Tropic Thunder

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Tropic Thunder

Tra le star protagoniste del film c’è anche un personaggio velatamente gay, il rapper di colore Alpa Chino, conosciuto come uno sciupafemmine e interprete della canzone “I love the pussy” (amo la passera). In un momento di confidenza egli si lascia sfuggire che la persona di cui è segretamente innamorato è un uomo. Per convincerlo a parlare Kirk Lazarus gli dice “dai che c’è di male, siamo tutti gay almeno ogni tanto… è Hollywood!”. Subito dopo Jeff Portnoy, legato ad un albero perché in crisi d’astinenza da droga, grida ad Alpa: “Se vieni a slegarmi ti succhio l’uccello sul campo, ti cullo le palle, ti coccolo l’asta, ti faccio una pippa…, andiamo vieni qui, facciamolo e via!” Come si può notare, la comicità è a volte di grana grossa, inoltre tocca spesso temi non politicamente corretti con battute che hanno attirato le critiche di alcune associazioni per la difesa dei deboli e delle minoranze. Tra le trovate meglio riuscite del film c’è quella dei falsi trailer dei successi interpretati dalle star protagoniste, trasmessi prima dell’inizio ufficiale del film. Il terzo intitolato “Satan’s Alley” è una parodia ecclesiastica di ‘Brokeback Mountain’. Gli attori protagonisti sono Kirk Lazarus (Robert Downey jr) e Tobey Maguire (in un cammeo di se stesso), nei panni di due fraticelli medioevali tormentati da una cocente passione reciproca. Il trailer è fatto cosi bene che qualche spettatore, ingolosito, ha seriamente chiesto al vicino “ma quando esce questo film ?” (RM)

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3 commenti

  1. zonavenerdi

    Il guaio dei film-parodia è che devi inanzitutto conoscere i film a cui fanno il verso e per una persona così selettiva come me non sempre è scontato. La comicità grossolana, poi, certo non aiuta …

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trailer: Tropic Thunder

https://youtube.com/watch?v=k7imoiUCCWY%26hl%3Dit%26fs%3D1

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(Contiene finale)

7 anni dopo “Zoolander”, parodia del mondo della moda, Ben Stiller torna a dirigere se stesso con un film comico demenziale, tutto al maschile, che prende in giro la retorica del cinema bellico hollywoodiano con continui rimandi e citazioni ai classici del genere (‘Platoon’, ‘Apocalypse Now’ , ‘Salvate il soldato Ryan’ e ‘Rambo’).

Si tratta di un “film nel film” in cui i protagonisti principali sono quattro noti attori, prime donne dello star system Hollywoodiano, costretti a convivere sul set dello stesso film “Tropic Thunder”, il più costoso film di guerra mai realizzato, ambientato nel sud-est asiatico.
Tugg Speedman (Ben Stiller), superstar palestrata di film d’azione ormai in declino; Jeff Portnoy (Jack Black), grasso, volgare e cocainomane protagonista della serie TV comica “The Fatties”(“Ciccio Bomba”); Kirk Lazarus(Robert Downey Jr.), attore drammatico 5 volte premio Oscar, talmente perfezionista da farsi operare per avere una naturale colorazione scura della pelle e poter così interpretare con realismo la parte del soldato di colore; infine Alpa Chino (Brandon T. Jackson), star del hip-hop di colore prestata al cinema.
A causa dei loro capricci sul set, una scena di bombardamento costata quattro milioni di dollari non viene ripresa dal regista e il produttore (un irriconoscibile Tom Cruise grasso e pelato) minaccia di far saltare la produzione. Esasperato il regista, su consiglio del (falso) reduce di guerra autore delle memorie da cui è tratto il film, porta gli attori nella vera giungla vietnamita, dove ha nascosto delle telecamere, per terminare le riprese in “stile guerriglia”. Purtroppo però il regista viene dilaniato da una vera bomba e gli attori, che credono ancora di stare recitando, finiscono nelle mani di temibili trafficanti di droga. Costretti a lottare per salvare la pelle, i nostri eroi riusciranno a diventare una squadra affiatata e a vincere pure l’Oscar. (RM)

