Il Sapore del grano

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Il Sapore del grano

Acclamato alla Mostra dei Cinema di Venezia racconta la storia di un giovane maestro, Lorenzo (Lorenzo Lena) che va ad insegnare in un paesino Veneto, un luogo dall’atmosfera incontaminata, quasi fuori dal tempo. Qui il dodicenne Duilio, suo alunno, si innamora di lui e gli si offre con la naturalezza della sua età; ma Lorenzo non riuscendo a vincere la propria riluttanza, finisce col respingerlo. Il film è molto discreto ma provocò ugulamente l’intervento della censura.

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8 commenti

  1. Valmònt

    Questa è la prova che non servono grandi mezzi per fare un bel film! Era da tempo che non assistevo alla visione di un film così delicato, toccante, coinvolgente! Il finale è triste, ho anche pianto! C’è tanto lirismo, c’è un qualcosa di soave… Però ne consiglio la visione solo a persone dotate d’una certa sensibilità.

  2. Veramente bello…certamente insolito, per tutti coloro che sono abituati ai blockbuster: il tema dell’omosessualità è toccato con la delicatezza, l’ingenuità e la purezza tipica di un bambino, anzi in questo caso adolescente (più o meno)..Bellissimo il momento finale, quando il maestro è nella camera del ragazzo: un misto di passioni che sconvolgono il suo animo !!
    Un film applaudito a Venezia, mi pare il minimo!!
    Per coloro che non sono d’accordo sulla classificazione di questo film, come completamente gay: consiglio di riverlo con attenzione!!
    La tensione fra il maestro e l’allievo, le passioni che il primo prova verso Duilio, lui che respinge quasi, la sua stessa natura, che cerca di esorcizzare quel sentimento con le ripetute scene di sesso..
    Ma forse questo film è troppo alto per poter essere capito da persone con così basso intelletto e sensibilità

  3. Eugenio

    Ottimo film anche se molto “cattolico” nel suo immaginario, un omosessualità tutta candore e purezza e, naturalmente, alla fine da sublimare. Interessante perché le scene di sesso eterosessuale piuttosto esplicite sembra che abbiano proprio la funzione di esorcizzare il desiderio omosessuale. Comunque convincente come documento storico.

  4. Alfredo

    Un film delicato e di forte lirismo.
    I dialoghi non sono eccessivi perchè ci sono molti sottintesi. Chi vuol intendere intenda.
    E’ un’immagine di un’Italia repressa e bloccata nei suoi tabù.

  5. Stupendo. Forse non piace a chi certe cose o certi anni non li ha vissuti. O forse è piaciuto a me perché non ho una vita molto dissimile a quella del protagonista. in ogni caso il film è stato fatto con pochissimi mezzi e sa raggiungere delle vette di lirismo considerevoli. è difficile parlare di certe cose, specie oggi, in maniera delicata e sapiente, e questo film ci riesce.

  6. Francesco

    Film brutto, palloso, tedioso, inconcludente, lento. Chisà perchè tutti i film “d’autore” acclamati a Venezia alla fine sono sempre dei polpettoni pieni di merda. La tematica omosessuale, poi, è appena accennata e non capisco perchè su questo sito il film venga classificato addirittura come : “GGG= completamente Gay”. Ma chi le fa le schede dei film? chi li classifica?

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Lorenzo (Lorenzo Lena), ventiduenne, vive da solo a Venezia. Professore di prima nomina, ha una supplenza in una scuola media di un paesino del Veneto. Qui conosce Cecilia (Alba Mottura), con cui ha un rapporto solo fisico, poiché lei non vuole implicazioni sentimentali. In compenso, trova negli allievi quell’affetto che cerca. Tra di essi è Duilio (Marco Mestriner) quello che più spinge a stabilire con lui un rapporto di amicizia ed insiste perché venga a trovarlo a casa sua. In breve, Lorenzo diviene habitué della sua famiglia, conquistando la fiducia del padre (Paolo Garlato) mentre la matrigna (Marina Vlady) sin dall’inizio avverte qualche timore nel rapporto creatosi tra i due che, nel frattempo, è diventato veramente profondo. Sarà proprio lei ad insistere presso il marito affinché il maestro diradi le sue visite. E’ la malattia del nonno a riavvicinare Lorenzo a casa di Duilio. La presenza di Adalgisa (Elena Barbalich), la sorella che abitualmente vive a Milano, e con cui Lorenzo avrà un rapporto per certi versi intimo, provoca in Duilio una non celata gelosia. Lorenzo si allontana ancora una volta e ritorna da Cecilia, che gli annuncia il suo matrimonio. Quando muore il nonno, la famiglia di Duilio lo prega di andarli a trovare. Lorenzo trascorre la notte lì, imbarazzato per il forte trasporto che prova nei confronti del ragazzo. Quando riparte, tra i pianti di Duilio, sa non che non tornerà mai più. (Vincenzo Patanè su Culturagay.it)

“Centrato sul tema dell’innamoramento e sulla delicata descrizione delle fasi che lo preparano, questo terzo film del veneziano Gianni Da Campo (‘Pagine chiuse’, 1968 e ‘La ragazza di passaggio’, 1971) presentato all’ultima Mostra del Cinema, suggerisce anche, in parallelo, il significato di un desiderio quasi palpabile ed un po’ nostalgico-rurale per la incontaminata purezza e genuinità della tradizione contadina e per la trasparente sincerità ed affabilità dei rapporti personali. (…) L’equilibrio con cui il regista conduce la storia – anche per le parti d’ispezione biografico-didattiche come il tempo libero passato ad aiutare i ragazzi, la scena col preside – la misura ed il complessivo controllo stilistico da una parte premiano una lunghissima, tenace e sofferta preparazione – produzione; dall’altra tendono inesorabilmente ad un generale livellamento espressivo ed emotivo (di Lorenzo, in particolare ma anche, e perché?, di Marina Vlady/la matrigna). Una distanza, insomma un’oggettività, che sembra dettata dalla presupposta necessità di portare avanti il punto di vista astratto della drammaticità dei sentimenti come corrispettivo obbligatorio di un argomento spigoloso. E che non rende certo giustizia alle intenzioni della sceneggiatura.” (‘Segnocinema’)

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