanzo. Probabilmente il merito è dei DICO e delle continue polemiche vaticane sull’amore gay.

Polemiche che il regista Costanzo, non credente, spera di riaccendere con il suo film che definisce «un film d’amore perché parla della necessità di essere amati senza se e senza ma… Se poi il bacio tra il padre superiore e il novizio che se ne va, metterà a disagio qualcuno, saremo comunque felici».

Il film vuole essere una testimonianza sul valore assoluto dell’amore e della misericordia, superiori a qualsiasi altro tema o problema. Non per niente la scena del bacio avviene proprio dopo le parole del duro Padre Superiore che gli contesta questa supremazia dicendogli: «Quel che conta non è l’amore ma il mistero. Il mistero tremendo di un Dio debole» e il novizio Zanna gli chiude la bocca con le sue labbra.

Costanzo ha detto che nessun clericale ha finora visto il film e che se quel bacio creerà reazioni in Vaticano «Peggio per loro se ci cascheranno … Quel bacio è ispirato al Grande Inquisitore di Dostoevskij, un apologo scomodo per la Chiesa d’oggi troppo spesso dimentica del messaggio ultimo di Cristo: amore e misericordia». Il regista ha anche precisato che «il mio cuore è certamente più con Zanna, il novizio che rinuncia perché ha più talento per vivere la vita esterna, che con il raziocinante Andrea».

Andrea (l’attore bulgaro Christo Jivkov) è il protagonista del film, un giovane che, deluso dalla mondanità e dal vuoto che la pervade, decide di ritirarsi in convento dove dovrà confrontarsi con le rigide imposizioni della comunità: obbedienza, silenzio, meditazione, preghiera ma anche delazione (“denunciare le malefatte di un fratello è un atto di carità”), ambiguità, inquietudine, misteri, ecc.

Complessivamente un film sul «mistero della santità» dice il regista «La santità è irrappresentabile se non negli occhi di un deportato di Auschwitz, per questo io qui ho creato il personaggio misterioso, che non ha volto e non ha sesso, del malato che alla fine muore… Viviamo un momento in cui anche il cinema si chiede a cosa e a chi credere: il mio film se lo chiede, spero, in modo onesto senza confezionare quei santini di cui già siamo pieni in tutte le fiction tv. Le domande che si fanno i protagonisti sono le stesse che mi faccio anch’io».

Il film esce nelle sale italiane il 9 marzo, noi intanto, ansiosi di vederlo e speranzosi in qualche riconoscimento a Berlino, lo inseriamo volentieri nel catalogo di questo sito, naturalmente con solo una timida ma importante “G”.

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