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“Dopo essersela presa con il milieu della moda in ‘Zoolander’, Steller concentra l’artiglieria su Hollywood stessa, ma che l’attore-sceneggiatore-regista affronta con simpatica crudeltà e con l’intenzione dichiarata di fare il più politically uncorrect possibile. Associandosi in screenplay con Ethan Coeh, ha infarcito il film non soltanto di produttori squali e bastardi, agenti fatui e imbecilli, attori dai nervi fragili, ossessionati dal successo, e dalla sua perdita; ci ha messo dentro anche la parodia del war movie, oggi tra i generi leader e sempre più truculento, nonché una serie di riferimenti a classici come ‘Apocalypse Now’ o ‘Il cacciatore’, però senza cadere nelle esagerazioni dell’iper-citazionismo. Il suo, in fondo, è un oggetto cinematografico più insolito di quanto sembri a prima vista. Anche grazie alla larghezza dei mezzi produttivi messi a disposizione, Stiller alterna toni della farsa a quello dell’actioner, dimostrando anche un certo talento nel realizzare sequenze spettacolari come bombardamenti col napalm e similari.” (Roberto Nepoti, ‘la Repubblica’, 24 ottobre 2008)

“‘Tropic Thunder’ è pura parodia metacinematografica sul cinema di guerra americano. Un doppio binario gestito in bilico tra il set nel set rappresentato e la continua intrusione negli oggetti filmici che vengono parodiati. Ben Stiller, qui attore e regista, non scrive di sana pianta un qualsiasi peana antimilitarista ma rielabora brandelli di cinema accigliato che c’è già stato sul Vietnam. Trasformando il film in una zuppa comica e baluginante di legami visivi già immagazzinati sull’argomento in cui si fa prima a dire chi è stato citato con meno entusiasmo (‘Il Cacciatore’) e chi ricalcato con copia carbone (‘Platoon’). Questa l’arma in più del film, ma anche il limite strutturale. Perché il racconto fatica ad inforcare una strada propria con relativo e peculiare andamento comico. Se non fosse per Robert Downey jr. trasformato in soldato di colore che in originale sciorina una parlata da nero americano e si muove come Cliff Robinson dall’omonimo telefilm, ‘Tropic thunder’ si ridurrebbe spesso all’assemblaggio di gag parodiche modello Scary movie. Rimane comunque possente il dispiego di mezzi e la fisicità profusa dagli attori, in particolare da Ben Stiller che nelle sue caratterizzazioni comiche non manca mai di sottolinearne l’importanza. Girato quasi del tutto alle Hawaii e negli studi Universal di Los Angeles.” (Davide Turrini, ‘Liberazione’, 24 ottobre 2008)

“Piacerà ai fan di Ben Stiller che puntualmente indicano il vecchio ‘Zoolander’ come uno dei top
della commedia di tutti i tempi. Ce ne deve essere una bella fetta in America, dal momento che
‘Tropic Thunder’ buttato sul mercato estivo Usa senza eccessive ambizioni s’è rivelato un robusto blockbuster (170 milioni di dollari d’incasso contro un budget di 80). Ma siccome i 170 non li fai solo cori i patiti di Ben, è il caso di arguire, che anche parecchi spettatori ai di sopra di ogni sospetto abbiano trovato pane per i loro denti. Tra i bocconi più appetitosi, le presentazioni dei tre eroi colle rispettive carriere . Certo, Ben ha la mano grossa e pesante. E quindi incappa non di rado in brutte cadute di gusto. Come una satira sgraziata dell’handicap e immagini dei piccoli vietnamiti che vengono proiettati in alto come pupazzi.” (Giorgio Carbone, ‘Libero’, 24 ottobre 2008)

“‘Tropic Thunder’ irride appunto la retorica reducistico-pacifista e le nevrosi connesse, facendole confluire in quelle dei divi, sempre pronti a ruoli impegnati quando, con quelli disimpegnati, non incassandoli. Si distingue nell’autoironia Robert Downey jr., specialista nell’appiopparsi le più incredibili malattie dermatologiche nei suoi film. Qui giunge a pigmentarsi artificialmente la pelle per avere il ruolo di un soldato nero. Nel mirino, in particolare, la disastrosa e dispendiosa lavorazione di ‘Apocalypse Now’ di Francis Ford Coppola e le scene madri de ‘Il Padrino’ di Michael Cimino e ‘Platoon’ di Oliver Stone. Con venti minuti di meno sarebbe un bel film.” (Maurizio Cabona, ‘Il Giornale’, 24 ottobre 2008)

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