Sleepless Knights

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Sleepless Knights

Carlos (Raùl Godoy) torna da Madrid al suo paese natìo e alla sua famiglia, in Estremadura, per trascorrervi l’estate. Ma forse non tornerà a Madrid: nella capitale la crisi economica si fa sentire e non c’è lavoro, mentre al villaggio può assistere il padre malato. Anche il poliziotto Juan (Jaime Pedruelo) è stato trasferito dalla capitale al villaggio. Tra i due inizia una relazione, sullo sfondo di splendidi paesaggi rurali che sembrano provenire da un altro mondo, mentre su tutto e tutti aleggia l’incertezza del futuro. Soltanto alcuni anziani del villaggio, che indossando antiche armature e vagano per la campagna perpetuando un antico rituale cavalleresco, sembrano immuni dai turbamenti della contemporaneità. Sleepless Knights è un film di una bellezza impalpabile e misteriosa, che racconta una storia d’amore omosessuale in un contesto diverso dalla scena gay spagnola e dalla movida della città. Gran parte del cast è costituito da attori non professionisti residenti in Estremadura, che hanno portato nel film le loro storie e il loro vissuto. Sleepless Knights è stato presentato in anteprima mondiale al 62° festival di Berlino nella sezione “Forum”. (Gender Bender)

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As every year, Carlos spends his summer with his family in Extremadura. This time he’ll stay longer, since there are no jobs to be had in Madrid. In addition, his father’s health is failing and he needs Carlos to help with the sheep. In this town, where the elders still celebrate the medieval rites of driving the evil forces out of the village, Carlos meets a young policeman named Juan and they fall in love with each other. A friendship ensues amidst the problems of rural exodus and unemployment among young people, amidst age-old rituals and a crisis of a nation, all this set against a spectacular backdrop which seems somehow not of this world.
SLEEPLESS KNIGHTS is the first full-length feature film by Stefan Butzmühlen and Cristina Diz and was shot with amateur actors from the virtually unknown area of Spain’s Extremadura region using a Spanish-German crew. The world premiere at the 62nd Berlin Film Festival in the section „Forum“.

CRITICA:

Opera prima del tedesco Stefan Butzmühlen e della spagnola Cristina Diz, il film è stato presentato in anteprima mondiale nella sezione Forum del 62° Festival di Berlino. L’inizio del film chiarisce subito il contesto: un giovane uomo (o meglio, un giovane corpo di uomo, visto che è nudo) accarezza un cavallo nella penombra di una stalla, in un giorno assolato di fine estate. Siamo in Estremadura, regione spagnola poco visitata dal cinema internazionale, in un paesino dove Carlos (il giovane della scena iniziale, interpretato da Raul Godoy) è tornato per aiutare il padre, al quale il progredire della demenza senile impedisce la cura del suo gregge. Nonostante sia a casa, Carlos sembra uno straniero: torna infatti da Madrid, che ha abbandonato dopo aver perso il lavoro, ed è totalmente estraneo, nell’aspetto e nella mentalità, a tutto quanto lo circonda. La vita di provincia scorre intanto secondo i rituali comuni all’Europa meridionale: processioni di santi patroni, feste da ballo per i più anziani e serate nell’unico bar della zona per i più giovani, pranzi di famiglia nel patio tra chiacchiere e pettegolezzi di paese. Mentre in tv scorrono le immagini della capitale e delle manifestazioni di protesta contro il sistema bancario e la disoccupazione, l’evidente disagio di Carlos sembra provvisoriamente alleviato da Juan (Jaime Pedruelo), giovane poliziotto che con lui condivide l’aspetto straniero e la bellezza, e con il quale, dopo alcune schermaglie, nasce una relazione. In parallelo alla storia d’amore, che si intuisce da subito essere fragile e destinata a breve vita, i registi mettono in scena una sorta di cavalleresco contraltare: se da un lato i giovani cercano di auto-definirsi e trovare un posto nel mondo, dall’altro gli anziani rimasti in paese interpretano, con irreale serietà, i ruoli di antichi cavalieri del castello che domina la vallata vestiti con (pezzi di) corazze. Da qui in poi, i piani paralleli perdono ogni connessione logica: Carlos e Juan sono sempre più tormentati, gli anziani vestiti da cavalieri compiono azioni sempre più donchisciottesche, piene di una assurda, malinconica allegria, mentre il paese continua a riempire il tempo con le abitudini di sempre e la linea di comunicazione fra tutti si assottiglia.
Man mano che la storia avanza, emergono i limiti e le ingenuità delle scelte dei registi, come la decisione di utilizzare attori non professionisti e lasciarli liberi di raccontare le proprie storie nello spazio filmico o di concentrarsi su singole scene di forte impatto visivo ma poco collegate al resto, con un esito finale che porta il film a somigliare ad una collezione rattoppata di temi vaganti e disomogenei. La bella fotografia da toni caldi, in cui l’ocra e il rosso della terra dominano la palette cromatica, è la parte migliore del film nonostante alcune tentazioni paesaggistiche da cartolina. (Valentina di Michele, Cineuropa.org)

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